Da spettatori esterni non è facile capire il segreto di Glee, capire come mai questo telefilm, sia così caro a tante persone. Il 90% dei non amanti del genere musical, se capitassero su una puntata di Glee facendo zapping, proseguirebbero per il canale successivo, snobbando immediatamente lo show. Infatti, Glee apparentemente può sembrare l’ennesimo telefilm sugli high school
drama, con il classico scontro tra cliques e con l’aggiunta di musiche che potrebbero essere definite commerciali. Ma chi è andato oltre ad una visione superficiale, sa benissimo che Glee è molto più di tutto ciò. Glee è lo show che ha rivoluzionato il modo di pensare di tanti adolescenti: nerd, sportivi, popolari, gay o etero. Ragazzi che si sono identificati nei personaggi e nelle tematiche della serie e che hanno capito che diverso, non fa rima con strambo, ma con speciale. Glee è lo show che si è occupato di stupide faide tra ragazzi, ma che ha prodotto episodio eccezionali come “Shooting Star” su temi molto delicati da trattare.
Uno dei punti cardine di Glee è la lotta contro il bullismo, fenomeno tristemente in espansione tra i ragazzi. In particolare gli autori hanno da sempre avuto un occhio di riguardo verso i giovani omosessuali, discriminati e maltrattati a causa delle loro preferenze sessuali. Gran parte delle prime stagioni si sono basate sulla lunga ed estenuante lotta contro Karowski e i suoi scagnozzi della squadra di football, abituati a minacciare e a bullizzare Kurt, colpevole solo di voler essere se stesso. Certo, Karowski picchiava Kurt come metodo di “ipercompensazione”, per nascondere il suo segreto. Certo, era il liceo; Karowski e la sua gang hanno avuto modo di crescere e maturare. Certo, era un piccolo paese dell’Ohio, la cui mentalità difficilmente poteva essere molto aperta. Sono spiegazioni patetiche che non bastano certo a giustificare una violenza fisica e mentale gratuita che lascia comunque allibiti.
Il liceo è finito, il bullismo purtroppo no; i ragazzi si sono trasferiti a New York, ma il bullismo li ha seguiti e con modalità ancora più raccappriccianti. Infatti, non ci troviamo più nei corridoi di un liceo di una sperduta cittadina dell’Ohio, ma nella Grande Mela, la città delle libertà, dove ognuno dovrebbe essere libero di scegliere chi vuole essere e di diventarlo e i bulli non sono più una banda di ragazzini immaturi che prendono in giro e sbattono i compagni di liceo contro gli armadietti, sono degli adulti che fanno dei vili agguati contro ragazzi soli e disarmati e li picchiano fino a farli quasi morire. La puntata si apre proprio con una fiaccolata a sostegno di una delle vittime di questi attacchi; per i protagonisti dello show è poco più di un conoscente, ma, conoscendo bene il bullismo, si uniscono al sostegno e al dolore collettivo. Ciò che più ho apprezzato di questo episodio, è la scelta del taglio che hanno voluto dare a questa tematica: il punto di vista della vittima, viene presto abbandonato per lasciare spazio alla reazione.
Protagonista incontrastato della puntata è Kurt, quel Kurt così diverso dal ragazzino impaurito della prima stagione, un Kurt fiero di quello che è, arrabbiato per l’ingiustizia e l’ignoranza e con tanta, forse troppa voglia di reagire. Infatti, dopo un brutto litigio con Rachel, la quale lo accusava ingiustamente di non saper rischiare, Kurt mette in pericolo la sua stessa vita per aiutare un ragazzo gay vittima di un pestaggio. Ovviamente, la minoranza numerica e il gioco scorretto dei bulli, lo fanno soccombere e il ragazzo viene trasportato in ospedale privo di sensi e con parecchie ferite e contusioni. Gli amici e Blaine accorrono subito creando un momento molto commovente, ma la scena più significativa è sicuramente il dialogo con Burt, in cui vediamo la forza e la fierezza di Kurt, che vengono poi celebrate dall’esibizione canora finale.
La storia di Kurt, per quanto importante, non occupa tutta la puntata, in cui si sviluppano altre sottotrame. Una di queste riguarda l’ennesimo tira e molla tra Sam e Mercedes: vista, rivista, noiosa, non richiesta. Per quanto riguarda la follia di Rachel, devo dire che per quanto assurda, c’era da aspettarsi una cosa del genere. Sin dal liceo ha sempre avuto la tendenza a sopravvalutarsi e a non dare ascolto a nessuno e non poteva non ricascarci ora che sta vivendo il sogno tanto desiderato. Come le ha ricordato Kurt, lasciare la NYADA è un terribile sbaglio perchè a Broadway la fortuna va e viene e, qualcosa mi dice, che presto Rachel se ne pentirà.
- Glee torna ad affrontare temi delicati e socialmente utili.
- La celebrazione di Kurt, personaggio lasciato in disparte da troppo tempo.
- Il ritorno della coppia Sam/Mercedes con tutte le sue paranoie assurde.
- Il divismo di Rachel.
New New York 5×14 | 2.59 millions – 0.9 ratings |
Bash 5×15 | 2.78 millions – 1.0 ratings |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.