Love & Death 1×04 – Do No EvilTEMPO DI LETTURA 3 min

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love & death 1x04 recensioneStepping Stones” aveva lasciato il proprio pubblico nel momento clou con una Betty Gore ripresa da dietro con un’accetta che guardava direttamente verso Candy Montgomery. Chi conosce la storia dell’omicidio di Wylie nel 1980 sarà rimasto solo parzialmente stupito dal modo in cui David E. Kelley ha sapientemente trovato il modo di creare un cliffhanger, perché la salvezza di Candy da quella situazione era certa al 110%. Eppure è quel genere di cliffhanger che funzionano perché incuriosiscono e tengono alta la tensione.
La vera domanda era però un’altra: “Do No Evil” farà un brevissimo time-skip evitando il conflitto o lo mostrerà concedendo uno sguardo all’efferato omicidio non premeditato da Candy? E la piacevole risposta è che HBO e Kelley non si sono fatti mancare niente, pur riservandosi le scene dell’omicidio per dei flashback che verranno verosimilmente concessi solo nelle prossime tre puntate.

I went to Betty’s, and we just got to talkin’, and I looked at my watch and thought I had enough time to go to Target to get Father’s Day cards, so I drove all the way to Plano.
But when I got to the parking lot, I realized my watch had stopped, and so I was late. I didn’t even go in. I’m so upset. I wanted to see the kids’ puppet show.

LA 3° PERSONALITÀ DI CANDY


Episodio dopo episodio, Elizabeth Olsen sta continuando a sorprendere con una performance recitativa che le farà guadagnare molto probabilmente almeno una candidatura come Miglior Attrice Protagonista In Una Serie Limitata ai prossimi Emmy e Golden Globe. I primi 20 minuti di “Do No Evil” bastano da soli a fornire le motivazioni per questa meritatissima candidatura.
Se finora si erano viste “due Candy Montgomery”, ovvero quella versione della classica casalinga americana cristiana, madre di famiglia sempre perfetta agli occhi esterni e poi quella più onesta e senza il sorriso di facciata che si è vista solamente con la migliore amica Sherry, Allan e molto brevemente una volta che Betty ha sfoderato l’ascia. Dopo l’efferato omicidio di quest’ultima, però, è emersa una terza Candy, quasi come se ci fosse una terza personalità, questa volta votata completamente alla sopravvivenza e al mantenimento del suo status quo. Una Candy che unisce la sua abilità di mantenere intatte le apparenze di fronte agli altri abitanti di Wylie alla sua freddezza, già sciorinata durante il neanche tanto velato corteggiamento ad Allan. In tal senso rimarrà impresso nella memoria quel “would you be interested in having an affair?” che ha dato il via a tutto.

UNA OLSEN IN STATO DI GRAZIA


La Olsen, anche grazie ad una regia attentissima di Lesli Linka Glatter che esalta la sua performance in diversi momenti soffermandosi su molti particolari (tipo le mani che tremano durante l’interrogatorio, il tremolio, gli occhi lucidi o le inquadrature di riflesso sullo specchietto retrovisore della macchina), è bravissima nel mostrare il cambiamento psicologico passando dallo shock alla lucidità in pochi secondi.
Sono pochi i particolari che lo enfatizzano ma è anche vero che una recitazione degna di un Emmy porta doverosamente con sé non solo una certa bravura dialettica e della mimica facciale ma anche una gestione attentissima di tutto il corpo. Le mani che tremano e i diversi tick che rivelano le menzogne durante le conversazioni al telefono o in caserma sono un tocco di classe che può essere erroneamente dato per scontato ma che in realtà non è assolutamente da sottovalutare. Si vorrebbe poter dire lo stesso di Jesse Plemoms…

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Elizabeth Olsen è divina nella sua interpretazione
  • Regia curatissima di Lesli Linka Glatter che accompagna benissimo
  • I primi 20 minuti e le pochissime parole dette che lasciano spazio a regia e sguardi
  • Tensione crescente
  • L’interrogatorio e i dettagli
  • Niente

 

Senza alcuna ombra di dubbio, questo è l’episodio migliore della miniserie fino ad oggi. Una Elizabeth Olsen all’apice delle sue capacità recitative è tutto ciò che questa serie ha bisogno. E ce l’ha.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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