“There is only one god, and His name is Death. And there is only one thing we say to Death: ‘not today’.”
(Syrio Forel, S01E06)
Cosa passa per la testa degli uomini prima di una battaglia? Su cosa si concentra la mente di una persona gli attimi prima di affrontare la morte? Che siano sogni di gloria, rimpianti del passato o speranze per il futuro non è dato saperlo. Tutto ciò riguarda l’animo umano più profondo, ogni momento prima della fine è vissuto e custodito gelosamente perché lì, e solo lì, un uomo torna bambino mentre i ponti che ha costruito con l’esterno crollano e la maschera che ha indossato per tutta la vita cade a terra. Gli uomini più risoluti possono diventare così i più codardi, con il nemico di fronte anche il guerriero più temerario del mondo può lasciare cadere la propria arma per poi invocare il nome della propria madre nella speranza di ritornare fanciullo e nascondersi tra le braccia della persona che ama più al mondo. Il timore della morte può distruggere e stritolare qualsiasi speranza ed è per questo che i più valorosi degli uomini si fanno carico di prendere parola prima di una grande battaglia. Nell’immaginario collettivo c’è sempre quell’impavido guerriero, come Aragorn ne Il Signore Degli Anelli, che annienta le paure dei propri compagni tramite un discorso che invoca il coraggio e la volontà di spezzare il nemico, così facendo ogni uomo torna in sé e il bambino piagnucolone che prima si era lanciato verso la propria madre torna ad essere l’audace eroe di prima.
Purtroppo durante “The Long Night” il condottiero con cui tutti sognano di combattere non si è palesato e non c’è stato nessun discorso prima della grande guerra, per cui, ogni uomo, è rimasto oppresso dalle proprie paure ma ben sapendo di dover dare tutto se stesso durante la notte più lunga ed importante della propria vita. Nemmeno l’essere più spaventato del mondo sa di non potersi tirare indietro perché si tratta della più grande battaglia che l’essere umano affronterà mai dato che, in caso di sconfitta, la vita cesserebbe di esistere e la morte regnerebbe nei Sette Regni.
Ed è proprio con il personaggio che è stato fin dall’inizio di Game Of Thrones dipinto come il più inutile dei Guardiani Della Notte che si apre l’episodio odierno, con Samwell Tarly, l’erede della Collina del Corno, che si dirige verso la battaglia nonostante la paura lo stia erodendo dall’interno. Una scelta di David Benioff & D. B. Weiss, tornati per questa puntata in cabina di regia, che vuole mettere in guardia lo spettatore avvisandolo che ogni character in scena, schierato dalla parte dei vivi, combatterà fino alla morte nella flebile ed irrisoria speranza di distruggere la Morte stessa e difendere i propri cari. Nell’avanzata del giovane goffo e robusto guerriero tra le fila degli alleati ci sono poche parole, sguardi persi e Melisandre che appare così de botto, senza senso infondendo ai Dothraki il potere del Dio Rosso dando il via all’inizio della fine, con gli uomini dei Sette Regni che affrontano, faccia a faccia, finalmente, il tanto atteso Inverno annunciato già dal primissimo episodio della serie.
Ci sono flebili speranze di vittoria, anzi, non ce ne sono affatto. Come è possibile affrontare la Morte che cova così tanto odio verso gli esseri umani, che si rialza nonostante i numerosi colpi subiti e che se si accascia può risollevarsi e ritornare ad essere ancora più terribile di prima? Non è possibile, è una battaglia dispari e tutti lo sanno, ma cosa interessa ai Dothraki, giunti da così distanti, di morire proprio ora? Cosa interessa agli Immacolati vivere un giorno in più dopo l’ignobile esistenza che hanno passato? Temono così tanto la morte Ser. Jorah Mormont, Ser. Brienne di Tarth, Ser. Jaime Lannister e tutti gli altri dopo aver trascorso l’intera loro esistenza a combattere? No, alla fine nessuno di loro è così spaventato di morire e allora tutti questi eroi combattono nonostante non ci siano praticamente speranze di vittoria e fuori dalle mura rendono tutti loro onore all’intera umanità. Ma tutto questo, sciaguratamente, non basta e il Khalasar della Khaleesi, Edd l’Addolorato, Spettro (?) e molti altri coraggiosi guerrieri cadono prima della ritirata tra le mura di Grande Inverno. Un attimo di pace, grazie all’aiuto della Strega Rossa, mentre Jon e Daeneyrs in sella rispettivamente a Rhaegal e Drogon, sono alla ricerca del Night King il quale cavalca a sua volta Viserion. Una ricerca lunga, lunghissima che finalmente porta i suoi frutti nonostante il Re Della Notte riesca a metterli in difficoltà riuscendo a comandare le condizioni climatiche. I tre draghi iniziano a volteggiare insieme creando uno spettacolo che nei Sette Regni non si vedeva dalla Danza Dei Draghi, evento narrato da George R. R. Martin in Fuoco E Sangue, lo spin-off del Trono di Spade interamente dedicato alla storia Targaryen. Nel frattempo i non-morti non risparmiano i superstiti nascosti dentro Winterfell trucidando qualsiasi persona che non riesca a difendersi, come la giovane Lady Mormont che si rende protagonista di una scena tanto violenta quanto puerile, riuscendo ad uccidere, prima di perire, l’unico Gigante apparso, assurdamente, tra le schiere del Night King il quale per la battaglia si è probabilmente dimenticato a casa tutti i mammut e le bestie di cui si era impadronito distruggendo i Bruti nella scorsa stagione.
