Hand Of God 1×04 – He So LovedTEMPO DI LETTURA 5 min

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I telefilm si possono suddividere in due grandi categorie: quelli con una trama orizzontale poco sviluppata, dai contorni più fumosi, che sembra delinearsi nella mente degli showrunner mano a mano che lo show va avanti, e quelli con una trama orizzontale pensata e studiata dal principio, che spesso più che telefilm sembrano film suddivisi in capitoli (come Breaking Bad o Marvel’s Daredevil, tanto per capirci: le serie nate da piattaforme online sembrano adottare in pieno questa caratteristica). Hand Of God sembra far parte della seconda categoria.
La cosa che appare evidente di questo serial è che non è un telefilm “facile”, o meglio, va saputo apprezzare dopo una lenta digestione, sopratutto evitando di lasciarsi influenzare dalle premesse poco convincenti. A molti, superficialmente, non piacerà per la sua lentezza, molti potrebbero considerarlo noioso, soprattutto dopo episodi come questo o come “Inside Your Voice“. Potrebbero anche avere ragione, ma se si guarda il quadro generale non si può negare che sia uno show di qualità, per l’ottima regia e sceneggiatura, oltre alla recitazione: comparto su sui il serial punta, non al 100%, ma quasi. Del resto, un telefilm chiamato “Hand Of God” non può che avere come elemento centrale (volente e nolente) un discorso di fede, che non sempre occupa posto di rilievo, ma che comunque è abbondantemente trattato: ergo, ci volevano degli attori capaci di infilarsi nel personaggio e nella sua seconda pelle con la stessa facilità con cui indossano i calzini. Insomma, ci volevano degli attori così bravi e così disposti a credere, “ad avere fede”, alle azzardate premesse del serial, per farci arrivare emozioni veritiere e potenti, anche se figlie di una finzione. Scommessa vinta senza se e senza ma.
“He So Loved” è un episodio che potrebbe essere considerato “filler”. La definizione di “filler” viene usata in modo dispregiativo, questo perché molti telefilm ne hanno ampiamente abusato e perché sinonimo di una pausa narrativa dagli eventi principali, ma in una serie tv come Hand Of God non è necessariamente un aspetto negativo, soprattutto quando dà la possibilità di approfondire meglio certi personaggi, offrendo uno sviluppo del cast genuino e parsimonioso. Non si può negare che sia stato un episodio più fiacco dei precedenti, ma comunque coerente con la sua capacità di intrattenere a farsi apprezzare per lo “stretching caratteriale” fatto sui vari protagonisti del serial.
Suddividendo l’episodio in due parti, possiamo tranquillamente dire che la prima è stata lenta e priva di una particolare rilevanza, con delle scene che apparentemente sembrano piazzate lì giusto per fare minutaggio. Ma si può essere sicuri al 100% di ciò? Non si può dire con assoluta certezza che la storyline di Tessie e del suo difficile rapporto con la madre sia completamente casuale e irrilevante per la trama orizzontale, perché finora questo show ha dato prova di avere molta cura dei dettagli. Non si può e non si deve escludere che siano tutti tasselli di un grande puzzle che, lentamente, va delineandosi.
La parte più rilevante dell’episodio è sicuramente la seconda, con una delle scene più potenti di questi primi quattro episodi: il “sacrificio” di KD. “Sacrifice your son. Sacrifice him.”, questo dice Dio a Pernell attraverso PJ e queste parole possono lasciare confusi in un primo momento, ma, dopo, tutto appare chiaro. Pernell decide di sacrificare (anche se solo per 14 giorni) KD per il Bene Superiore (e anche per evitare la sospensione). La reazione di KD è molto toccante e soprattutto significativa nel capire quanto sia forte il legame con il suo Salomone. La sua disperazione è evidente, ma, da bravo discepolo, KD è disposto a seguire qualsiasi ordine impartitogli da Pernell. Certo, il tutto è frutto del suo fanatismo religioso, ma comunque la dedizione alla causa è degna di nota. Forse è proprio questo breve ma intenso confronto la parte più alta di tutto l’episodio, poiché si mostra come parabola esempio di quanto siano sottili le linee di confine che separano passione, dedizione ed eccessiva devozione e di come queste influenzino la personalità di un uomo. Ma anche qui, una scena del genere avrebbe reso la metà se dietro non ci fosse stata una espressività di linguaggio e gestualità degli interpreti, la cui vera forza della scena non sta solo nelle parole e nelle tematiche, ma anche tanto nei modi e nei toni.
Soffermandoci a riflettere sul fanatismo religioso, che in un certo senso è vero protagonista dello show: è bene sottolineare nuovamente come gli elementi sovrannaturali (le allucinazioni di Pernell), facciano da contorno allo show, non essendone – apparentemente – vero perno. Il fanatismo religioso, per quanto a tratti possa sembrare un po’ troppo sopra le righe, è un argomento da sempre molto attuale, ma visti i tempi che corrono, torna ad essere un “hot-topic” molto discusso; è un qualcosa che nella realtà esiste e che ha caratterizzato anche diversi secoli ed eventi storici (Crociate, Medioevo, ecc.), anche se forse non siamo abituati a sentirne parlare in un contesto così occidentale.
Il mistero dello stupro di Jocelyn, che è appunto il vero punto attorno al quale gira lo show, si infittisce con l’aggiunta di nuovi tasselli, anche se si procede con estrema lentezza. Scelta stilistica o escamotage per allungare il brodo? Forse entrambe le cose, ma vista l’ottima fattura dello show si direbbe più la prima. Nonostante ciò, arrivati quasi al giro di boa, ottima fattura dello show a parte, si comincia a sentire il bisogno di una qualche scelta narrativa concreta che mostri sviluppi narrativi da far tremare le gambe, poiché la sensazione che si avverte è sempre quella di veder lo show decollare da un momento all’altro. La paura e il rischio, ovviamente, sono quelli di non veder mai lo show partire per la tangente nonostante le potenzialità al suo servizio: il che, sarebbe un vero e proprio spreco.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ron Perlman sempre fantastico
  • L’ottima regia e sceneggiatura
  • KD e la sua dedizione alla causa
  • Tematiche forti ed attuali
  • Ma quant’è azzeccata la sigla?
  • Un po’ troppa lentezza della prima parte dell’episodio
  • Necessità di qualche sviluppo narrativo esplosivo

 

Siamo quasi a metà stagione ed Hand Of God è decisamente sulla buona strada, nonostante “He So Loved” sia un episodio più fiacco e per certi versi filler. Continua a meritarsi, comunque, la sua buona dose di applausi.

 

Contemplating The Body 1×03 ND milioni – ND rating
He So Loved 1×04 ND milioni – ND rating

 

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