Rilasciata un po’ in sordina il 22 Luglio, Fear City: New York VS The Mafia è una breve docuseries di 3 episodi sviluppata e diretta da Sam Hobkinson, un regista che è piuttosto focalizzato nello sviluppo di documentari e docuseries a giudicare dal CV.
L’obiettivo? Chiaramente quello di affrontare la storia della famigerata Mob newyorkese in maniera cronologica e dando un nuovo punto di vista alla narrazione.
IL PUNTO DI VISTA DELLA LEGGE
Ci si potrebbe giustamente domandare il perché di un altro prodotto basato sulla Mafia americana, non essendo né il primo né, molto probabilmente, l’ultimo. Infatti, da questo punto di vista, Fear City: New York VS The Mafia non aggiunge moltissimo in sé e per sé alla storia delle cinque famiglie (Gambino, Colombo, Bonanno, Lucchese e Genovese) che governavano New York (e anche l’America), ma la differenza principale con altri documentari è tutta nel taglio molto più investigativo dato al racconto.
Il focus si sposta direttamente in una narrazione cronologica degli eventi, partendo da interviste specifiche sia ad un paio di mafiosi pentiti che ai vari membri dell’FBI, per poi passare addirittura all’introduzione di Rudy Giuliani che, in qualche modo, rende il tutto ancora più autentico. L’evoluzione tecnologica e le tecniche di pedinamento riportate dai diretti interessati affascinano e permettono anche di capire il perché di certe affermazioni di Joe Cantamessa e colleghi, specie quando afferma di aver creato un legame particolare con il Genovese di turno dopo tutte le centinaia di ore passate ad ascoltarlo in silenzio. Ed è un qualcosa che non è mai stato raccontato così bene.
LE SCENE FINTE
È inutile negarlo: la riproposizione di scene realmente accadute con attori fantoccio è un espediente di cattivo gusto.
Ovviamente si può serenamente capire il perché di questa scelta (necessità di abbinare alla storia anche una nitida visione) ma l’effetto è ambiguo e dipende prettamente dal gusto e dall’interpretazione data dallo spettatore. I più puntigliosi, infatti, guarderanno al tutto con un certo disgusto sentendosi quasi presi in giro, altri invece apprezzeranno la cafonata visto che, alla fine, aiuta più che altro a farsi un’idea precisa di particolari situazioni. In più, come si diceva, ha anche un suo perché.
Un altro elemento che potrebbe disturbare la visione, ma che alla fine non intacca la qualità, è la location delle interviste ad alcuni membri dell’FBI. Se la tavola calda crea un effetto scenico che si potrebbe definire addirittura come “pregevole”, le interviste fatte in macchina (specie a Joe Cantamessa) hanno chiaramente un effetto molto kitsch. Lo stesso dei vari agenti che vengono rimessi davanti ai nastri con le registrazioni per riascoltarli. Ecco, quest’ultimo in particolare poteva essere evitato ma in qualche modo è così kitsch che si trasforma in qualcosa di originale, non brillantissimo ma comunque audace visto che queste scene vengono alternate a registrazioni audio e video originali enfatizzando ancora di più la differenza.
IL GROSSO ELEFANTE ROSA NELLA STANZA
Inutile girarci tanto attorno: si sta parlando di Trump.
Un po’ come già visto anche in un’altra docuserie molto recente (Jeffrey Epstein: Filthy Rich), Donald Trump è stato (ed è tutt’ora) al centro del potere e degli scandali negli ultimi decenni ma ne è sempre uscito piuttosto pulito. Eppure è impossibile non porsi certe domande sia guardandolo mentre interagisce con il suo amico Jeffrey Epstein o quando si afferma, molto velatamente per non inimicarsi nessuno, che la Mafia americana fosse pienamente inserita nella costruzione dei diversi grattacieli di Trump. Qualche domanda è più che lecita, oltre che spontanea.
Se c’è qualcosa in cui Fear City: New York VS The Mafia manca è il carattere. È infatti palese il desiderio di toccare l’argomento ma sembra quasi che sia venuto meno il coraggio di unire i puntini, vuoi nei confronti delle indagini che avrebbero dovuto portare a qualche risposta in più, vuoi nei confronti di un magnate che volente o nolente non può non rimanere infangato da questa situazione. Eppure si decide di soprassedere ad un’interessante lato della storia che avrebbe potuto invece dare un po’ più di risalto alla docuserie.
… THEM ALL!
Mob Rule 1×01 | |
The Godfather Tapes 1×02 | |
Judgment Day 1×03 |
Il risultato finale è sicuramente positivo, vuoi perché i tre episodi scorrono in maniera molto fluida, vuoi perché la prospettiva dell’FBI e delle intercettazioni è intrigante. Ci sono chiaramente alcuni difetti di fondo (le scene finte) e si manca clamorosamente l’occasione di raccontare qualcosa di effettivamente nuovo (Trump invischiato) ma è comunque una docuserie che permette di far luce sulla Mob americana in maniera chiara e diretta. Consigliata specialmente a chi non ne sapeva niente…
L’opening theme con “Hard Times” di Baby Huey & the Babysitters poi, basta e avanza per proseguire il binge-watching compulsivo.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.