Sembra di esser tornati indietro nel tempo. Dopo un inizio di stagione prodigo nel mostrare Frank Underwood per la prima volta in serie difficoltà nonostante l’esser riuscito a raggiungere il suo obiettivo, sembra di esser tornati alla prima stagione quando ignari di come, ma consapevoli che, ci sarebbe riuscito, ci facevamo trasportare da Frank e dalle sue parole tra le mosse e i sotterfugi, gli inganni e le bugie con cui manipolava persone e situazioni intorno a lui per raggiungere l’agognata vendetta.
Già dal finale della terza puntata si capiva come Frank stesse riconquistando il controllo delle vicende intorno a sé ed è stato forse quel cadere della Croce ai suoi piedi ad aver rinsaldato la sua tenacia, oltre che la sua supponenza.
Lo vediamo quindi di nuovo destreggiarsi con maestria e lungimiranza tra i suoi oppositori spiazzandoli in più occasioni, saldo nella fiducia che Claire è sempre al suo fianco. Ed è Claire un’altra indiscussa protagonista dell’episodio. Se abbiamo imparato qualcosa da questa donna dopo la visita all’ex-autista di lei infatuato in ospedale o a quella a casa di Zoe Barnes che da ingenuotta qual’era non pensava che lei sapesse né, tanto meno, che approvasse il loro affair utile al fine ultimo, è che sa essere paziente e nascondere le proprie armi per svelarle quando è necessario, nel modo in cui vuole lei. Ma soprattutto che sa come stupire interlocutori e pubblico: chi si aspettava una location come il bagno delle donne per annunciare la disfatta all’ambasciatore russo perfino durante l’atto stesso del fare pipì? Trasformare quello che normalmente sarebbe un momento imbarazzante per la donna in un atto umiliante nei confronti dell’uomo per pareggiare il continuo denigrare le sue capacità da ambasciatrice è un piano che solo la mente, concedetemelo, un po’ malata ma geniale, di Claire Underwood poteva partorire!
Il rapporto di coppia degli Underwood continua ad intrigare tanto che si potrebbe pensare che quel “You’ll never get bored” con cui Frank la conquistò fosse rivolto non solo a lei ma anche agli spettatori. Proprio quando sembrava che le fredde e cupe atmosfere della Casa Bianca si fossero riflesse nel loro rapporto ecco comparire dal nulla Claire a ripristinare il celebre rito della sigaretta condivisa, nello studio ovale ora per giunta, e a sorprendere noi (ma non Frank!) con una diretta e inequivocabile ri-dichiarazione d’amore. Forse era solo per addolcire il marito prima della richiesta di un suo intervento per risolvere il suo problema alle Nazioni Unite? Claire sa, certo, come prendere il marito e questi banali e poco subdoli modi da donnetta non rientrano nelle sue maniere. Tanto più che Frank ha già deciso da tempo di assecondare l’ambizione e quindi il successo della moglie in questa avventura, senza bisogno di ulteriori sproni.
Ma gli Underwood (e noi con loro) farebbero bene a non adagiarsi in questa ritrovata serenità perché la Dunbar, nonostante i capelli sciolti che fanno più “fimmina”, sembra un osso duro ma forse troppo retto e onesto per giocar sporco, come Doug consiglia! E Doug? Si poteva pensare che la sua offerta di lavorare per il nemico facesse parte di un personale piano per combatterlo dall’interno e tornare nelle grazie dell’Imperatore Presidente ma ci resta difficile capire come possa far parte di questo piano l’ignobile mossa di mostrare i diari di Claire (comparsi nella seconda stagione quando si parlava del/i suo/i aborto/i)!
Unica nota negativa, o forse no, è il dialogo tra la Dunbar e il consulente che le spiega la situazione estera tra Russia e Medio Oriente. Se è plausibile che gli spettatori abbiano saltato qualche passaggio e quindi non abbiano perfettamente chiare le dinamiche in cui si muovono Underwood and friends lo è molto meno che una candidata alla Presidenza debba farsele spiegare con tanto di immagini e figure. Insomma, non osiamo dirlo ad alta voce perché House of Cards è tv di qualità, e anche alta qualità, ma sarà mica questo un caso di “spiegone”, il tanto biasimato spiegone che nelle fiction di basso livello ricapitola cosa è successo, così che il pubblico anziano non perda il filo? Diciamo che è stato utile anche per noi e chiudiamola qui.
Last but not least, compare nelle vesti di uno scrittore di (un) best seller, Paul Sparks, che i fan di Boardwalk Empire ricorderanno come interprete di Mickey Doyle. “No writer worth his salt can resist a good story, just as no politician can resist making promises he can’t keep“: Frank è convinto che avrà un ruolo importante nella propaganda del suo programma politico. Tenete d’occhio i coming soon della nostra pagina dedicata per scoprire se questa ed altre aspettative degli Underwood saranno realizzate.
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