It’s A Sin 1×02 – Episode 2TEMPO DI LETTURA 4 min

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It's a Sin 1x02 recensioneSi riconosce subito un prodotto anglosassone da uno americano o di qualsiasi altro paese europeo. Le serie britanniche hanno infatti un tasso più alto di contenuti che verrebbero serenamente censurati da una qualsivoglia emittente italiana, lo stile narrativo è più alternativo e, in generale, si fatica sempre a trovare una struttura vista la poliedricità.
“Episode 2” è semplicemente la conferma (estremamente positiva) di quanto già visto nella series premiere ed è anche un’ottima puntata per approfondire altri character che nel pilot non avevano avuto abbastanza minutaggio a propria disposizione. Il tutto mentre continua a mostrare in maniera estremamente deliziosa (ed al tempo stesso terrificante) la ricerca d’informazioni riguardo l’AIDS negli anni ’80.

L’IGNORANZA


Russel T. Davies ha un’idea molto chiara di cosa mostrare nella sua serie. Pur volendo mantenere un tono molto fresco e genuino, dato principalmente dalla vivacità dei colori e da una colonna sonora ingombrante (in senso buono), i temi e le emozioni che si provano guardando It’s A Sin e più nello specifico “Episode 2” sono in diretta contrapposizione. Una contrapposizione voluta, ovviamente.
Davies sembra tenerci molto ad enfatizzare una certa ignoranza che affligge tutto e tutti ma che, sfortunatamente, si materializza anche in diverse sfaccettature: da un lato la comunità gay si sente accusata e additata per una malattia immaginaria, dall’altro etero, qualunquisti e genitori negazionisti fanno di tutta l’erba un fascio. L’ignoranza generale data da una mancanza d’informazione, che all’epoca nemmeno i giornali fornivano, è emblematica e anche riscontrabile per certi versi in un presente in cui d’informazioni ce ne sono anche troppe e per lo più faziose e/o inventate. Ma questo è un altro discorso.

Jill: I got this list, there’s all these gay bookshops and things in New York, I thought, if you could pop in and take a look. […] I’m trying to find stuff about AIDS. […] And there’s nothing in the library, there’s nothing on TV, there’s nothing in this entire country, there’s no information anywhere.

Sorprende piacevolmente anche la scelta di Davies di mostrare un’altra realtà, seppur velocemente, per dar modo di creare un paragone che enfatizzi ulteriormente i diversi livelli d’informazione. Il modo in cui Davies sottolinea, velatamente, il silenzio della stampa anglosassone è sia un’accusa, sia un’avvertimento allo spettatore: bisogna cercare altri metodi per tenersi informati. Jill è perfetta per esemplificare quel tipo di persona curiosa, scrupolosa e senza preconcetti che vorrebbe sapere di più per aiutare ma che invece è tenuta all’oscuro per tutta una serie di circostanze chiamate: politica.

ROTTURA DELLA QUARTA PARETE


‘Cause according to them, how does it work, this AIDS thing?
Okay, they say it’s spread by poppers.
They say it arrived from outer space on a comet.
And they say that God created it to strike us dead.
They say it was created in a laboratory to kill us.
They say it’s the Russians.
They say we got it from the jungle.
They say it’s caused by friction!
They say it’s in the spunk.
They say Freddie Laker spread it, when he introduced cheap flights.
They say there’s one patient zero spreading it wherever he goes.
They say it affects homosexuals, Haitians and hemophiliacs, like there’s a disease which has targeted the letter H.
Who’s it gonna get next? People from Hartlepool and Hampshire and Hull?

In una puntata già abbastanza ricca di argomenti e di situazioni, Davies ed il fidato Peter Hoar alla regia decidono di farla grossa e di optare addirittura per un’improvvisa rottura della 4° parete. Una pratica non nuova (House Of Cards può serenamente ergersi ad esempio principale in tal senso) ma sicuramente molto difficile sia da introdurre che da far accettare al pubblico.
Eppure, e qui bisogna sottolinearlo, la naturalezza con cui showrunner e regista fanno parlare il cantante degli Years & Years Olly Alexander è una sorta di mezzo capolavoro che, comunque, può e ha il diritto di non essere apprezzato da tutti, specialmente dai puristi. La scelta per questa improvvisa “rottura” è forse più legata ad una necessità di scrittura per esplicitare tutta una serie di teorie negazioniste, piuttosto che ad una scelta stilistica vera e propria. Eppure, nell’insieme, tutto funziona estremamente bene prendendo due piccioni con una fava. E che fava…

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Contrapposizione informazione UK vs USA
  • Enfatizzazione bigottismo delle persone
  • Focus su Jill ben riuscito, specie nella cura di Gloria/Gregory
  • La rottura della 4° parete
  • Colonna sonora sempre molto on point
  • La rottura della 4° parete potrebbe non piacere a tutti

 

Anche “Episode 2” riconferma quanto di buono si era già visto durante la series premiere. Il focus su alcuni personaggi diversi, la contrapposizione Europa VS Stati Uniti e, più in generale, una maggiore esemplificazione dell’ignoranza che c’era all’epoca sono le fondamenta vincenti per un’ottima serie che sa benissimo come bucare la 4° parete.

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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