“Love is a chemical reaction. Sometimes is bringing alone.”
Dimostrata la teoria della Relatività ristretta, è arrivato il momento, per il giovane Einstein, di dedicarsi alla teoria della Relatività generale, prossimo scoglio per la sua mente insaziabilmente curiosa.
Ovviamente, il percorso non è per nulla facile e gli ostacoli maggiori stavolta non sono quelli del precariato o del sentirsi schiacciati da un lavoro stressante e ripetitivo, ma più intimi, famigliari.
L’episodio in questione getta luce, infatti, più sulla vita privata che non sulle scoperte in sé, facendo così da calco alla puntata precedente che presentava più o meno gli stessi difetti e pregi.
Si può affermare che la piega che la serie sta prendendo da un paio di puntate sia sempre più tendente al lato soapish che non a quello storico vero e proprio.
In questo episodio poi, c’è un ulteriore salto temporale che riguarda la storyline di Eduard, figlio di Albert e Milena affetto da schizofrenia, che viene curato da un noto psicoanalista dell’epoca, un “certo” Carl Gustav Jung.
Come i coniugi Curie nell’episodio precedente, l’inserimento di un altro grande “genio” dell’epoca serve di rimando a sottolineare ancora di più gli aspetti cruciali della vita del Genio in questione. Il tormento del giovane Eduard nel non poter rivedere il padre, infatti, è lo stesso che prova lo psicoanalista svizzero nei confronti del suo mentore/padre Sigmund Freud.
La rappresentazione di Jung è solo l’ennesima di una carrellata di figure storiche che la puntata in questione mostra (da Marie Curie a Max Planck fino ad arrivare ad un inedito Kafka) che in certi casi servono alla trama, in altri fungono da mere comparse e non si capisce il loro inserimento all’interno della storia se non per una mera questione di fan service nei confronti del pubblico più colto e appassionato di storia.
Le continue apparizioni di personaggi storici, infatti, appaiono forse troppo forzate e patinate (non che il vero Einstein non abbia avuto occasione di parlare con tutte queste persone ma la casualità con cui compaiono di frequente nella serie è troppo esagerata) tanto da far perdere di vista il vero obiettivo della serie.
Più che il biopic di Einstein, infatti, la serie diventa così l’affresco di tutto il primo Novecento (o peggio, una soap opera con camei importanti ma inutili). Il tutto avrebbe senso se dalla prossima stagione (qualora venisse riconfermata la serie) questi personaggi assumessero poi il ruolo di protagonisti (ed essendo questa una seria antologica ci starebbe), ma qui finora sono solo delle illustre comparse e basta.
Passano in secondo piano invece, le spiegazioni scientifiche che vengono risolte sbrigativamente e con scene parecchio stucchevoli da Attimo Fuggente che rendono ancora più inutile il tutto.
Gli elementi della serie, uguali a quelli chimici, come spiegato da Madame Curie, se non si trovano in sintonia rischiano di esplodere. Così è in questa puntata di Genius dove vengono prediletti alcuni elementi a discapito di altri ma in maniera discontinua e, peggio ancora, banale e ripetitiva.
In tutto questo si salva giusto una scena in ascensore che ha il merito di mostrare un ulteriore aspetto umano di Einstein (la sua claustrofobia) e di essere un buon aggancio per l’ennesima spiegazione scientifica che risulta comprensibile anche per il pubblico che non ha una laurea in fisica, mentre il cliffhanger finale offre la speranza che ci si ricolleghi alla stroyline iniziale e che ritorni presto Jeffrey Rush e la sua storyline lasciata brutalmente in sospeso.
Rimane poi un’accurata ricostruzione storica di un’epoca che fa sì che la puntata si meriti un Save finale.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Chapter Four 1×04 | 0.9 milioni – 0.1 rating |
Chapter Five 1×05 | 0.9 milioni – 0.1 rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!