Dopo il grande cliffhanger sganciato agli sgoccioli dello scorso episodio, ecco che Love & Death non può che prendere la tanto attesa svolta legal. La curiosità risiede soprattutto per gli spettatori estranei alla vicenda o ai precedenti adattamenti, tuttavia, anche il pubblico più informato sa perfettamente di trovarsi tra le mani un piccolo gioiellino, vuoi per la regia minuziosa e sopraffina, vuoi per la cura nella scenografia e nella messa in scena, ma soprattutto a causa delle gigantesche interpretazioni degli attori.
Elizabeth Olsen si conferma attrice di un’altra categoria, ma in “The Arrest” vengono fuori anche l’ottimo Tom Pelphrey (Iron Fist, Mank) e il buon Brian d’Arcy James (West Side Story, Hawkeye). Anche il marito di Candy Montgomery, Pat, riesce finalmente ad ottenere una sua dimensione, diviso a metà tra la fede verso la moglie e i dubbi che lo attanagliano. Il tutto, però, si regge su un pilastro fondamentale, che è la sceneggiatura. Una traccia più che solida, che non tralascia personaggi per strada, insinua dubbi nei protagonisti e nello spettatore e permette ad una regia ispirata di realizzare un prodotto coi fiocchi.
SOSPETTATA #1
Le coincidenze iniziano ad essere troppe. La polizia scopre che Candy, oltre ad essere l’ultima persona ad aver visto Betty Gore in vita quel 13 giugno 1980, aveva anche una storia con Allan, suo marito. L’alibi non regge più e le bugie raccontate negli interrogatori hanno ora un sapore diverso. Ciò che colpisce, però, è il comportamento della sospettata all’interno di questa escalation. Nonostante la situazione stia precipitando, la protagonista rimane sempre lucida, sicura di sé, ferma nelle sue affermazioni, pronunciandosi sempre innocente.
Un vero e proprio ruolo che Candy Montgomery ormai interpreta alla perfezione. Un guscio impenetrabile (o quasi), cementificato nei vari tragitti in auto da sola, trascorsi a sfogare tutte le emozioni represse per non apparire come colpevole ai diversi interrogatori. Sono proprio le scene in cui Elizabeth Olsen appare da sola ad essere quelle più significative, che rappresentano meglio le mille sfaccettature nascoste dietro lo stereotipo della solita casalinga del secolo scorso. Uno stereotipo ben analizzato nei precedenti episodi, rendendolo di fatto un vero e proprio fattore alienante.
BETTER CALL DON
Con la situazione sempre più precipitosa entrano in gioco gli avvocati. Love & Death, che era partita come una serie a tinte romantiche, in “Do No Evil” aveva subito uno switch divenendo un true crime. Con “The Arrest”, però, lo show di David E. Kelley si ritrasforma, stavolta in una vera e propria serie legal. Il focus è tutto sull’avvocato di Candy, Don Crowder, interpretato da un magnetico Tom Pelphrey. Candy verrà arrestata, è ormai questione di tempo, quindi Don entra in gioco cercando di tener fuori la sua assistita e amica attraverso il pagamento di una cauzione. L’avvocato texano è addirittura piuttosto calmo riguardo la situazione, almeno finché Candy non confessa di essere lei la colpevole per l’assassinio di Betty Gore.
Questa è infatti la prima confessione. Un vero e proprio spartiacque che sancisce un cambio di ritmo evidente, accelerando di pari passo con le sfuriate di Don e i vari accorgimenti, adottati in ottica di una strategia tutta in divenire e mai chiara fino in fondo nemmeno all’avvocato stesso. I media in tutto ciò svolgono un ruolo cruciale. Nell’attesa del processo, la battaglia già esplode sulle pagine di giornale, facendo del sensazionalismo un’arma a duplice effetto. Toccherà al giudice Ryan porre una parola fine al circo mediatico, ponendo anche una croce sulla speranza di cambiare location del processo.
IPNOSI
Il frangente più interessante dell’episodio arriva però nel terzo atto. Don, tra tutte le raccomandazioni fatte a Candy, la accompagna a sostenere una visita psichiatrica a Houston. Qui la visiterà il dottor Fred Fason, interpretato da Brian d’Arcy James. L’intera scena è magistrale, con l’attore de Il Caso Spotlight a scandire i tempi per una Olsen in continuo crescendo. La reazione dello spettatore è esattamente la stessa che ha Don Crowder, stupito dalla mole di emozioni liberate in una seduta di ipnosi. Il pubblico ancora non ha visto ciò che è accaduto nella famosa “stanza” di casa Gore. La scrittura con questa intuizione sta infatti costruendo un grosso climax episodio dopo episodio, lasciando allo spettatore la scelta di credere alle parole di Candy o no.
Una situazione analoga a quella che vive suo marito, Pat. L’uomo nega a sé stesso davanti alle evidenze (i tagli e i lividi sul corpo della moglie) pur di credere alle parole della donna che ama. Una situazione distruttiva che arriva ad una fine nell’ultima scena: una bellissima contrapposizione tra gli occhi increduli di Pat davanti alla verità e Candy che rassicura i suoi bambini, interpretando il ruolo che si è ricucita addosso.
Candy: “Well, there will just be a little trial and they will present evidence and so forth. And then, the jury will find that I’m innocent, and we can all go back to being a normal family.“
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Love & Death continua ad evolversi nei generi ma la scrittura, così come la regia e la fotografia, svolgono sempre un lavoro eccezionale. Le performance degli attori poi impreziosiscono il tutto e rendono lo show una vera e propria chicca per gli amanti del genere e non.
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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.