“I’m not a Doctor, I am The Doctor. The original, you might say.”
Quando il Dottore di Jon Pertwee si rigenera nella celebre incarnazione interpretata da Tom Baker, nel suo primo serial (“Robot”), il Dottore dice al dottor Sullivan che lui “may be a Doctor, but I’m The Doctor”. Allo stesso modo, in “The Five Doctors”, il primo dirà “I am the Doctor, the original one, you might say”.
Esattamente come la commistione di queste frasi, la decima stagione giunge a conclusione legittimando alla perfezione gli innumerevoli richiami alla serie classica che, più di altre volte, sono stati presentati. Questo finale in particolar modo sembra sottoscrivere e confermarne la tendenza, grazie a numerosissime citazioni: da Missy che ricorda che il Dottore una volta è morto cadendo (la fine del Quarto), a tutti pianeti citati dal Dottore in cui ha sconfitto i Cybermen.
Steven Moffat pone così non un punto alla sua avventura di showrunner, bensì un punto e virgola, lasciando gli spettatori vittime di un’attesa straziante, presentando forse quello che è il maggior cliffhanger mai visto finora nella storia dello show. L’apparizione finale di David Bradley nei panni del Dottore di William Hartnell (che lo stesso Bradley aveva interpretato nel commovente film “An Adventure In Space And Time”) potrebbe non essere il classico incontro tra Dottori in salsa nostalgica. Si potrebbe facilmente pensare che il buon Steven, nell’atto di lasciare il timone, voglia chiudere il cerchio non dei suoi 7 anni di gestione, ma forse dei precedenti 54, proponendo un incontro che nella nuova serie non era mai stato neanche concepito. Un avventura con due Dottori quindi potrebbe non essere così scontata per un motivo particolare, riscontrabile proprio nel micidiale cliffhanger cui si è accennato: questa volta la rigenerazione è iniziata nel precedente episodio, tramite un flashforward, ci si è girati intorno durante tutto “The Doctor Falls”, mostrando più di una volta colpi da parte dei Cybermen, tutti discretamente letali, fino ad arrivare al finale in cui il Dottore è in piena “crisi rigenerativa”, arrivando per la prima volta a rifiutarla decisamente. Facile quindi pensare ad un episodio natalizio che possa svolgersi durante la rigenerazione stessa, un enorme trip, con il primo Dottore a fare da fantasma dei natali passati.
“I loved being you.”
A proposito di frasi riprese e citazioni varie, questa volta Moffat regala addirittura la ripresa di una battuta di un suo mini-episodio. In “Time Crash”, infatti, il Dottore di David Tennant diceva al suocero Dottore di Peter Davison esattamente la frase sopra citata.
Ma non sono solo citazioni e strizzate d’occhio che regala Moffat. Nella gestione dei Master, una delle situazioni più attese della stagione viste le anticipazioni trapelate, vi è tutta la croce e la delizia della scrittura dello showrunner scozzese. I confronti tra i due sono da applausi a scena aperta, con John Simm che è ancora così meravigliosamente calato nella parte da rendere la sempre eccezionale Michelle Gomez quasi una spalla. Quando i due parlano all’interno di una stanza, quando decidono di fuggire grazie al circuito di smaterializzazione che Missy ricordava (grazie a lei stessa) di dover portare sempre con sé (forse una risposta su come possa essere fuggita da Skaro nella 9×02) è possibile osservare echi di pietre miliari della serie, come il confronto tra i tre Dottori in “The Day Of The Doctor“. Il monologo di Capaldi, diretto al Master di Simm, rappresenta una delle sequenze più alte in cui è possibile assistere ad un vero e proprio “dialogo in tre”. Il Dottore si rivolge alla più “immatura” delle due incarnazioni, sperando di ottenere anche lì quel barlume di redenzione che ha fatto da filo conduttore nella seconda metà di stagione.
Valore aggiunto, quindi, la presenza di due incarnazioni dello stesso villain, tanto valore aggiunto che si potrebbe gridare all’occasione sprecata.
Considerazione ingiusta? Arrivati a tirare le fila, non solo di una stagione, ma di un’epoca della serie, l’elemento “verticale” dovrebbe essere ridotto all’osso, magari cercando anche di regalare soddisfazione agli spettatori. La nuova generazione televisiva vuole che i conti tornino, vuole che vi sia coerenza narrativa e vuole soprattutto avere tutto sotto controllo. La serie classica presentava Doctor Who come una narrazione ciclica in cui era importante solo il tempo presente, ciò in cui bisognava focalizzarsi era l’avventura del momento. Vi erano sì personaggi ricorrenti e ritorni, ma l’importante era intrattenere il fan, non dargli materiale per arrovellarsi il cervello (notare i buchi di trama nella serie classica oggi fa male al fegato).
Tutto questo per dire: una delle due rigenerazioni del Master poteva essere mostrata. Per quanto riguarda Simm, vederlo allontanarsi, ferito a morte, con la risata che aveva fatto da leitmotiv in “The End Of Time” è doloroso, semplicemente perché erano state create delle aspettative nel momento in cui si è scelto di anticipare al pubblico la sua presenza. Ma soprattutto la venuta della nuova incarnazione del Master è un filo sottile che collega le tre stagioni trascorse. Aspettative sulle origini di Missy sono aumentate di episodio in episodio.
