Hans Albert: “His brain… you want to what, slice it up and gaze at it under a microscope?”
Dr. Harvey: “What is the alternative? Cast it into a furnace? Before us is your father’s last great gift to the world.”
Hans Albert: “Do what you will with the brain. But if you think you can comprehend who my father was or why he was so brilliant by looking at his brain under a microscope, you are sorely mistaken. It is just a thing. That, that is not the man.”
“I won’t make weapons, Elsa!” aveva affermato senza esitazioni Einstein in “Chapter Seven“, quando si era in piena prima guerra mondiale e Fritz Haber metteva a punto il gas cloro; paradossalmente, il più famoso fisico della storia fu poi il “padre” di un’arma ancora più potente e devastante dei gas tossici, ovvero la bomba atomica. Gli ultimi due episodi di Genius si dedicano, almeno in parte, proprio alla storia della sua creazione e della successiva contestazione, anche se il focus continua a rimanere sulla vita privata del genio, tra lutti, nuove relazioni e riappacificazioni. Il grande problema è che questa narrazione, per riuscire a coprire in sole due ore ben vent’anni di storia tra i più ricchi di eventi (l’ascesa di Hitler in Germania, la seconda guerra mondiale, l’inizio della Guerra Fredda, il maccartismo), ricorre ampiamente a imponenti ellissi narrative e a salti temporali che fanno passare interi anni nel breve attimo del cambio da una scena all’altra, col rischio di disorientare spesso e volentieri lo spettatore.
“Chapter Nine”, in particolare, è minato dalla leggerezza e dalla superficialità con cui sono trattati gli eventi legati alla seconda guerra mondiale e all’immediato anteguerra. Nei passati episodi, lo show prodotto da Ron Howard ha dedicato intere sottotrame (spesso troppo slegate da quella principale e labilmente legate ad essa) a personaggi come Wilhelm Röntgen, Philipp von Lenard, i coniugi Curie e Fritz Haber; alla luce di ciò è naturale chiedersi perché una vicenda fondamentale come quella del progetto Manhattan, sicuramente molto più importante e interessante della banale diatriba sui raggi X, per fare un esempio, sia stata trattata così sbrigativamente, con fugaci accenni e la totale assenza dei suoi protagonisti (Enrico Fermi non è nemmeno menzionato e Robert Oppenheimer è ridotto a semplice comparsa al compleanno di Einstein all’inizio di “Chapter Ten”).
È vero che Einstein al progetto non partecipò attivamente, pur essendone in un certo senso il padre, in quanto autore, insieme a Leó Szilárd, della famosa lettera che convinse il presidente Roosevelt a impegnarsi nella costruzione di un ordigno atomico; ma questo non giustifica la scelta di non dedicargli nemmeno un paio di scene, tanto più se si considera che del programma atomico tedesco, invece, si parla non poco. Protagonista di queste ultime sequenze è Werner Karl Heisenberg, lo scopritore di quel principio di indeterminazione che Albert si diverte tanto a discutere a Niels Bohr: un Heisenberg che si cerca di “nobilitare”, facendo leva sui suoi scrupoli morali fino a insinuare che abbia volutamente rallentato le ricerche tedesche per impedire a Hitler di mettere le mani su una bomba atomica.
Va meglio, invece, con la narrazione del primo periodo post-bellico, dominato dalla cosiddetta paura rossa e dal maccartismo: al di là degli accenni alla sorte dei coniugi Rosenberg e all’espulsione dagli USA di David Bohm, ancora una volta sotto i riflettori c’è la sorte di Einstein, preso ancora una volta di mira dal direttore dell’FBI John Edgar Hoover. Lo spettatore assiste così all’inevitabile declino presso l’opinione pubblica del fisico tedesco, che da eroe nazionale sulla copertina del Time si trasforma in un pericoloso sovversivo che non può essere deportato o condannato per mancanza di prove concrete ma può essere comunque umiliato, screditato, fatto oggetto di attacchi pubblici, così come succedeva trent’anni prima, in Germania, quando era accusato di infangare la “pura scienza prussiana” con la propria “scienza ebrea”.
“Love hinders death. Love is life. Everything, everything I understand, I understand only because I love. Everything is, everything exists only because I love.”
La guerra non rappresenta, tuttavia, l’unico argomento di “Chapter Nine”, così come le persecuzioni dell’FBI contro Einstein e altri fisici dissidenti non rappresentano l’unico argomento del successivo “Chapter Ten”. C’è anche la vita privata dell’uomo dietro il genio, pieno di ombre e di difetti, quasi a voler controbilanciare la sua incredibile intelligenza. In particolare spiccano due momenti particolarmente toccanti: il primo è la morte di Elsa, la donna tanto amata (seppur in una maniera sui generis, ma stiamo parlando dell’uomo che considerava innaturale la monogamia), accanto alla quale Albert rimane fino alla fine, leggendole passi di Guerra e Pace di Lev Tolstoj; il secondo è l’attesa riappacificazione con Hans Albert, ampiamente preceduta da flashback che mostrando l’avversione di Einstein per la decisione del figlio di intraprendere la carriera da ingegnere, aggiungono un ulteriore tassello al difficile rapporto tra i due.
Accanto a queste due vicende fondamentali per il vecchio Einstein, non si può non citare la relazione con Margarita Konenkova, moglie dello scultore russo Sergej Konenkov, intrapresa dopo la morte di Elsa: ancora una volta Albert sembra sinceramente innamorato, nuovamente felice dopo anni di vedovanza, ma la relazione è destinata a interrompersi quando la donna, che è in realtà una spia sovietica incaricata di recuperare informazioni sulla bomba atomica, deve ritornare a Mosca; purtroppo, la rapidità con cui procede la narrazione fa danni anche in questo caso e la storia d’amore tra i due si dipana troppo velocemente nell’arco di poche scene, non riuscendo così ad avere la stessa forza emotiva che trasmettevano i rapporti con Mileva (anche lei destinata a morire nell’ultimo episodio) e con Elsa.
Più virante sul versante comico, invece, è l’interazione con la giovane Alice, posta verso la fine del decimo episodio a mo’ di ultimo confronto tra il vecchio scienziato ormai alla fine della propria esistenza e la nuova generazione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Chapter Eight 1×08 | 1.05 milioni – 0.16 rating |
Chapter Nine 1×09 | 1.04 milioni – 0.12 rating |
Chapter Ten 1×10 | 1.04 milioni – 0.12 rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.