È (purtroppo) innegabile che praticamente chiunque abbia meno di 40 anni conosca Lupin per ragioni che vanno al di là dei romanzi scritti da Maurice Marie Émile Leblanc. Più precisamente, si potrebbe additare con una certa sicurezza che il defunto Monkey Punch, al secolo noto come Kazuhiko Kato, sia il responsabile della ritrovata fama tra i più “giovani” di Lupin o, per meglio dire, di suo nipote. Arsenio Lupin III è infatti il personaggio inventato da Monkey Punch nel lontano 1967 e non ha bisogno di alcuna introduzione.
Questo non è il primo prodotto che prende libero spunto dai romanzi scritti da Leblanc: tra il 1909 ed il 1917 sono stati girati ben 4 film dall’omonimo titolo, un altro ne è seguito nel 1932 ed infine un ultimo fallimentare tentativo (20 milioni di budget spesi e 9,7 fatti al botteghino) è datato 2004. Il tutto senza dimenticare una serie tv andata in onda tra il 1971 ed il 1974. Niente di eclatante e niente che, francamente, merita di essere rivisto.
Ora invece è arrivato il turno di George Kay e François Uzan che, con la sponsorizzazione di Netflix, provano a dare nuovo lustro al personaggio del ladro gentiluomo in 10 episodi, 5 rilasciati ora e 5 ancora in fase di post-produzione con probabile data di uscita a metà/fine 2021.
“Arsenio Lupin è più di un libro: è la mia eredità, il mio metodo, la mia via. Io sono Lupin.“
ARSENIO LUPIN
Netflix ha scommesso (come fa sempre) sull’ennesimo remake/spin-off/reboot ma questa volta sembra essersi assicurato un prodotto di un certo livello che conferma quanto di buono si era già visto dal trailer ed è lontano da prodotti molto dubbi tipo Ratched.
Sin dai primi minuti di questa series premiere si evince una certa qualità, frutto di un impegno piuttosto corposo nella produzione dei dieci episodi della serie. Se Kay ed Uzan sono nomi che non fanno drizzare le orecchie, il fatto che un certo Louis Leterrier (The Transporter, Now You See Me, L’Incredibile Hulk) sia alla regia dei primi tre episodi assicura invece un segnale di qualità. Qualità che si vede fin dai primi minuti, si conferma con inquadrature serrate durante le scene d’azione e che, fortunatamente, perdura per tutta la puntata anche con i diversi flashback.
ASSANE LUPIN
Se il comparto tecnico è più che qualificato, dall’altra parte della telecamera c’è invece un certo Omar Sy che è diventato una star (non solo in Francia) da ormai un decennio grazie al boom di Quasi Amici – Intouchables. Ed è innegabile che il carisma dell’attore giochi un ruolo fondamentale nella caratura del protagonista.
Sy recita nel ruolo di Assane Diop, non si chiama Lupin ma il suo personaggio è cresciuto decisamente ispirandosi alle avventure e ai furti descritti dalla penna di Leblanc. Per enfatizzare questa connessione tra Assane e la figura letteraria di Lupin, Kay ed Uzan mostrano in maniera costante la presenza di un libro di Leblanc e ci costruiscono attorno un valore simbolico ed intrinseco. Assane è infatti orfano ed il libro, tramandato da padre a figlio, rappresenta l’unica eredità che gli è stata lasciata dal padre, un’eredità che ha chiaramente una storia molto lunga alle spalle. “Capitolo 1” (ma anche gli altri nove episodi lo faranno) gioca infatti molto tra presente e passato (25 anni fa), momento in cui la vita di Assane cambia drasticamente con la morte del padre. Ed è chiaro che l’intento di questi 10 episodi sia scoprire quale fosse la vera identità del padre che, palesemente, ha molte sfaccettature e diversi segreti.
La trama non ha niente di sconvolgente, è ovviamente “già vista” ma, vuoi per il ritmo, vuoi per Sy, funziona molto bene nonostante alcune forzature (tipo la pagina Wikipedia o i libri di Lupin negli uffici dei detective) e si lascia facilmente perdonare. Sicuramente, e questo va detto, il risultato è decisamente superiore alle aspettative. Touchè.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Il pilot di Lupin svolge il suo dovere in maniera perfetta introducendo il character interpretato da Omar Sy in modo mai scontato. La regia di Leterrier si vede e riesce ad elevare il prodotto, Sy invece tiene su da solo l’intero show: Lupin non è un capolavoro ma è un ottimo divertissement che vale la pena di essere visto, soprattutto in lingua originale.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.