Uccidere del tutto Missy, invece, potrebbe essere stato il passo più lungo della gamba che ha compiuto Moffat, eliminando del tutto un personaggio storico che futuri sceneggiatori avrebbero potuto recuperare e reinserire all’interno dello show. Certo, chi conosce The Master sa che vederlo morire spesso non basta (non solo nella serie classica, anche alla fine della terza stagione sembra essere stato fatto fuori del tutto). Quindi non si deve assolutamente escludere di poterlo rivedere (tra l’altro Missy non conferma affatto di essere la rigenerazione successiva di Simm). Due aspetti tuttavia portano a una conferma che non si avrà una risoluzione rapida di tale questione, a meno di clamorosi deux ex-machina. Intanto la reciproca uccisione dei Master avviene senza Dottore, il quale è totalmente inconsapevole del fato del suo nemico/amico, quasi come se ci si fosse voluti distaccare dal protagonista così che lo spettatore potesse salutare degnamente uno dei personaggi storici della serie. Poi, considerando che Michelle Gomez, a quanto si sa, dopo questa stagione lascerà lo show, risulta ovvio pensare che una futura apparizione del Master avrà lo stesso sapore di quella clamorosa di Missy nell’ottava stagione, senza garantire al pubblico punti di contatto. Giusto così, coerente con quello che è sempre stata la serie, terribilmente frustrante per gli appassionati.
“No, don’t cry. While there’s life there’s…”/”Where there’s a tear, there’s hope.”
Croce e delizia il confronto tra i due Master, croce e delizia il trattamento di Bill.
Ciò che funziona veramente bene in “The Doctor Falls” è l’impatto drammatico. Senza il lirismo tipico dell’epoca di Tennant e di Smith, il Dottore di Capaldi si trova a fronteggiare una situazione assolutamente senza speranza, con la sua companion trasformata in Cyberman. Lo spirito di sacrificio e la missione interiore del protagonista vengono ampiamente dimostrate, sì da alcune strazianti battute (come quelle dirette al Master di Simm, precedentemente citate), ma soprattutto dai fatti.
Tale impianto drammatico viene alimentato magnificamente da una Pearl Mackie crudelmente mostrata grazie ad un perception filter di Bill che non riesce a non vedersi come era. Il pianto finale in un campo di battaglia, di fronte al cadavere del Dottore, pone la ciliegina sulla torta alla partecipazione della giovane attrice in questa sola decima stagione. La sua sorte, così legata ad un deus ex machina, è stata ben gestita, per un semplice motivo: il salvataggio finale (a Bill, ma anche al Dottore) non avviene a casaccio e per pura fortuna. Avviene chiudendo un cerchio aperto con la 10×01. Già la 10×11 si chiudeva con una lacrima, elemento rivelatosi decisivo. Il Pilot mette così a posto le cose, donando alla decima stagione una sua unità. Persino il Dottore, apparentemente morto del tutto, venendo “riavviato” dalla lacrima di Bill, non subisce una scelta di trama estemporanea. Era infatti stato messo a fuoco, in “Extremis“, di quanto ci volesse perché un Time Lord morisse del tutto. Chissà che questa non possa essere una via anche per Missy.
La “croce” però di tutta questa gestione va vista nella riproposizione “a specchio” di quanto accaduto a Clara. Così come il Dottore, dimenticandola, ripete gli stessi errori, sembra che anche gli sceneggiatori stessi l’abbiano dimenticata. Per la seconda volta consecutiva una companion, non più strettamente umana, si trova a viaggiare con un’altra creatura, in entrambi i casi con il Dottore inconsapevole di ciò. A lungo andare il fato di Bill è stato contemporaneamente più crudele (morte improvvisa e fortuita, contro quella “cercata” da Clara) ma anche più felice (non ha un appuntamento fisso con il corvo come Clara). Tuttavia viene da chiedersi se Jenna Coleman, abbandonando la serie, non avesse scombinato dei piani di Moffat che, dopo averla presentata dentro un Dalek, pensava di salutarla dentro un Cyberman. Ma queste sono solo speculazioni dovute proprio a questa successione di eventi molto molto simili.
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Non merita il Bless quest’episodio anche perché, malgrado dialoghi di altissima fattura, il fan viene tradito malamente dalla beffa della morte di Missy e dalla mancata chiarezza sulla rigenerazione del Master di Simm.
Non è neanche il caso di benedire il parziale happy ending riservato ad una companion, per la seconda volta consecutiva, malgrado una chiusura del cerchio con l’inizio della decima stagione e le ultime battute di Bill, perfettamente recitate.
Per non parlare poi della chiusura di episodio che lascia lo spettatore in sospeso per diversi mesi, aspettando più che mai il prossimo Natale, caricandosi così di aspettative.
No, decisamente non è un finale da Bless.
World Enough And Time 10×11 | 3.37 milioni – ND rating |
The Doctor Falls 10×12 | 3.75 milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.