Come già scritto nella precedente recensione, Hunters ha il non invidiabile compito di soddisfare le altissime aspettative degli spettatori. Soprattutto se si pensa che fin dal primo episodio di questa stagione (anzi, a essere pignoli fin dall’ultimo della scorsa stagione) è apparso chiaro che l’obiettivo della Caccia sarebbe stato nientemeno che Adolf Hitler. E se una serie televisiva vuole raccontare la cattura di un Hitler sopravvissuto alla guerra, come fai a rendere tutti gli episodi emozionanti e coinvolgenti allo stesso modo?
CARRAMBA, CHE SORPRESA!
Un modo può essere quello di far spuntare un parente che si credeva defunto. Ed è proprio quello che fa “Duck. Quail. Goose. Crow”, chiarendo una volta per tutte l’identità della misteriosa donna che abbiamo visto dare la caccia ai nazisti parallelamente a Jonah. Si tratta di Chava Apfelbaum, nientemeno che la sorella di Ruth. Davvero una grossa carrambata!
In condizioni normali, chi scrive etichetterebbe questa svolta come uno scialbo tentativo di movimentare le acque con uno dei plot twist più vecchi e abusati di tutti i tempi. Ma non oggi, come direbbe Aragorn arringando le truppe. Perché l’ingresso in scena di Chava porta due importanti conseguenze.
La prima, più personale, è che Jonah scopre di avere un altro familiare ancora in vita. Un familiare che pensava di aver perduto per sempre, vittima della follia sterminatrice dei campi di concentramento. Dopo i traumi legati prima alla rivelazione di Meyer e alla sua uccisione, poi allo scioglimento della squadra, ritrovare sua zia potrebbe essere la prima occasione dopo anni per ritrovare un po’ di serenità… se non fosse che i rapporti fra i due non si preannunciano dei più sereni, e questo porta al secondo motivo per cui l’introduzione di Chava è così interessante.
ALLEATI
Nella prima stagione di Hunters sembrava che solo il gruppo capeggiato da Meyer fosse a caccia di nazisti. O meglio, a caccia di nazisti da assassinare aggirando la legge.
La seconda stagione, invece, si era aperta mostrando la misteriosa Chava intenta a investigare sulla fuga di Hitler dalla Germania, lasciando così intendere che la strada di Jonah e compagni avrebbe incontrato quella di altre persone con il loro stesso obiettivo. Cosa che immancabilmente si è verificata, perché con il terzo episodio inizia la forzata e non proprio rosea collaborazione fra i due gruppi.
Da un lato, è innegabile che le forze in campo non siano al meglio delle loro capacità. Lonny in particolare dà sempre più segni di squilibrio e di crisi, ma anche sul versante femminile l’unica che sembra davvero convinta e in forma è Sorella Harriet.
Il vero problema, però, riguarda la leadership del nuovo gruppo. Dopo la morte di Meyer, Jonah sembrava avviato a prendere in mano la Caccia, ed effettivamente prima dello scioglimento della squadra deve aver ricoperto la posizione di leader. Adesso, però, non è più così: deve contendere questo ruolo a Chava e ciò, unito alla diffidenza reciproca, potrebbe avere conseguenze tutt’altro che positive. Per ora la collaborazione dà i suoi frutti, ma con Hitler ancora ben nascosto e l’ex-cacciatore Joe pronto a rivoltarsi verso il suo vecchio gruppo c’è poco da stare sereni.
L’INUTILE FLASHBACK
Anche stavolta il ritmo dell’episodio è malamente spezzato dai suoi soliti flashback con protagonista Meyer Offerman, una trovata davvero di bassa lega per mantenere in scena Al Pacino.
E’ ovvio che questi scorci sul passato serviranno a qualcosa anche nel presente, magari a chiarire dei punti ancora oscuri o a preparare il terreno per qualche colpo di scena prorompente; tuttavia, come già rilevato in passato, la narrazione su due piani temporali in Hunters non funziona. Simili prodezze narrative hanno senso se dietro c’è un gioco ben più complesso (come successo nella prima stagione di Westworld) o se entrambe le vicende sono interessanti.
Con Meyer questo non accade. Anzi, l’impressione è che i flashback stiano ripetendo sempre le solite cose: la sua paura di essere scoperto, la sua spregiudicatezza nel mettere a tacere chi potrebbe far saltare la sua nuova identità, la sua mancanza di remore o di scrupoli. Arrivati a un certo punto, la ripetitività stanca. Anche quando è sorretta dall’interpretazione di un gigante come Al Pacino.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Il terzo episodio segna un punto di svolta importante nella stagione, ma allo stesso tempo continua a portarsi dietro come una zavorra la vicenda di Meyer, che per il momento poco aggiunge. Chissà se entro la fine della serie si scoprirà la sua utilità all’interno della trama generale.
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.