Sono passati quasi due anni da “Are You Leading or Am I?“, season finale della terza stagione che segnava l’ultimo incontro/scontro in scena di Eve e Villanelle.
É passato ancora più tempo, invece, dall’8 aprile 2018, quando sulla rete BBC Killing Eve faceva il suo esordio assoluto. Quattro anni e altrettante stagioni dopo, tra pause di produzione e ritardi dovuti all’emergenza sanitaria, Killing Eve si presenta con il suo capitolo conclusivo profondamente trasformata.
Negli anni, il successo della serie è stato tangibile, con apprezzamenti sia di critica che di pubblico, resi ancora più saldi dalle eccellenti performance delle sue protagoniste. Sandra Oh e Jodie Comer, infatti, di stagione in stagione hanno collezionato una lunga serie di nomination e conseguenti premi, rendendo lo show forse un po’ più memorabile di quanto non lo sia in realtà.
SANDRA, JODIE E COS’ALTRO?
Quanto affermato poche righe sopra può sembrare un giudizio pesante ed esagerato, eppure la prova tangibile della trasformazione di Killing Eve è sotto gli occhi di tutti. A partire dai giudizi della critica, passata da un’approvazione del 96% per la prima stagione, fino a scendere al 65% durante la scorsa. Ma qual è il problema attuale di Killing Eve?
All’esordio, “Nice Face” aveva presentato una sorta di spy thriller con contorni da black comedy. Questi due elementi ben si amalgamavano dando vita ad un drama non appesantito dalle situazioni ma, allo stesso tempo, in grado di catalizzare fortemente l’attenzione grazie a casi, omicidi e misteri ad alto impatto (chi non ricorda “Don’t I Know You?“). Il tutto condito dalla caccia tra gatto e topo egregiamente messa in scena dai personaggi di Eve e Villanelle.
Già dalla scorsa stagione, però, la musica ha iniziato a cambiare proponendo uno show che sembra più il fantasma di sé stesso. I casi di omicidio e i relativi misteri rimangono sempre parte integrante della narrazione, tuttavia, questi risultano sempre più confusionari e poco organici, rendendo difficile appassionarsi realmente all’accaduto.
Un altro degli elementi che sta sempre più prendendo il sopravvento, poi, è una caratterizzazione fortemente improntata sull’humor. Eccessivo e a volte fuori luogo, sembra che la psicopatia di Villanelle e l’essere impacciata di Eve debbano per forza sfociare in situazioni più o meno comiche.
L’insieme di questi elementi, dunque, non aiuta il procedere della serie che di puntata in puntata si perde in un’infinità di altri elementi senza giungere mai all’obiettivo. E l’unico motivo per cui non si rischia la rovina è proprio la presenza di due attrici fenomenali come Sandra Oh e Jodie Comer.
L’INIZIO DELLA FINE
Con “Just Dunk Me”, Killing Eve entra dunque nella sua ultima fase, con il primo di otto episodi che concluderanno definitivamente la serie. Come partenza, però, la puntata ha lasciato dietro di sé svariati dubbi, soprattutto considerato il ristretto numero di appuntamenti a disposizione.
La problematica principale risiede sempre in quella mancanza di azione razionale che ha caratterizzato anche la scorsa stagione. Killing Eve, da quando ha sviluppato maggiormente i suoi personaggi si è infatti focalizzata esclusivamente su di loro ma non nel modo più indicato per far proseguire allo stesso tempo la storia.
Anche in questa season premiere le presentazioni dei protagonisti appaiono “vuote”, concentrando quasi tutto sul black humour ma lasciando poco da un punto di vista concreto. Tra Konstantin nuovo sindaco di un paesino in Russia (pessima scelta al momento) e Carolyne destituita dai suoi incarichi e nuovo addetto della cultura a Maiorca, a spiccare ancora una volta sono ovviamente i due personaggi principali.
Eve e Villanelle, in realtà, anche in questo episodio mantengono fede alla loro caratterizzazione: la Polastri in un modo o nell’altro sempre ancorata alle indagini; Villanelle sempre in bilico tra omicidi e psicopatia (con tanto di visioni mistiche adesso). Elementi vitali dello show ma che, senza un plot consistente a fare da contorno, rischia sempre più di perdere il suo interesse.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Killing Eve torna con la sua ultima stagione ma lo fa nello stesso modo con cui si era conclusa quasi due anni fa: confusione e attenzione eccessiva sulle stranezze dei personaggi non vanno bene ad un plot che adesso esige le sue risposte.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.