Entrato nella sua seconda metà di stagione e con solo due episodi mancanti prima di chiudere definitivamente la sua storia, The Last Days Of Ptolemy Grey comincia a mettere a posto alcuni elementi che erano rimasti in sospeso dalle precedenti puntate. Elementi che sono interessanti ma che non risultano comunque rilevanti ai fini della trama.
Il focus in “Coydog” è infatti volto più a sistemare la relazione con Niecie e Hilly piuttosto che proseguire l’indagine, il che pone la serie in una posizione di simil-stallo narrativo pur continuando ad aggiungere alcuni elementi.
Una scelta piuttosto atipica e che potrebbe anche essere derivata dall’inesperienza di Walter Mosley come sceneggiatore (non come autore di romanzi), ma non per questo così negativa come si potrebbe pensare. L’episodio è infatti un’analisi interiore dell’essere umano, dell’avidità e della saggezza di pochi eletti.
Ptolemy: “Can I ask you something Satan?”
UNA TAZZA DI SAGGEZZA
Il flashback iniziale chiude definitivamente il ruolo di Coydog nella serie: tra una brutalità sempre molto difficile da digerire e la visione di quella scena per un bambino di sette anni, ora si può capire perché Ptolemy lo abbia ancora così a cuore nonostante il poco tempo passato insieme a lui.
Con questa chiusura quasi anticlimatica, “Coydog” poi prende una strada diversa ambientata solamente nel presente, senza alcun flashback ulteriore, e porta Robyn e Ptolemy ad un confronto piuttosto interessante con Niecie e Hilly, che segue un principio molto umano e saggio che viene esemplificato dal seguente dialogo tra i due:
“Some Black folk, and some white folk too, want things so bad, they just can’t help theirself. But that don’t make them bad people.”
“What? So what it make them then?”
“Trapped. They caught in the quicksand and we need to help ‘em out.”
“So we supposed to love these motherfuckers even when they don’t deserve it?”
“Oh, nah, now. I ain’t… I ain’t say all that.“
Nonostante gran parte della puntata scorra senza particolari sorprese, bisogna ammettere come Walter Mosley abbia sorpreso un po’ tutti sia per il modo con cui ha risolto una delicatissima questione familiare, sia per come l’ha introdotta. Da come Hilly ha informato sua madre sulle condizioni di casa Grey, ci si sarebbe potuti aspettare un approccio più diretto, più umano, con quest’ultima in visita a Ptolemy, e invece Mosley opta per l’invio di alcuni poliziotti per controllare lo stato dell’appartamento e della mente del 93enne.
Un 93enne che, ora che è in perfette condizioni grazie alla medicina, impartisce una pesantissima lezione di vita sia alla madre che al figlio, messi con le spalle al muro in maniera diretta, ma anche molto umana, confermando una certa bontà d’animo da parte di Ptolemy, talvolta anche eccessiva visti i toni e le parole (“She’s not even blood to us.I just don’t think it’s right to have some stranger doing our family business.“) che vengono usate dall’altra parte ma che, tutto sommato, è calcolata sapendo del limitato tempo a disposizione.
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Nonostante il titolo “Coydog” potesse far pensare ad un episodio con un maggiore focus sul character, il vero cuore pulsante di questa puntata è Ptolemy stesso, insieme al resto della famiglia che ha bisogno di una raddrizzata. Solo nel finale riparte la ricerca di informazioni sul responsabile della morte di Reggie e in tal senso ci si aspetta un concreto avanzamento di trama nella prossima puntata.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.