Ad un solo episodio dal series finale, Killing Eve mantiene fede all’andazzo stagionale e si presenta all’ultimo appuntamento con tutti i dilemmi ancora intatti.
Neanche questi penultimi 40 minuti hanno infatti agevolato lo sviluppo di una storia da troppo tempo ferma su sé stessa. Una storia che, tra l’altro, ormai sfocia sempre più frequentemente nel non-sense: i Dodici iniziano a prendere forma troppo tardi, mentre lo show si ritrova a deludere persino i fan della coppia Eve-Villanelle, protagoniste di un’ultima stagione per la maggior parte del tempo passata separatamente.
“I think I made a mistake. […] About all of it, I mean, I can’t stop thinking what if… what if it was all a mistake?”
PRESE DI COSCIENZA TARDIVE
Rispetto agli ultimi episodi, “Making Dead Things Look Nice” si contraddistingue per la prima vera “crisi di coscienza” di Eve. Dopo tutto ciò che è successo, i cambiamenti, i cadaveri e le trasformazioni che la donna si è portata dietro, non si può non considerare assurdamente tardiva questa piccola introspezione. I flash del passato che si sono susseguiti davanti agli occhi di Eve durante la scena del karaoke, infatti, sarebbero stati perfetti svariati episodi fa, utili per mettere in mostra una parte più profonda del personaggio e dare prova della consapevolezza delle sue azioni e del suo cambiamento. Sembra passare quasi inosservato a causa del metodo approssimativo di narrazione, ma Eve nel tempo si è avvicinata sempre più al modus operandi di Villanelle diventando, tra le altre cose, essa stessa un’assassina a sangue freddo. E un altro degli errori della serie è stato proprio questo: evitare qualsiasi tipo di caratterizzazione dei personaggi in favore di eventi buttati nella mischia a caso.
Anche Villanelle ha subito un processo simile, seppur in questo caso si sia tentato maggiormente di mostrare gli accenni di cambiamento, contraddistinti però da una vena fortemente ironica (consona, data la natura del personaggio). La stagione era infatti iniziata con una Villanelle in versione totalmente differente (più o meno) per poi cambiare nuovamente rotta, ma senza dare al personaggio uno scopo reale. La nuova pausa sabbatica di quest’episodio appare così incomprensibile a pochi passi dal finale, frenando nuovamente la verve di un character che avrebbe potuto dare molto di più alla stagione.
Gli ultimi minuti di “Making Dead Things Look Nice”, infine, preparano palesemente la storia per l’ultima missione di Eve e Villanelle, con le due destinate a ricongiungersi. Tuttavia, dato il modo in cui si è chiuso l’episodio, che prevede già la perdita di altro minutaggio prezioso per la sua ovvia risoluzione, non si può far altro che chiedersi nuovamente perché sprecare così una stagione che poteva essere diluita decisamente meglio.
I PRIMI/ULTIMI ADDII
Che il tempo stringe, però, lo sanno benissimo anche gli autori, i quali hanno cercato di apparecchiare il resto delle situazioni per essere pronti all’uso nel finale, aspettando solo Eve e Villanelle. A tal proposito, Carolyn prende già posizione per l’ultimo round in attesa che venga raggiunta dal duo protagonista, mentre la serie decide di iniziare a tagliare via i primi personaggi.
Dopo l’uccisione di Helene nello scorso episodio, arriva il turno di Konstantin. Una fine, quest’ultima, che lascia sicuramente l’amaro in bocca per un personaggio storico di Killing Eve che ha da sempre mantenuto vivo un certo mistero, unito alla vena comica messa in scena soprattutto in coppia con la sua allieva prediletta, Villanelle. La fine a cui va incontro il character interpretato da Kim Bodnia non giunge di certo come una sorpresa: la morte per mano di qualche sua allieva era abbastanza prevedibile e ultimamente anche telefonato grazie ai continui riferimenti circa l’incertezza del suo lavoro. Tuttavia, l’uccisione di Konstantin ad opera di Pam delude sia per la sua prevedibilità che per la fine di un personaggio messo troppo in disparte e che, a posteriori, lascia un contributo nullo alla stagione finale.
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Tutto rimandato al series finale, ma per come si era messa la stagione non sorprende neanche tanto il rinvio di tutte le risposte agli ultimi minuti. Sempre che delle risposte arrivino.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.