Settimana della Carriera al McKinley! Il diploma si avvicina sempre di più e per alcuni ragazzi delle New Direction è ora di pensare al futuro sulle note di Billy Joel. Ebbene sì, ennesima puntata tributo, ma stavolta non è totalmente campata per aria, anzi, le canzoni scelte s’inseriscono piacevolmente nella trama come dovrebbe accadere nei migliori musical.
E dove può portare il futuro se non nella sfavillante Big
Apple? Se l’azione della scorsa puntata si era svolta quasi totalmente a Lima, stavolta gran parte della storia è ambientata a New York: la città degli artisti tormentati, in cui ogni sogno può diventare realtà. Altro titolo dell’episodio avrebbe potuto essere “Le mirabolanti avventure dei Blam a New York”: la nostra bromance preferita esplora insieme la Big City per fare “prove di carriera”. Blaine ripercorre le orme di Rachel e Kurt tentando la temutissima audizione alla Nyada, mentre Sam è deciso a realizzare il suo sogno d’infanzia: diventare un modello. Da subito si nota una netta differenza nell’atteggiamento dei due ragazzi: Sam è molto convinto della sua decisione, consapevole del duro mondo in cui si andrà a inserire, mentre Blaine è molto titubante: teme di fallire nella grande audizione della vita e cerca altre possibili via d’uscita, considerando scelte più classiche come la facoltà di medicina. Poteva forse succedere che un membro del Glee Club abbandonasse la carriera artistica in favore di un percorso di vita più “normale” e realistico? Ovviamente no! Nel magico mondo di Glee, nonostante le difficoltà, prima o poi tutti i desideri diventano realtà, così Blaine, dopo un’incoraggiante chiacchierata con Kurt e un’esibizione al bar, decide di farsi coraggio e affrontare le sue paure. Non va altrettanto bene a Sam: il suo primo colloquio con l’agenzia di modelli Bitchette, la cui titolare è la bellissima e terrificante Tyra Banks, gli offre una prospettiva tutt’altro che rosea: poca fama, pochi soldi e tanta fatica. Infatti, fin da subito gli viene imposto di perdere almeno 5 kg prima di poter posare per un book serio. A tirarlo su di morale ci pensa la gang di New York e in particolare Rachel, che si è inspiegabilmente trasformata nella sua fata madrina, aiutandolo in tutto il suo breve soggiorno newyorchese. E fin qui niente di strano, dovrebbe essere normale cortesia tra amici, eppure quei duetti coccolosi e quegli scambi di sguardi languidi non ci convincono: spero vivamente che i loro rapporti si chiudano qui, perchè un qualunque legame che vada oltre l’amicizia non avrebbe alcun senso.
A proposito di rapporti poco sensati, a Lima va ancora in onda la faida Jake-Marley, in cui si reinserisce, per l’ennesima volta, uno speranzoso Ryder. Marley accetta di uscirci (comprensibilmente) solo per infastidire Jake, ma questo triangolo visto e rivisto ha già ampiamente stancato: sarebbe molto meglio se gli autori si decidessero a dare una partner decente al povero Ryder, che si merita di più che essere usato come rimpiazzo.
Un po’inaspettato, ma decisamente adorabile è stato l’interessamento di Artie per il futuro di Becky. Anche Becky è nelle fila dei diplomandi del McKinley, ma Sue, dopo l’episodio della sparatoria, è decisa a proteggerla dal mondo esterno, tenendola il più vicino possibile. Per quanto si possa apprezzare l’intento protettivo di Sue, è giusto che Becky abbia una sua possibilità di scelta sul suo futuro e così Artie, infischiandosene delle minacce di Sue, si prodiga nel convincere Becky a visitare l’università di Cincinnati che vanta il migliore programma per studenti affetti dalla Sindrome di Down.
Un buon consigliere servirebbe anche a Jake, il cui atteggiamento è ormai insopportabile: non solo si è comportato malissimo, ma si sta anche convincendo di essere nel giusto. AAA cercasi rinsavimento.
- Blam a New York.
- Le canzoni di Billy Joel.
- L’aiuto di Artie a Becky.
- L’atteggiamento di Jake.
- L’ennesimo tentativo di propinarci il triangolo Jake-Marley-Ryder.
Puntata piacevole e scorrevole, senza grossi sviluppi della trama orizzontale, ma senza improvvisate assurde.
VOTO EMMY
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.