Se sul piano militare la vittoria di re Henry sul pretendente al trono Perkin Warbeck (sempre più chiaramente il vero principe Richard sopravvissuto alla prigionia nella Torre e all’irruzione dei soldati Tudor nella residenza dei Woodville nel pilot) rappresenta un vero trionfo per il fronte dei Tudor, è anche vero che l’arrivo a corte dell’illustre prigioniero riesce piuttosto rapidamente a creare più problemi di quanti ne risolva. E, purtroppo, quando si parla di problemi non ci si riferisce solo a quelli interni alla narrazione, ma anche a quelli esterni, legati alla gestione di personaggi e situazioni che finiscono per cozzare con quanto The White Princessha costruito sinora.
Si prenda, per cominciare, il personaggio di re Henry. Rispetto al giovane monarca inesperto, altezzoso e facile all’ira, ha fatto passi da gigante e lo dimostra il fatto che invece di mettere a morte il pretendente al trono appena catturato, come insiste invece la regina madre, decida di risparmiarlo: una scelta politicamente molto saggia, perché uccidere chi dice di essere il legittimo re lo renderebbe un martire e farebbe apparire ancora di più il Tudor un usurpatore, mentre lasciandolo in vita potrebbe umiliarlo agli occhi del mondo e spingerlo ad abbandonare la propria pretesa al trono, facendogli perdere il supporto di quanti ancora lo supportano. Nel tentare a tutti i costi di vessare lo sconfitto, Henry finisce però per cedere alla collera e rendersi protagonista di scene patetiche e di azioni infantili che distruggono nel giro di meno di un’ora, non solo la sua dignità di re davanti alla corte, ma soprattutto quell’immagine nel complesso positiva che aveva creato agli occhi dello spettatore, nell’arco delle sei puntate precedenti: basti pensare alla battuta di caccia, in cui perde le staffe come un ragazzino e rimedia una figura barbina perdendo pure la corona, ma soprattutto al modo in cui si comporta con Cathy Gordon, flirtando con lei allo scopo di incrinare il suo rapporto col marito e di conseguenza privare il pretendente al trono dell’appoggio della Scozia.
Non ci sarebbe nulla di strano se a cercare la compagnia di un’altra donna o a cornificare il proprio rivale per umiliarlo ancora di più ci fosse un altro re; ma in “Two Kings” a comportarsi in questo modo è Henry, che negli ultimi episodi era stato rappresentato come un personaggio innamoratissimo della moglie e di conseguenza incapace di tradirla o anche solo di fare qualcosa che possa ferirla. Riesce difficile credere che sedurre la moglie di Richard (e magari finirci pure a letto, perché la situazione è resa in maniera così ambigua che potrebbe essere successo di tutto e niente la notte in cui Lizzie trova il letto del marito vuoto) sia l’unica strada percorribile, e se anche fosse ci si sarebbe aspettato un atteggiamento diverso da Henry, delle esitazioni magari o un tentativo di discuterne con Lizzie, invece di atteggiarsi a dongiovanni incurante dei sentimenti altrui. In questo senso il comportamento della bionda regina, per quanto a tratti esagerato (soprattutto nella scena del vaso da notte con Catherine Gordon), è la naturale e credibile reazione a quello del marito ed è difficile darle torto.
Ciliegina sulla torta è sicuramente la scenata al banchetto, quando Henry ridicolmente accusa Perkin di avergli avvelenato gli abiti (sic!), e ciò che rimaneva della dignità del re evapora davanti agli occhi dei cortigiani; segue, per quei pochi spettatori che magari credevano che Henry avesse già toccato il fondo, pestaggio del presunto avvelenatore totalmente indifeso e incapace di difendersi.
Margaret: “It is hard, I know. But the world in which we move, we cannot see an infant as he is, but as he will become. Like God, we must see Alpha ad Omega. The beginning and the end.”
Rimanendo in tema di incoerenza, anche Maggie non scherza. Per quanto faccia piacere vedere che un personaggio che finora era stato buono solo a frignare e lagnarsi per la sorte del fratello cerchi di assumere un ruolo più attivo, la trasformazione nel giro di poche scene da timida pecorella a novella cospiratrice che intende aiutare Richard a rovesciare i Tudor facendo combutta con la zia omonima, appena arrivata dalla Borgogna, è un cambiamento troppo repentino e peraltro ingiustificato, visto che al momento gli York non hanno la minima possibilità di riuscire a realizzare un simile colpo di Stato e anzi è più probabile che il complotto si concluda in un fallimento che renda ancora più dura la loro condizione.
Chi rimane coerente con se stessa è invece la regina madre, Margaret, che continua ad anteporre il bene del regno e del figlio a qualsiasi cosa e dopo aver reso possibile la cattura di Richard/Perkin (che consiglia pure di mettere a morte, rimanendo purtroppo inascoltata dal figlio), ottiene un ulteriore successo portando a corte, con l’inganno, sua moglie e il loro figlioletto neonato, un bambino in fasce che tuttavia rappresenta l’ennesima, potenziale futura minaccia al trono dei Tudor. Forse la parte migliore dell’episodio è il suo dialogo con la nuora Lizzie, nel quale per la prima volta è citato esplicitamente ciò che al di là delle reciproche antipatie e ostilità le ha sempre accomunate: la necessità di essere forti per l’uomo che entrambe amano (l’una come figlio, l’altra come moglie).
In conclusione, qualche parola su Richard/Perkin Warbeck. Il personaggio ha sofferto indubbiamente nella propria caratterizzazione il fatto di essere comparso sulla scena relativamente tardi, nella seconda metà della stagione, a differenza dei vari Henry, Lizzie, Elizabeth, Margaret, Jasper sui quali si è potuto lavorare fin dal pilot. “Two Kings” gli concede sicuramente più spazio di tutti gli episodi passati, facendolo anche interagire non poco con una Lizzie che oscilla continuamente tra la convinzione che sia un impostore e la certezza che sia il suo vero fratello, ma il risultato di questa operazione è il ritratto di un principe perfetto, così buono da perdonare i suoi aguzzini, così ingenuo da proporre ad Henry di cedergli pacificamente la corona senza fargli del re, così idealista da rifiutare di rinunciare alla propria pretesa al trono nonostante gli venga offerta dalla sorella una via di fuga dalla sua prigionia e la possibilità di una vita in campagna con la moglie e il figlio: troppo “estremo” per sembrare credibile in una serie televisiva dove ogni personaggio è sempre stato tratteggiato in chiaroscuro, con le sue contraddizioni e le sue incertezze. Un personaggio da tragedia greca o da agiografia medievale, ecco, e alla luce del finale di episodio l’esecuzione/martirio sembra il destino più probabile per lui.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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English Blood on English Soil 1×06 | 0.8 milioni – 0.2 rating |
Two Kings 1×07 | 0.72 milioni – 0.2 rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.