It’s A Sin 1×03 – Episode 3TEMPO DI LETTURA 3 min

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IT’A SIN 1x03 recensione

Colin: “I do get confused. Why is that?
Eileen: “It’s because of your illness. It turns out it’s a little bit more than epilepsy. Dr Williams is here because, uh…I wanted to be in the room when he tells you.
Colin: “Why? What is it? Tells me what? What’s wrong with me? I’m sorry.
Eileen: “You don’t have to be sorry.
Colin: “I’m not dirty.
Eileen: “No-one said you were.
Colin: “I never did anything bad.I really didn’t. Can they make me better?
Eileen: “You’re moving back to London. They’ll know a bit more there.
Colin: “But they haven’t got a cure, have they? Have they?
Eileen: “I don’t know.They’re trying.
Colin: “I think…I-I dunno, I-I can’t remember things properly. I think it was him.
Eileen: “Who?
Colin: “He gave it to me.
Eileen: “Who do you mean?
Colin: “The football shirt.

Quando si guarda “It’s a Sin”, non si può fare a meno di paragonarlo alla situazione di attuale emergenza sanitaria. C’è un virus sconosciuto che si insinua lentamente ma inesorabilmente nel tessuto della società: non lo si conosce, non si sa come affrontarlo, non si sa come combatterlo. C’è soprattutto l’ignoranza (come già evidenziato nella recensione dell’episodio precedente) nel vero senso del termine e il pregiudizio nei confronti di qualcosa che è alieno ed estraneo.

LA PAURA


In “Episode 3”, la paura è tangibile: l’AIDS entra prepotentemente nelle vite dei protagonisti, regalando così l’episodio più straziante visto finora.
A pagarne le conseguenze è (inaspettatamente) Colin, il più timido e innocente del gruppo. Un isolato attacco epilettico è solo il punto di partenza che condurrà poi alla terribile diagnosi: il virus ha colpito il cervello.
La paura diventa quindi il tema portante della puntata, proprio perché la malattia non è più estranea, ma diventa tangibile con la morte di Colin a fine episodio. Si tratta di un momento scioccante ed estremo, che permette anche al pubblico di conoscere l’AIDS in tutta la sua devastazione: vedere il corpo di Colin distrutto in così poco tempo, ridotto quasi a un vuoto guscio, è un terribile monito per ricordare l’implacabilità di questo male.
Le altre storylines, rispettivamente di Roscoe, Ash, Jill e Ritchie, mandano avanti l’intreccio, che rimane tuttavia marginale rispetto all’ingombrante tema portante. Proprio Richie, paradossalmente il più a rischio di aver contratto il virus, decide di sfidare la sorte e di rifiutarsi di udire il responso del medico dopo essersi sottoposto al test.

AIDS/COVID


Tutto ciò acquista una risonanza notevole, ai tempi del COVID. Il pubblico può empatizzare con la paura, l’incertezza e con le reazioni razionali o meno, considerando quanto poco si sapeva negli anni 80. Ritchie sceglie così la negazione, Jill cerca con la conoscenza di guardare la situazione da un altro punto di vista, mettendo in luce anche le misure inadeguate e tardive adottate dal Governo.
Quello che è riuscito a fare il creatore della serie Russell T. Davies, fin dall’inizio e in questo episodio in particolare, è stato trattare  un tema così importante e scomodo allo stesso tempo, senza renderlo mai esageratamente drammatico, utilizzando leggerezza, semplicità e ironia. È solo grazie a queste caratteristiche che si riesce a percepire la profondità del vero senso di quello che viene mostrato e raccontato.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’AIDS entra nelle vite dei protagonisti
  • Paragone AIDS/COVID che permette al pubblico di empatizzare
  • Trattare un tema importante con semplicità e ironia
  • “Who Wants to Live Forever” nei titoli di coda
  • Nulla da segnalare

 

La nuova creatura di Russell T. Davies continua a convincere e ad affascinare con “Episode 3”, grazie ai dialoghi intelligentemente costruiti, al cast che regala interpretazioni degne di nota e alla sceneggiatura, mai scontata o patetica.“It’s a Sin” è un ritratto crudo e realistico di una realtà che sembra così lontana quando in realtà non lo è. Mancano ancora 2 episodi per vedere fin dove si spingerà la serie e per scoprire le sorti dei protagonisti.
Un piccolo riconoscimento va nuovamente alle scelte musicali sempre azzeccate: chiudere la puntata con “Who Wants to Live Forever” nei titoli di coda è stato un vero tocco di classe.

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