Love & Death giunge alla sua conclusione con un episodio che mantiene alta la qualità generale della serie grazie al lavoro di fino sui personaggi, ad una sceneggiatura ricercata e mai scontata e ad una regia attenta e accattivante.
La puntata finale è tutta dedicata a Candy Montgomery e alla sua testimonianza in aula che convince la giuria a concederle il beneficio del dubbio e scagionarla dalle accuse di colpevolezza.
Elizabeth Olsen chiude in bellezza la sua performance nelle vesti di Candy con un’ulteriore prova della sua potenza recitativa, aiutata – durante il minutaggio – da un energico Tom Pelphrey in grande spolvero.
Essendo la trama basata su un fatto di cronaca nera, la risoluzione della vicenda non coglie nessuno impreparato; ciononostante, David E. Kelley si dimostra il solito mattatore di prodotti criminal-drama, sfornando un piccolo gioiellino seriale che lascia sicuramente un’impronta importante.
13 GIUGNO 1980
Candy Montgomery siede al banco dei testimoni e racconta la sua versione dei fatti di quel tragico 13 giugno 1980. Per la prima volta, dunque, il pubblico assiste allo scontro tra Candy e Betty e all’omicidio di quest’ultima.
Giustamente, la versione narrata è quella di Candy Montgomery e, come sottolineato dall’accusa nell’arringa finale, è l’unica testimonianza disponibile ai giurati, dato che sentire l’altra campana è impossibile.
La sequenza della lotta e dell’assassinio di Betty viene intervallata dalle domande degli avvocati e dai primi piani del viso di Candy Montgomery, a volte imperscrutabile e glaciale, a volte fragile ed affranto.
Elizabeth Olsen riesce, ancora una volta, a rimarcare questa profonda dicotomia del personaggio della Montgomery, come se al suo interno abitassero due personalità in contrasto tra loro.
La sequenza del brutale omicidio è girata in maniera eccelsa, con un crescendo di ritmo e tensione, come se lo spettatore fosse là presente, con Candy e Betty, a subire una spirale di bugie e crollare sotto il peso di gelosia, rancore e colpi d’ascia.
IL RAGIONEVOLE DUBBIO
La situazione di Candy Montgomery non sembra per niente rosea, almeno all’inizio. Tutti gli indizi raccolti dalla polizia farebbero pensare più ad un omicidio premeditato che non un delitto passionale, cioè dovuto ad un impulso improvviso.
La relazione adulterina tra Candy e Allan, le continue bugie raccontate dall’indagata, l’efferatezza del crimine (41 colpi d’ascia, mica un paio) porterebbero i giurati a dichiarare Candy colpevole e spedirla dietro le sbarre. Eppure le cose vanno diversamente.
Grazie ad un avvocato impetuoso, ma attento e preparato (standing ovation a Tom Pelphrey) e grazie alla testimonianza del dottore che ha ipnotizzato Candy, la Montgomery esce a testa alta e viene dichiarata “non colpevole”.
Love & Death non vuole propendere per una versione dei fatti rispetto ad un’altra; il pubblico, infatti, alla fine della visione si fa mille domande su quanto realmente accaduto in quella casetta a schiera di un’anonima cittadina texana.
L’omicidio di Betty Gore potrebbe essere il caso di mala giustizia più famoso degli Stati Uniti o, semplicemente, la dimostrazione di quanto una situazione possa precipitare e sconvolgere la vita di due persone normalissime.
UN CLASSICO SHOW ALLA DAVID E. KELLEY
Love & Death è riuscita a spaziare tra diversi generi, prendendo il meglio da ciascuno e mantenendo sempre alta l’asticella. Un po’ romantic-drama, un po’ crime, un po’ biopic e, sul finire, un vero legal-drama, lo show di David E. Kelley è riuscito a bucare lo schermo nel migliore dei modi.
D’altronde, come detto precedentemente, il creatore della serie è uno che in queste produzioni ci sguazza da anni e le piccole e grandi bugie – per riprendere un altro suo show di successo – sono il suo pane quotidiano.
Love & Death, però, non sarebbe la serie che è stata se al fianco dello sceneggiatore non ci fossero stati due registi (Lesli Linka Glatter e Clark Johnson) in grado di tradurre in immagini e sensazioni, il copione di Kelley. Un regia veramente minuziosa, impeccabile e mai didascalica.
Ultimi, ma non ultimi, gli attori che hanno condiviso il palcoscenico della serie, confezionando delle magnifiche performance (nonostante Jesse Plemons relegato a comparsa in questo finale). Le lodi per la bravura di Elizabeth Olsen ormai si sprecano, ma è un bene ricordare di che pasta è fatta questa attrice e sottolineare nuovamente la potenza dei suoi sguardi e della sua mimica facciale. Una fuoriclasse.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Il massimo dei voti per la conclusione di Love & Death, una serie ben scritta, ben girata e ben recitata. David E. Kelley non si smentisce, ma a centrare l’obiettivo sono state anche una regia quasi perfetta e un casting superlativo (Elizabeth Olsen e Tom Pelphrey in primis).
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.