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Snowpiercer 3×10 – The Original SinnersTEMPO DI LETTURA 3 min

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Snowpiercer 3x10 recensioneDopo il plot twist dell’episodio precedente ci si poteva aspettare di tutto, con l’unica grande speranza di non ripiombare nell’ennesima guerra civile per il controllo del treno. Il risultato finale è soddisfacente solo in parte e sicuramente le modalità di svolgimento lasciano parecchi dubbi alle spalle, ma almeno si è parzialmente voltato pagina.

FORZATURE NARRATIVE A PROFUSIONE


Dopo aver sprecato tutta la parte centrale di questa terza stagione, inanellando una serie di episodi insufficienti dove non è successo praticamente nulla, gli autori di Snowpiercer hanno deciso di ingranare la quinta, con importanti risvolti di trama concentrati nell’ultima parte di questo season finale.
Tutto ciò ha portato inevitabilmente a grandi forzature narrative, esplicitando ulteriormente che la gestione dello sviluppo della trama non è proprio il pezzo forte di questo prodotto televisivo, eterna promessa mai sbocciata del tutto, nonostante un buon seguito di spettatori, l’approdo su Netflix e rinnovi mai messi in dubbio.
Dopo circa un quarto d’ora di studio tra le tre diverse fazioni in cui è diviso il treno, nell’arco di trenta minuti assistiamo a:

  • Le premesse per lo scoppio della guerra;
  • Wilford che viene sconfitto e esiliato all’improvviso;
  • L’accordo istantaneo tra Melanie e Layton che evita la guerra;
  • La divisione in due del treno e quindi della popolazione;
  • Il gruppo di Layton che raggiunge il New Eden in circa 5 minuti scarsi di screen time.

Insomma non serve certo essere il premio Oscar alla miglior sceneggiatura per capire che tale gestione schizofrenica della storyline principale penalizzi oltremodo la storia che, almeno questa volta, porta a sostanziali novità, evitando le solite soluzioni narrative riciclate più e più volte, con la doppia soluzione trovata da Layton e Melanie che almeno regala un pò di verve ad una narrazione ormai stanca e compassata.

IL FUTURO


Snowpiercer è già stata confermata per una quarta stagione ben prima di questo decimo appuntamento, motivo per cui si assiste al time-skip negli ultimi frame della puntata. Tra la variabile Wiford, il time-skip e la possibile nuova colonia di Layton e seguaci, senza dimenticare la situazione all’interno del treno, le carte in tavola per un’interessante quarta stagione ci sono tutte. Almeno teoricamente.
Sin da “Smoulder To Life” si era ipotizzata una possibile ambientazione esterna dello show, annunciata più volte e vista da molti come ancora di salvezza della serie, ma questo finale di stagione ha confermato ancora una volta che il vero problema di questo prodotto televisivo risiede nella gestione dei personaggi, quelli interessanti sono veramente pochi, oltre che della trama in generale.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Nonostante una gestione non all’altezza (per usare un eufemismo) alla fine almeno si arriva finalmente nel Nuovo Mondo, con una parte della popolazione che scende dal treno, evitando l’ennesima guerra civile. Un grande passo sia per la razza umana che per la serie, sperando non si torni più indietro.
  • Questa colonna potrebbe essere occupata da diversi punti tra cui le guerre create e poi evitate in mezzo secondo, i grandi amori improvvisi di Beth, Boki che dopo aver rinnegato Wilford per l’uccisione dei suoi compagni torna da lui senza colpo ferie ecc. Ma i veri grandi problemi sono due: la gestione approssimativa della trama e dei personaggi, problemi che d’altronde hanno riguardato l’intera stagione.

 

Un episodio discreto ma nulla di eccezionale per essere un finale di stagione, per 45 minuti che globalmente hanno confermato quanto di negativo visto nell’arco di questa terza stagione, ma con qualche interessante novità sul finale di puntata. Nonostante un buon ritmo narrativo e qualche colpo di scena, la discutibile gestione di trama e personaggi non può essere ignorata. La valutazione quindi è una sufficienza risicata, ci si aspettava ben altro da questo ultimo appuntamento stagionale, ma le aspettative sono state ampiamente deluse.

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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