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Questa serie ha il grande merito di essere una delle poche che, pur
distaccandosi dai libri da cui prende vita, ne mantiene intatto lo spirito: leggendo le “Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”, entriamo in un mondo permeato da forze che conosciamo come il potere, il sangue, la perdita, la vittoria, l’onore ma anche da altre come magia, spiritualità, forze oscure o luminose che grazie prima a Martin e poi alla forza visiva delle immagini, rientrano sempre più in una realtà quasi concreta, tanto da farci chiedere se davvero i draghi siano mai esistiti. L’attenzione ai particolari, le dinamiche universali che vedono gli uomini battersi, amarsi, odiarsi, risultano vicine a noi, nonostante nulla di quanto raccontato sia accaduto veramente e questo è un pregio notevole.
distaccandosi dai libri da cui prende vita, ne mantiene intatto lo spirito: leggendo le “Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”, entriamo in un mondo permeato da forze che conosciamo come il potere, il sangue, la perdita, la vittoria, l’onore ma anche da altre come magia, spiritualità, forze oscure o luminose che grazie prima a Martin e poi alla forza visiva delle immagini, rientrano sempre più in una realtà quasi concreta, tanto da farci chiedere se davvero i draghi siano mai esistiti. L’attenzione ai particolari, le dinamiche universali che vedono gli uomini battersi, amarsi, odiarsi, risultano vicine a noi, nonostante nulla di quanto raccontato sia accaduto veramente e questo è un pregio notevole.
Con questa puntata, cominciamo ad entrare sempre di più nel vivo delle vicende, tutte importanti, anche quelle che ci sembrano solo brevemente accennate.
Siamo a Delta delle Acque dove si celebra il funerale di Lord Hoster: per la prima volta da diversi episodi, compresi alcuni della scorsa stagione, abbiamo il piacere di vedere un confronto che vede Robb Stark, Re del Nord, all’altezza del titolo.
Il dialogo con lo zio Edmure e Sir Brynden “Blackfish” Tully è lo specchio di quello che il ragazzo, ormai uomo, prova dentro di se: l’inutile vittoria contro uno dei Lannister e la fuga di Clegane, risvegliano sentimenti di paura e insicurezza verso una missione sempre più impegnativa, ma riportano a galla caratteristiche che Robb ha ereditato dal mai dimenticato Ned: risolutezza, forza e onore.
Il dialogo con lo zio Edmure e Sir Brynden “Blackfish” Tully è lo specchio di quello che il ragazzo, ormai uomo, prova dentro di se: l’inutile vittoria contro uno dei Lannister e la fuga di Clegane, risvegliano sentimenti di paura e insicurezza verso una missione sempre più impegnativa, ma riportano a galla caratteristiche che Robb ha ereditato dal mai dimenticato Ned: risolutezza, forza e onore.
È questo che distingue gli Stark dagli altri: non si scende a compromessi facili, l’integrità prima di tutto anche se ciò significa sacrificarsi personalmente. Ma come sappiamo, il gioco del Trono è crudele, spietato e il Re del Nord dovrà attingere al lato più oscuro della sua personalità da lupo per riuscire ad avere una vera possibilità, tanto più che al momento è in svantaggio strategico contro i suoi nemici.
Cat è messa a dura prova dalla perdita dei suoi figli, che ormai dà per certa, dalla morte di suo padre e capiamo le sue lacrime: anche qui è molto bello il dialogo che ha con lo zio e devo dire che ho davvero apprezzato l’interpretazione di un personaggio così importante come il Pesce Nero. Ironico e tagliente come appare anche nel libro, Sir Brynden è un uomo difficile, non tenero con il nipote interessato alla gloria, comprensivo ma fermo invece con Catelyn.
Arriviamo ad Approdo del Re e sediamo al concilio ristretto indetto da Tywin Primo Cavaliere, assistendo ad una scena che fa non delle parole ma della gestualità, il cavallo vincente. Lo spostamento della sedia che fa prima Cersei, avvicinandola al padre e quindi evidenziando il rapporto di privilegio che ha con lui e poi Tyrion, che la posiziona a capotavola, opposta al vecchio leone, mettendosi in una condizione di parità è un’intuizione degli autori lontana dagli scritti di Martin ma che trovo geniale: in un colpo d’occhio ci vengono descritti animi e umori dei presenti, i legami tra loro.
Tywin immenso come sempre, con il suo ego e orgoglio, ammonisce tutti per non aver ancora notizie di Jaimie e assegna a Tyrion una nuova responsabilità: mentre Lord Baelish andrà a conquistare cuore e scranno di Lysa Arryn a Nido dell’Aquila, lui diventerà il nuovo Maestro del Conio. Forte accelerata della storyline di Ditocorto rispetto ai libri e divertente scena in cui è protagonista il trio Tyrion-Bronn-Pod, Peter Dinklage ha il merito di regalare al proprio personaggio tantissime sfaccettature emotive: afflitto e sofferente in “Valar Morghulis”, scaltro, divertente, arguto in questo.
