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From 1×04 – A Rock And A FarwayTEMPO DI LETTURA 5 min

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From 1x04 recensioneCon questo quarto episodio Jack Bender si congeda dalla regia di From per lasciare spazio a Brad Turner (1×05 e 1×06), Jennifer Liao (1×07, 1×08) e Jeff Renfroe (1×09 e 1×10). Tre nomi che non fanno urlare al miracolo ma che comunque danno una discreta sicurezza per il futuro visto il loro curriculum.
Il perchè di questa intro tutta dedicata alla regia è semplice: per dare un tono alla serie ci vuole qualcuno con esperienza alle spalle e quella del 72enne Bender (con 40 episodi di Lost, incluso il finale) è perfetta per impostare l’atmosfera giusta lasciando gli altri 6 episodi ad altri registi che dovranno “semplicemente” replicarla. L’imprinting iniziale simile a quello di Lost è fondamentale, specie in una serie come questa che sembra trarre diverse ispirazioni dal capolavoro ABC.

Donna:Victor! What the hell are you doing? You’re freaking people out!
Victor: I was just trying to get a head start this time.

NON C’È NOTORIETÀ SENZA NETFLIX


Mentre si scrivono queste righe From è ancora una serie piuttosto snobbata nell’Internet che conta ma è un qualcosa che presto verrà cambiato con il rilascio della serie su Netflix, verosimilmente dopo il 10 Aprile, ovvero quando uscirà il season finale su Epix. Il motivo di questa ignoranza generale è dato dal canale via cavo su cui va in onda, non proprio uno dei più rinomati e che fa capo a MGM. MGM che, tra l’altro, non è ancora stata ufficialmente comprata da Amazon e che, quindi, spiega il perchè la serie sia stata ceduta a livello internazionale al colosso di Los Gatos.
Un po’ come era successo con The Serpent, passato (anche giustamente) in sordina in Italia nel momento della sua uscita per poi avere un picco nelle ricerche di Google quando è stato rilasciato su Netflix ad Aprile anche a livello mondiale, è verosimile che accadrà lo stesso anche per From. E ce lo si augura perchè, finora, piace parecchio.

QUAND’È CHE SI POTRÀ PRENDERE ELEMENTI DI LOST SENZA ESSERE ACCUSATI DI COPIARE?


Kenny:Every single one of these pins is a different resident who drove in from a different location. Yet somehow we all ended up here.

A costo di diventare noiosi, bisogna ripeterlo: Lost è stato uno spartiacque generazionale e, come tale, è stato preso da esempio per molte, troppe, serie (Flashforward, Wayward Pines, Manifest,) che erano state sponsorizzate come “Il nuovo Lost” della scorsa decade. Un nickname usato impropriamente come tecnica di marketing che si è ben presto rivelata fallimentare anche a causa di prodotti scadenti ma, soprattutto, per una fondamentale differenza di temi ed elementi in comune.
In tutto ciò bisogna anche che Lost ha esordito nel 2004 ed è terminato nel 2010, quindi sono passati quasi 20 anni dal suo esordio e c’è da domandarsi quando la riproposizione aggiornata di alcuni elementi della serie ABC sarà universalmente accettata. Probabilmente a 12 anni di distanza dal finale, si può cominciare ad essere un po’ più comprensivi ma non troppo.
Pertanto, definire From come “il nuovo Lost” è inappropriato ma ci sono certamente degli elementi in comune che stanno emergendo e che riportano indietro di qualche lustro. John Griffin, alla sua prima vera esperienza come showrunner, ha ovviamente studiato a fondo il tutto e ha ripreso alcuni elementi e li sta lentamente riproponendo anche qua:

  • l’impossibilità di geolocalizzare la cittadina
  • un gruppo molto folto di “dispersi” con diversi character che emergono da protagonisti
  • due sottogruppi che vivono secondo da separati in casa (Colony House e nella cittadina)
  • un leader politico (Boyd/Jack)
  • un leader religioso (Father Khatri/Locke)
  • un leader alternativo (Donna/Benjamin Linus)
  • un character peculiare con una connessione speciale al luogo (Victor/Benjamin Linus).

La mappa mostrata da Kenny in questo episodio è l’ennesimo tassello che si va ad inserire in una mitologia apparentemente molto complessa e che affonda le sue radici (battutona sugli alberi che si muovono) diverse decadi prima dell’arrivo della famiglia Matthews, come esemplificato dalla scena introduttiva con un giovanissimo Victor che è l’unico superstite rimasto nella cittadina.

PEDO VICTOR


Victor: Four inches.
Ethan: What?
Victor: The trees, they’ve moved four inches.
Ethan: Is that good or bad?
Victor: They’re close, so it’s bad.
Ethan: Should we tell somebody?
Victor: Oh, I don’t think they’ll understand.

Dopo i tre episodi rilasciati all’unisono che hanno aiutato a creare una buona idea prima impressione della serie, “A Rock And A Farway” non è il filler che ci si aspettava (deo gratia) e, anzi, rappresenta un tassello fondamentale per capire il nuovo ecosistema ed enfatizzare l’importanza di un character in particolare: Victor.
Il flashback con cui si apre la puntata, e a cui ne seguirà un altro con il bambino vestito di bianco (Thomas?), genera istantaneamente una profondità narrativa che aiuta a mettere in prospettiva l’effettiva durata di questo incubo. Una durata che Victor ha sperimentato sulla sua pelle e che giustifica anche i suoi comportamenti ed i suoi disegni bambineschi, ovviamente viziati dall’assenza di adulti e da una carneficina che avrebbe compromesso la psiche di chiunque. Il che lo mette direttamente in collegamento con Ethan, praticamente un suo pari, e anche lui “benedetto” dalla possibilità di vedere il bambino.
Tutto molto bello, eppure, come spesso accade in questo genere di film/serie, emerge sempre quel clichè molto banale che prende il character più “autistico” e lo si esclude dalla società che, ovviamente, non lo capisce e lo vede come una minaccia quando invece è palesemente l’elemento chiave per capire qualcosa in più della situazione. Un peccato.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Victor si erge a character fondamentale della serie
  • Dualismo tra Boyd e Khatri
  • “KILL THE BOY” spalanca le porte ad una serie di opzioni, compresa quella di una faida interna ai mostri del bosco
  • L’assenza dei mostri non si sente, segno di un’ottima sceneggiatura
  • La mappa e l’assenza di coordinate geografiche
  • Gli alberi si sono spostati e le rocce cadono dal cielo: ok…
  • Alcune reminiscenze di lostiana memoria potrebbero puzzare di copia/incolla
  • Clichè classico: nessuno capisce l’importanza del “matto del paese” che in realtà è quello che ne sà più di tutti

 

Un quarto episodio molto buono che introduce alcuni elementi estremamente interessanti che promettono bene. Non si è ancora al livello di dare un Bless ma le premesse per arrivarci ci sono tutte.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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