“Mai, mai scorderai
l’attimo, la terra che tremò.
L’aria s’incendiò
e poi silenzio.
E gli avvoltoi sulle case sopra la città
senza pietà.”
[Lucio Macchiarella – sigla italiana di Ken il Guerriero]
Miracle Workers torna con una quarta stagione che, come da prassi, cambia ambientazione ma non squadra. E viene spontaneo chiedersi perché ci si incaponisca a mantenere quel vecchio titolo se del “miracoloso” non c’è più traccia, a parte forse il fatto che si continui a rinnovarla in un momento storico in cui la cancellazione è sempre dietro l’angolo, persino per gli show più blasonati (due a caso: 1899 e Westworld).
Si diceva del cambio di ambientazione. Dopo aver esplorato uno strambo e bizzarro Paradiso con un Dio capriccioso, dopo aver messo in scena un Medioevo pieno di stereotipi che provocherebbero venti infarti al buon Barbero, dopo aver ridicolizzato persino il mito del Far West tanto caro agli statunitensi, si approda all’epoca post-apocalittica. Scenario già oggetto di tante opere di fantascienza, dal celeberrimo Mad Max all’altrettanto famoso e apprezzato Ken il Guerriero. Riuscirà Miracle Workers a far ridere anche di stragi e barbarie?
TRA MAD MAX E TERMINATOR
Una breve introduzione a inizio episodio è affidata alla voce narrante di Daniel Radcliffe: l’umanità ha distrutto il pianeta con una guerra nucleare, lasciandosi dietro rovine, deserti e una civiltà regredita di secoli. É uno scenario molto banale, che proprio le suddette opere post-apocalittiche hanno reso talmente noto da rendere quasi fastidiosa la sua riproposizione ancora nel 2023; tuttavia, Miracle Workers è una comedy in cui l’originalità vale fino a un certo punto, quindi non è tutto questo gran difetto.
E come già successo nelle passate stagioni, anche in End Times si ironizza molto sugli stereotipi e sui luoghi comuni legati ad una specifica ambientazione. Quindi largo fin da subito a completi di pelle scura, strane acconciature, sporcizia e povertà ovunque, ritorno al baratto, ma soprattutto a tanta violenza, vissuta con una leggerezza a dir poco sconcertante ma proprio per questo ancora più divertente.
Al contempo, Miracle Workers fa l’esatto opposto: traslare in un mondo bizzarro e lontano dal nostro comportamenti e situazioni della nostra società. Ecco quindi battute felicemente riuscite, come quella sulla confusione tra la forchetta per il ratto e la forchetta per gli scarafaggi (che ironizza su certe norme astruse del galateo), o l’uomo-cane che, appunto, si comporta come cane.
E non mancano nemmeno le citazioni, a volte veri e propri omaggi, altre volte autentiche parodie dei classici della fantascienza. Oltre a Mad Max, infatti, viene citato alla grande anche un altro pilastro del cinema, la saga Terminator, grazie al personaggio dell’androide TI-90.
DINAMICHE VECCHIE E NUOVE
Uno degli elementi fissi in Miracle Workers è l’attrazione romantica che presto o tardi il personaggio interpretato da Daniel Radcliffe sviluppa per il personaggio interpretato da Geraldine Viswanathan.
Ovviamente End Times non viene meno a questa regola non scritta, ma introduce una gradita variante: stavolta i loro personaggi, il guerriero solitario Sid e la regina della distruzione Freya Exaltada, si mettono insieme fin da subito. O meglio, dopo una violenta battaglia all’ultimo sangue in cui, sempre ironizzando sull’alto tasso di violenza della società post-apocalittica, prima cercano di ammazzarsi a vicenda e poi convolano a nozze.
In questo modo si inserisce nella storia una dinamica matrimoniale che vuole essere il motore (o almeno uno dei motori) della storia. Una dinamica che porta a galla argomenti abbastanza seri, come la paura del cambiamento, la difficoltà di ambientarsi ad una nuova vita, la nostalgia per il passato, la volontà di fare un passo indietro per il proprio partner.
Il fatto che il personaggio di Sid venga assunto in un improbabile ufficio post-apocalittico riporta invece la serie su binari più vicini alla prima stagione, quella in cui i protagonisti erano angeli alle dipendenze di Dio. E ancora una volta il capo è quell’adorabile trasformista di Steve Buscemi, l’unico capace di essere credibile tanto nei panni di un boss della malavita quanto in quelli di un venditore di rottami e pezzi di ricambio.
SQUADRA VINCENTE NON SI CAMBIA
Il cast di End Times è sostanzialmente lo stesso delle stagioni passate, almeno per quanto riguarda i personaggi principali. Oltre ai tre attori succitati, infatti, tornano anche Karan Soni nei panni di TI-90 e Jon Bass in quelli dell’uomo-cane di casa Exaltada.
Avere un gruppo di volti familiari al centro della storia sicuramente aiuta, perché è come tornare da una combriccola di amici divertenti che conosci da anni e che ogni volta riescono a strapparti un sorriso. Inoltre, dopo tutti questi anni, la chimica fra i membri del cast è più solida che mai e questo, in una comedy, è un altro ingrediente importante.
Va anche detto che, come in passato, gli autori si divertono a modificare i “tipi” che i singoli attori interpretano, mantenendo alcune caratteristiche di fondo ma cambiandone altre, per evitare di cadere nella ripetizione. Prendendo Daniel Radcliffe: se i suoi precedenti personaggi erano fessi e basta, Sid è sì ingenuo, ma ha anche un passato da razziatore e guerriero delle lande desolate, che lo differenzia dal principino Chauncley o dal reverendo Brown. Stesso discorso si può fare per Geraldine Viswanathan: ciò che accomuna i suoi personaggi è l’essere scontenti della propria situazione attuale e volerla cambiare, ma non si può dire che Freya abbia molti altri punti di contatto con la contadinotta Alexandra o la pacata mogliettina Prudence.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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L’inizio di End Times è molto promettente. Certo, bisogna guardare questa nuova incarnazione di Miracle Workers sapendo di avere di fronte uno show che non ha grosse pretese, non vuole rivoluzionare la serialità né far passare chissà quali grandi messaggi politici o sociali. Però nel suo piccolo la serie ha sempre funzionato e si spera che funzioni anche a questo giro.
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.