A Roccia del Drago, l’affascinante Sacerdotessa è in partenza per una missione: l’indiscutibile forza trasgressiva che Melisandre esercita su Stannis ci ricorda come l’uomo sia governato da sempre dagli stessi istinti e come questi rappresentino una debolezza quando vengono rigirati a piacimento, soprattutto se sono di natura sessuale. La copia cartacea del maggiore dei Baratheon è molto più integerrima di quella telefilmica: l’introduzione nella serie del rapporto carnale con la Donna Rossa, ci svela quanto in realtà, quest’uomo severo, dalla moralità granitica, non sia così dissimile dal resto degli uomini.
Occhi puntati su Arya Stark, che ormai riconosciuta grazie al Mastino, lascia la locanda e Frittella, insieme a Gendry e alla Fratellanza: gli autori hanno deciso di dare un pò di respiro alla piccola lady, regalandole un attimo di tenerezza e un panino a forma di meta-lupo, in attesa di momenti decisamente bui per lei.
Da coppia a coppia, giungiamo agli uomini di Bolton e a quella che è, secondo me, il duo uomo-donna meglio riuscito: Jaimie e Brienne sono prigionieri, i loro scambi e continui battibecchi, ci presentano l’inizio di un rapporto di rispetto, addirittura amicizia, che mai potevamo immaginare da due personalità così differenti. Siamo davanti ad una donna che non è mai scesa a patti con il destino della classica lady ma che è capace di amare fino a morire e di un uomo che ha sempre avuto tutto, denaro, potere, gloria, per quel nome così ingombrante da portare, che gli ha spesso salvato la vita ma che al tempo stesso lo unisce e divide dalla donna che ama.
Sicuramente molti lettori che hanno seguito questa puntata, hanno forse storto il naso per la velocità con cui si arriva al momento centrale di questa vicenda: la perdita della mano con cui “il miglior spadaccino dei Sette Regni” ha sempre affermato la sua forza agli occhi di tutti, è l’inizio di un nuovo cammino per lo Sterminatore di Re.
Io, da lettrice, sono d’accordo sia sul modo, sia sul tempo, in cui gli autori hanno inserito questo gesto: l’evoluzione di Jaimie Lannister sarà in funzione di quanto gli è accaduto, tardare questa scena sarebbe stato un rallentamento inutile di una story line che invece ha moltissimo da dire. E poi abbiamo finalmente avuto modo di ascoltare la vera “The Bear and the Maiden Fair”, tra l’altro anche in versione punk, come per dissacrare ancora di più quello che è invece un momento drammatico.
Ad Astapor, la nostra Daenerys si svela abile giocatrice, bellissima, determinata e sfrontata: nelle sue vene il sangue del drago sta bollendo, intreccia una ragnatela di fuoco attorno agli schiavisti, sa quello che deve fare e non permette nemmeno ai suoi consiglieri di dirle come agire. L’accenno da parte di Sir Barristan a Rhaegar è determinante nel modo di porsi di Dany e questa donna che vediamo splendente, è molto più convincente di quella che troviamo nei libri. Un potere tutto femminile, pronto ad esplodere.
Purtroppo tutto quello che accade nel profondo Nord è un pò penalizzato dal poco minutaggio: troppa fretta nella scelta di Mance di attaccare la Barriera, troppa fretta anche nel ritorno dei Guardiani da Craster ma bello il momento in cui Sam assiste al parto di Gilly. Spero che nelle prossime puntate si dia più spazio a quanto accade, soprattutto a Tarly; il suo personaggio potrebbe subire un cambiamento ma tutto sta nel saperlo ben dosare
Grande punto di domanda, ma che intriga e non poco, quello che sta succedendo a Theon Greyjoy: liberato dalle torture da un misterioso alleato, che lo salva nuovamente dagli uomini di Bolton, il ragazzo è davvero chi dice di essere?
“Winter is coming” gli dice, richiamando il motto di Casa Stark: quel giovane è un salvatore? Un vendicatore? O peggio?
Io ho una teoria, che svelerò un pò più in là, per il momento “noi non seminiamo” e stiamo attenti a tenere il passo pronto perchè, ricordiamolo, “tutti gli uomini devono morire”.
Io ho una teoria, che svelerò un pò più in là, per il momento “noi non seminiamo” e stiamo attenti a tenere il passo pronto perchè, ricordiamolo, “tutti gli uomini devono morire”.
PRO:
- Balckfish e il discorso di Re Robb
- Il “gesto della sedia” ed il concilio tutto
- Brienne-Jaimie e il taglio della mano
- Daenerys, regina di fuoco
- “The Bear and the Maiden Fair” da ascoltare e riascoltare!
CONTRO:
- Poco tempo dedicato alla storyline “beyond the wall”: i Bruti, Jon Snow e Sam Tarly, meritano di più!
Altra puntata ricca di storie, la maggior parte sapientamente orchestrate: difficilissimo il lavoro degli autori nel riuscire ad intrecciare tutti gli avvenimenti, personaggi vecchi e nuovi. Al momento sono all’altezza speriamo riescano a reggere la mole del racconto e che a farne le spese non siano le vicende più interessanti (vedi “la Barriera”).
Per ora tutto procede quasi perfettamente e “Game of Thrones” si conferma come serie più interessante degli ultimi anni.
Per ora tutto procede quasi perfettamente e “Game of Thrones” si conferma come serie più interessante degli ultimi anni.
VOTO EMMY
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.
Recensione perfetta, sono totalmente d'accordo con te!
😀