Prosegue la linea orizzontale dell’indagine, da parte di Assane “Lupin” Diop (Omar Sy) che qui vede il coinvolgimento di un personaggio davvero importante per quanto riguarda l’indagine sulla presunta colpevolezza o meno del padre: l’ex ispettore (adesso commissario) Dumont (Vincent Garanger), il poliziotto intravisto in “Capitolo 2” che affidava il giovane Assane ai servizi sociali.
L’ANTI-SHERLOCK HOLMES
Una buona metà dell’episodio, infatti, si concentra sul “sequestro” da parte di Assane del commissario, allo scopo di estorcergli la verità su quella vicenda. Si può dire, a tutti gli effetti, che questa sia la “trama verticale” della puntata, in quanto comincia e si esaurisce all’interno di essa, nonostante l’impianto generale di tutta la trama rimanga pressoché orizzontale.
Nella scelta di questa struttura non si può non notare una certa ispirazione verso la famosa serie britannica Sherlock, le cui puntate avevano più o meno lo stesso impianto (mascherato comunque meglio col fatto che faceva leva sui “casi investigativi” di volta in volta proposti). Non poteva essere altrimenti dal momento che il personaggio letterario di Arsène Lupin è considerato, da sempre, l’anti-Sherlock Holmes, con la stessa genialità e spirito di deduzione solo applicati “dall’altra parte” ossia nel mondo della criminalità.
Molti dei trucchi e degli escamotage utilizzati da Assane necessitano, infatti, di una certa “sospensione dell’incredulità”, la stessa che necessitava appunto lo spettatore della serie con Benedict Cumberbatch. Gli autori della serie giustamente hanno tenuto, almeno finora, un certo riserbo sulle reali capacità del personaggio, rilasciando qui giusto qualche flashback sul suo passato. Ma si presuppone che la formazione di Assane comprenda notevoli conoscenze di hacking informatico e arti marziali per come riesce a far perdere i sensi a Dumont, a criptare l’intelligenza artificiale di casa sua e pure ad infiltrare delle telecamere in casa sua (a proposito: quando ce le avrebbe messe?).
Se nei precedenti episodi, infatti, le abilità del “Lupin contemporaneo” erano soprattutto un abile uso di Photoshop, trucchi da prestigiatore e una grande faccia tosta abilità nel mentire, qui ci si spinge ben oltre facendo quasi sembrare il personaggio una sorta di super-eroe.
D’altro canto, le serie come Lupin e Sherlock si basano, per l’appunto, sull’iperbole e sul climax di situazioni ingarbugliate in cui i protagonisti riescono a districarsi. Sebbene appaia impossibile che un piano come quello di questa puntata possa riuscire (mettendo nel sacco sia la polizia che i big data delle intelligenze artificiali), tutto appare comunque credibile nella logica in cui si muove lo show. E allora si possono perdonare anche queste ingenuità (e il look da nerd sfigato uscito da un film di Spike Lee per cui Assane non è affatto credibile come informatico).
DUMONT E CLAIRE, IL MEGLIO DEI PERSONAGGI SECONDARI
Il merito principale della serie è invece quello di centellinare, episodio dopo episodio, il passato di Assane. Questo sempre per non rivelare troppo riguardo le sue conoscenze e lasciare quell’alone di mistero di cui il personaggio necessita, ma anche per dare la giusta importanza ai personaggi secondari che compongono l’universo narrativo di Lupin.
“Capitolo 3” si regge, ad esempio, tutto sulle spalle del personaggio dell’ispettore Dumont. Questo ha coperto un ruolo fondamentale nell’ammissione ci colpevolezza del padre di Assane, e per questo viene costretto a rivelare tutti i suoi segreti.
La figura di Dumont si discosta dalle altre (innumerevoli) del classico poliziotto corrotto. Lo spettatore conosce il “giovane Dumont” come un poliziotto onesto e incorruttibile e poi il “vecchio” Dumont, un dirigente disilluso e cinico. Un personaggio dunque complesso e sfaccettato, capace, in alcuni momenti, di creare empatia con il proprio “carceriere” e anche nei confronti dello stesso spettatore.
Empatia che costa caro al protagonista che, forse per la prima volta, compie un errore all’interno del suo piano perfetto: rivelare la propria identità. Per scoprire quali conseguenze avrà questo suo errore si dovrà necessariamente aspettare il prossimo episodio, intanto però si potrebbe discutere del fatto che un personaggio così intelligente e padrone delle situazioni sotto stress faccia un errore così imperdonabile in un momento del genere. Si tratta certamente di un modo per far procedere la trama in una determinata direzione, anche se al momento appare più che altro come una scrittura molto pigra e superficiale.
La cosa certa è che il personaggio di Dumont è quello che cattura maggiormente la scena per la sua complessità e per la bravura del proprio interprete e sarebbe interessante vedere quale sarà la sua “vendetta” nei confronti di “Arsene Lupin”.
Altro personaggio-chiave dell’episodio è la moglie di Assane, Claire, anche lei in versione giovanile nei rapidi flashback che illustrano il percorso di maturazione del protagonista. La sequenza dell’incontro fra lei e il giovane Assane ha il merito di rendere il personaggio un po’ più tridimensionale rispetto a quanto visto finora. Non rimane che vedere se anche la “Claire adulta” (Ludivigne Sagnier) riuscirà ad avere un ruolo così preponderante nei successivi episodi.
TENSIONE E RITMO NARRATIVO
L’episodio, incentrandosi su due linee temporali e due storylines precise (Assane-Dumont e le indagini sul sequestro capitanate dai soliti poliziotti che seguono il caso), dimostra un buon ritmo narrativo che coinvolge fin da subito lo spettatore. Dall’altra parte della barricata non si può poi non fare il tifo per l’ispettore Guedira (Soufiane Guerrab) che qui trova la sua rivincita per le sue teorie sul rapporto fra i romanzi di Maurice Leblanc e il misterioso individuo che stanno cercando da tempo.
Pare evidente che il vero “antagonista” di Assane sia proprio lui, l’unico in grado di ragionare esattamente come Lupin. E proprio per questo si spera che da adesso in poi possa avere un ruolo più preponderante nelle indagini, anche per ridare un po’ più di suspense ad una trama che rischia, altrimenti, di diventare fin troppo ripetitiva.
Per il momento comunque “Capitolo 3” si rivela il miglior episodio visto finora in quanto rivela quello che è necessario riguardo la morte di Babakar Diop e lancia definitivamente l’amo per proseguire nella visione e vedere cosa faranno ora i nemici di Lupin, dal momento che ora hanno un vantaggio che prima non avevano su di lui: la sua vera identità.
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Episodio fondamentale per la trama orizzontale che si staglia esattamente a metà di questa prima stagione. Lupin è l’anti-Sherlock Holmes, capace di fare di tutto con la sua sola intelligenza, superiore alla media. Ma forse ora finalmente ha anche dei nemici che potrebbero eguagliarlo, e ciò per la serie sarebbe più che un bene.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!