Quando si dice la fortuna. Una freccia che penetra nella schiena mancando ogni organo vitale. Qualcosa di decisamente diverso rispetto a quello che 1883, per esempio, ha recentemente mostrato nei vari scontri con i nativi. Ma era abbastanza scontato che per uno show basato su due personaggi principali liberarsi così brutalmente di uno dei due risultava non solo complicato, ma addirittura impossibile. Ecco quindi che, fortuitamente, tutto il gruppo di protagonisti si riunisce nella stessa stanza d’hotel: Villanelle, rimasta ferita, viene operata rapidamente da Pam, mentre viene assistita anche da Eve e Konstantin. Il tutto giusto per far convergere nuovamente le trame in vista dell’ormai imminente finale di serie.
KILLING EVE, UNO SHOW SENZA DESTINAZIONE PRECISA
La puntata cerca di approfondire ancora i Dodici con uno snervante desiderio di accelerare il racconto per poter dare allo spettatore tutte le informazioni necessarie. Magari sarebbe stato utile iniziare a presentare parte di questa trama nel corso delle precedenti stagioni così da non dover concentrare il tutto in pochissimi episodi. Questo potrebbe essere anche il risultato dell’avvicendamento di quattro persone diverse (in quattro stagioni) nel ruolo di head writer: Phoebe Waller-Bridge, Emerald Fennell, Suzanne Heathcote e Laura Neal. Questo spiegherebbe, in parte, il decadimento dello show con il proseguire delle stagioni, oltre che la sensazione di spaesamento che si ha durante la visione di ognuna di esse, strutturate, ogni volta, in maniera diametralmente opposta rispetto alla precedente.
“Oh Goodie, I’m The Winner” accoglie due importanti morti: la prima è quella di Hélène, uccisa da Villanelle; la seconda quella di Lars, ucciso da Eve. Entrambe le morti potrebbero rallentare notevolmente l’eliminazione dei Dodici, dal momento che Lars era a conoscenza delle identità del gruppo, mentre Hélène poteva essere un valido supporto per l’eliminazione del celebre gruppo di villain presente nello show della BBC. Il risultato, quindi, è uno stop generalizzato dal momento che Eve sembra essersi rassegnata ad aver trovato un’effimera vendetta, abbandonando il campo, ma soprattutto dimostrando la totale mancanza di fiducia (con delle ottime motivazioni) verso Carolyn.
Quest’ultima sembra aver trovato un piccolo taccuino contenente delle possibili informazioni, cliché tipico dei prodotti seriali e cinematografici di spionaggio, ma che giunge nel momento più opportuno per salvaguardare la storia.
In Scozia, invece, Villanelle trova Gunn, una killer pagata da Hélène per eliminare i Dodici e di cui ha ottenuto l’indirizzo proprio dalla donna prima di ucciderla. Nonostante l’iniziale scontro, il fine ultimo comune potrebbe portare in scena un’alleanza inaspettata e difficile da pronosticare.
TROPPE DOMANDE, POCO TEMPO
Killing Eve è però a due episodi dalla conclusione. Come riuscirà a districare l’intera matassa in meno di un’ora e mezza totale (salvo gli episodi conclusivi siano più lunghi)? Per eliminare i Dodici occorre tagliare la testa all’Idra evitando che queste ricrescano, quindi dovrà essere un’operazione simultanea e ben orchestrata, cosa che farebbe propendere per l’ennesimo, ed ultimo, team up tra Villanelle ed Eve arrivate a mal sopportarsi nonostante il feeling reciproco sia ancora più che evidente.
Ma un’operazione sarà sufficiente? E dopo aver sconfitto i Dodici cosa attende Villanelle, Eve e tutti gli altri personaggi?
Pam e Konstantin continuano a vivere all’interno di una realtà quasi parallela visto e considerato quanto poco vengano presi in considerazione nella trama principale, venendo interpellati solo in casi di estrema necessità (Villanelle ferita) e poco più. L’allenamento di Pam continua, ma si fatica ad intravedere nella giovane quella verve omicida e psicopatica di Jodie Comer che aveva fin da subito incantato lo spettatore.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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“Oh Goodie, I’m The Winner” è un episodio sufficiente grazie ai numerosi colpi di scena e morti importanti celati all’interno dei suoi circa quaranta minuti. Impossibile non notare un passo indietro rispetto alla precedente puntata che era riuscita ad unire la narrazione del passato e quella del presente in maniera più che egregia. Ma siamo ben lontani dagli standard con cui questo show aveva debuttato e si era fatto conoscere al pubblico.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.