Kamikaze 1×01 – The Party Is OverTEMPO DI LETTURA 3 min

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Kamikaze 1x01 recensione“There’s a before and an after. Before when I thought of time, that would bring me closer to whatever I was looking forward to. And now I only think of time as something between myself and all the things I will never get back.”

A parte Netflix, si può affermare che HBO Max sia uno dei network più votati al genere young adult (Generation, Gossip Girl). Le storie con giovani protagonisti alla scoperta del mondo e alla ricerca di sé stessi è un topos quasi abusato nel mondo delle serie tv ma che trova immedesimazione e conforto nelle generazioni prese in esame.
Anche la piattaforma HBO Max, di conseguenza, segue la stessa linea, dando modo a questo genere di ampliarsi e presentarsi nelle più svariate sfaccettature.
A rispecchiare questa caratteristica, tra le serie di ottobre della piattaforma streaming, arriva Kamikaze. Un drama composto da 8 episodi e basato sul romanzo di Erlend Loe intitolato Muleum. La serie risalta in quanto primo show originale danese per HBO Max che, dal canto suo, sta cercando di ampliare il proprio mercato dando via libera a più produzioni straniere con lo scopo di raggiungere le concorrenti nel lancio simultaneo di prodotti in giro per il mondo.

BASTA UN ATTIMO


“We’re going down. Love you. Do what you want. Dad.”

Kamikaze vede l’attrice Marie Reuther nei panni della diciottenne Julie, una ragazza spensierata che sembra avere tutto nella vita, così come viene mostrato nei primi minuti di episodio. A spezzare l’idillio, però, è un incidente aereo che in un attimo distrugge la sua intera famiglia: padre, madre e fratello all’improvviso tutti morti. Julie si ritrova così da sola nella sua grande casa, erede di una famiglia decisamente ricca ma senza più quello che davvero conta.
La diversità di Kamikaze rispetto ad altre serie dello stesso genere sta proprio nella complessa problematica in cui si ritrova la protagonista. Ritrovare sé stessi in questo caso non risulta come la normale prassi di ogni adolescente, bensì si parla di un viaggio interiore più amaro ed emotivamente pesante.
La serie segue quindi il percorso di Julie che, dal momento in cui riceve l’ultimo messaggio da parte del padre, si ritrova in un vortice di solitudine, incapace di andare avanti con la sua vita, completamente persa.

PREGI E DIFETTI


Kamikaze fa davvero un buon lavoro nel presentare la sua storia in questo pilot. O almeno, un buon lavoro come mini introduzione. Questo perché, nonostante si tratti di un drama, il primo episodio ha una durata di appena 22 minuti, titoli di coda compresi. Un po’ poco per elaborare in maniera consistente una trama che, data la sua complessità, avrebbe bisogno di un minutaggio maggiore. Non che questo “distrugga” la riuscita dell’episodio, dato che la concezione così breve viene comunque ben gestita dagli autori che riescono a presentare tutti gli elementi che volevano introdurre in maniera organica.
Altra caratteristica ben sviluppata da parte della serie è poi l’uso dei flashback. Kamikaze viene presentato su due diverse linee temporali: così come da introduzione, quel “there’s a before and an after” dal valore metaforico assume contorni concreti nella rappresentazione degli eventi. Vi è un “prima” mostrato sotto forma di countdown, con una Julie spensierata divisa tra feste, shopping e pranzi con gli amici che mostra le ore della ragazza che precedono il fatidico messaggio del padre e, di conseguenza, dello schianto aereo. E vi è un “dopo” con un presente che non ci si aspetta.
Ed è proprio nelle scene ambientate nel presente che si prende coscienza del titolo della serie, titolo che racchiude il senso del dolore provato da Julie ma che, naturalmente, non lascia capire come la ragazza sia arrivata davvero a quel punto o il viaggio che l’ha condotta fin lì. Dubbi e domande a cui solo i prossimi episodi potranno rispondere.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Un pilot che colpisce ed incuriosisce al punto giusto
  • Modalità delle diverse linee temporali ben presentate e gestite 
  • Percorso della protagonista amaro e profondo ma che, per ora, sembra ben portato sullo schermo
  • Un po’ pochi 22 minuti di pilot

 

Kamikaze presenta un viaggio interiore alla scoperta di sé stessi. Un topic sicuramente non originale ma che, in questo caso, risalta grazie ad un preambolo diverso dal solito.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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