Nonostante questa dimenticanza, l’Inverno è semplicemente troppo per i coraggiosi guerrieri che non si sono ancora arresi al Re Della Notte, con in sottofondo le note de The Night King di Ramin Djawadi, lo splendido pezzo in piano che ha oppresso i cuori di tutti gli spettatori durante i momenti più ansiogeni del conflitto. Ma è soltanto dopo la morte estremamente commovente di Theon Greyjoy che l’umanità sfodera il colpo vincente: una pugnalata che viene direttamente dal passato che riporta tutti indietro agli inizio della storia, quando gli Stark stavano per andare in rovina ma l’Inverno era ancora molto distante. Arya, dal nulla, si lancia sul Night King, resistito alle fiamme di Drogon, resistito alla caduta da Viserion, resistito tutti questi anni in attesa del momento giusto per uccidere Il Corvo Con Tre Occhi, pugnalandolo con l’acciaio di Valyria, la stessa daga donatale da Bran, dando così i frutti alle ore passate con Syrio Forel, il suo “mastro di danza” che le ha insegnato, involontariamente, come mettere fine all’Inverno più pericoloso di sempre.
Un plauso a Benioff e Weiss per la risoluzione a suo modo geniale ed ironica: nessuno poteva uccidere il Re della Notte e Nessuno lo ha effettivamente ucciso.
Che cos’è, quindi, “The Long Night”? Il terzo episodio dell’ottava, ed ultima, stagione di Game of Thrones è tante cose.
Innanzitutto non si può che complimentarsi con tutti gli addetti ai lavori, dal cast ai truccatori, passando per i fonici fino agli schiavi per l’eccezionale lavoro svolto in questo episodio che è stato girato in ben 55 notti divenendo la battaglia più lunga della storia cinematografica. Il risultato finale è sicuramente ottimo, David Benioff & D. B. Weiss avrebbero potuto difficilmente fare meglio di così perché, anche per gli haters della serie, l’episodio dal punto di vista tecnico è stato uno spettacolo (tranne per la CGI durante i primi piani di Jon & Daeneys in volo), con una regia monumentale sui campi lunghi e una fotografia spettacolare che, dentro Winterfell, ha portato l’inferno sulla terra grazie ai giochi di luce tra fuoco e tenebre che hanno dato un senso di soffocamento durante gli scontri. Tra le fila dei morti, inoltre, va aggiungersi anche Ser Jorah che ha difeso Daenerys dopo che è stata incredibilmente disarcionata da Drogon dopo un’intensissima scena magistralmente resa dalla CGI. La morte del Vecchio Orso gonfia le fila dei protagonisti che hanno perso la vita in questa incredibile battaglia. Nonostante tutte le emozioni che hanno sciupato emotivamente lo spettatore, questo non può ritenersi soddisfatto in toto dato che certi personaggi hanno dato un contributo praticamente nullo all’episodio: come Bran, che non ha fatto altro che il cosplay di Undertaker prima di essere protagonista della scena strappalacrime con Theon; c’è della delusione anche per i ruoli quasi patetici di Aegon Targaryen (Jon Snow) e di Daenerys, i quali hanno sì combattuto e non si sono risparmiati ma non hanno fatto un gran ché se non resistere fino alla fine della battaglia.
In ogni caso chi ha seguito Game Of Thrones sin dalla prima stagione, in questo episodio ha trovato uno degli epiloghi più attesi di sempre e a trionfare sono stati, con la forza della disperazione, gli umani distruggendo la Morte e la paura che portava con sé. La fine del Night King non può far altro che forgiare i cuori di coloro che sono sopravvissuti alle loro paure, ai loro incubi e alla morte stessa, ma questi non possono ancora esultare e trovare la tanta agognata pace perché, nel sud, i Leoni sono pronti per combattere e una seconda guerra è già alle porte.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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A Knight Of The Seven Kingdoms 8×02 | 10.29 milioni – 4.4 rating |
The Long Night 8×03 | 12.02 milioni – 5.3 rating |
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Detto anche Calendario Umano, si aggira nel sottobosco dei prodotti televisivi e cinematografici per trovare le migliori serie e i migliori film da recensire. Papà del RecenUpdate e Genitore 2 dei RecenAwards, entra in tackle in pochi ma accurati show per sfogarsi e dire la propria quando nessuno ne sente il bisogno.
Io, personalmente, sono rimasto alquanto deluso dal finale dell’episodio. Arya che uccide il NK saltando fuori da chissà dove non mi ha convinto per niente. Seppur abbastanza banale sarebbe stato meglio il duello con John allora se, considerando anche che mancano ancora tre episodi e può ancora succedere di tutto, partiamo dal presupposto che dovevano per forza vincere i vivi.
Tuttavia, dato il livello di tragicità raggiunto dall’episodio, avrei preferito una vittoria dei morti. Nel complesso sceneggiatura non così coraggiosa come GOT ci ha abituato (Sansa e Tyrion patetici, quando ha tirato fuori la il pugnale speravo in un suicidio dovuto alla disperazione, e invece hanno continuato a giocare a nascondino con Varys…).
A livello tecnico invece nulla da dire.
Ci sono state diverse scelte discutibili all’interno dell’episodio, alcune le hai anche elencate tu stesso ed è chiarissimo che “The Long Night” è una puntata ben lungi dall’essere perfetta. In ogni caso gli sceneggiatori hanno dovuto gestire una mole mai vista prima di personaggi all’interno degli 82 minuti di visione e riuscire a trovare il ruolo perfetto per ognuno di questi sarebbe stato quanto mai utopistico. Si spera vivamente che chi è stato ininfluente in questo episodio (Jon, Daenerys, Sansa, Bran, ecc…) riuscirà a riscattarsi nei prossi tre capitoli finali, anche perché qualcosa dovrà pur succedere oltre la battaglia con Cersei.