“This is a love story.”
Le apparenze a volte sono tutto ciò che contano non solo in una relazione, ma in un qualsiasi tipo di rapporto (lavorativo o familiare). Questo precario equilibrio tra realtà e finzione che le persone cercano di costruire quasi fosse una patina velata per nascondere la verità, diventa magistralmente il tema centrale del ritorno di Fleabag, il prodotto di casa BBC Three creato da Phoebe Waller-Bridge (nel cui cast troviamo Olivia Colman, recente vincitrice di un Oscar).
La famiglia di Fleabag cerca di mantenere un’apparente sano equilibrio di pace semplicemente per far colpo sul giovanissimo prete che andrà a celebrare il matrimonio tra il padre e la matrigna proprio di Fleabag.
La struttura dell’episodio ricorda a suo modo un’altra serie inglese, Inside no. 9: le scene vengono circoscritte al solo tavolo del ristorante in cui, con il sapiente utilizzo della voce narrante della protagonista, lo spettatore viene messo a conoscenza di tutto ciò che ha coinvolto i personaggi in questi anni di assenza.
La chiusura della prima stagione, con la terribile rivelazione riguardo a quanto accaduto a Boo (“After what you did to Boo?“) aveva lasciato non solo lo spettatore inebetito (ed in procinto di rivalutare la cruda bontà del personaggio principale che episodio dopo episodio aveva imparato ad apprezzare ed amare nella sua imperfezione), ma anche Fleabag moralmente devastata. Tutti i protagonisti sembrano inizialmente aver superato le varie problematiche, ma è tutta apparenza e l’astio continua a serpeggiare e farsi strada, ogni tanto scaturendo da brevi ma stizzite frasi od occhiatacce.
La gestione della scena fa onore al prodotto: il 90% circa di girato si circoscrive al tavolo, come si diceva, e a fare da condimento ci sono puerili ed anestetizzanti discussioni prive di un vero sbocco. Sono dialoghi vuoti (così volutamente costruiti, chiaramente) e se ne ha la chiara percezione nell’esatto momento in cui il prete si assenta per una manciata di secondi dal tavolo e nessuno riesce a trovare le esatte parole per intavolare un dialogo che possa avere il benché minimo significato. I temi sono ridondanti (cameriera, vino, alcoolismo e vita del prete) e non si discostano minimamente con il passare del tempo. Solo il prete, esterno a questa cerchia famigliare fatta di odio represso e mal sopportazione, cerca di alimentare la fiamma del dialogo con domande sincere e ponderate. Senza risultato, ovviamente.
Una puntata, quindi, che si basa totalmente su austere riprese e ancor più striminziti dialoghi. Tanto basta per essere felici del ritorno in scena di Fleabag.
Come sempre, il finale di puntata regala il tanto atteso colpo di scena con la notizia relativa a Claire ed al suo essere incinta: la noncuranza con cui viene gestito da parte della donna il possibile aborto spontaneo colpisce non tanto per la freddezza, quanto più perché da come viene presentato pare quasi essere un qualcosa di già conosciuto, di già avvenuto o comunque un qualcosa con il quale la donna ha imparato a convivere. La sua rassegnazione viene circoscritta nella frase festante in cui, sotto lo sguardo pietrificato e allibito di Fleabag, Claire decide di risedersi al tavolo dei commensali ed iniziare a bere senza batter ciglio.
Insomma, Fleabag è tornato per continuare a stupire e colpire il proprio pubblico. E per ora ci sta riuscendo.
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Episode 6 1×06 | ND milioni – ND rating |
Episode 1 2×01 | 1.54 milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.