I precedenti episodi di Maid hanno presentato una storia fatta di abusi, difficoltà e restrizioni, sempre accompagnati da una sorta di speranza che non abbandona mai la protagonista. La luce in fondo al tunnel sembra, di puntata in puntata e di difficoltà in difficoltà, irraggiungibile. Tuttavia, la forza di volontà di Alex non ha mai barcollato, spinta da un unico sentimento: quel mother’s will to survive che sin dal titolo presenta al meglio il libro di Stephanie Land.
Una forza di volontà estrema, dunque, che spinge la protagonista a trascinarsi nonostante tutto e tutti. Con già le difficoltà economiche, lavorative e sociali a caratterizzare la vita di Alex, ciò che spezza definitivamente le gambe è la mancanza di un vero e proprio sistema affettivo che sia realmente dalla sua parte.
PRECARIETÀ AFFETTIVA
Una madre instabile su cui non poter fare affidamento. Un padre estraneo con un passato torbido. In fuga da una relazione tossica. I rapporti affettivi di Alex non sono mai stati i capisaldi della sua vita sin dalla tenera età, producendo un effetto domino che sembra aver caratterizzato anche il resto delle sue relazioni e delle sue decisioni.
“M” è un episodio che concede spazio proprio a questo, così come la stessa Alex si è già chiesta più volte: quando è andato tutto storto? Sono state le sue decisioni o è tutto dipeso dalle azioni altrui che sembrano ricadere sempre su di lei? Il desiderio di un’altra vita, quella che poteva essere e non è stata, diventa così l’oasi felice di Alex, che trova nel ricordo della visita al college quella calma e quella sensazione di libertà perduti. O forse mai davvero avuti.
Il sesto episodio si diverte a prendere in giro il pubblico, così come la sua stessa protagonista. “M” si divide così in due parti, con la prima che sembra portare finalmente tutto sui binari giusti e la seconda che arriva a distruggere tutto, lasciando dietro una sensazione di sconforto totale anche in chi guarda.
Oltrepassata metà stagione, gli attimi di soddisfazione di inizio puntata sembravano quasi reali e duraturi. Maid fa un ottimo lavoro nel cercare di convincere tutti della conquista di Alex. Una casa perfetta, guadagnata sempre con del duro lavoro, una bella festa di compleanno per Maddy, impensabile solo poche puntate fa. Il tutto condito da un’esaltante protagonista, finalmente felice e speranzosa che si lascia andare in un ballo di gioia. Una scena, quella sulle note di Don’t Stop Me Now, che permette anche a Margaret Qualley di mostrare le sue doti di ballerina, dato che l’attrice ha studiato danza sin da giovanissima, entrando anche nel corpo di ballo dell’American Ballet Theatre di New York.
Una situazione, però, completamente effimera, come dimostra la seconda parte dell’episodio. La rabbia per ciò che accade assume tutt’altra sfumatura, perché il tutto viene causato dalla sua cerchia ristretta. Non si tratta della muffa sulle pareti di una casa precaria, o di una macchina distrutta per un incidente. Il danno, ancora una volta, viene inferto da quel sistema affettivo che invece di aiutare demolisce. E c’è ben poco che la determinazione di Alex possa fare dinanzi a questo.
QUEL BARLUME DI SPERANZA
Nel finale di “M”, il paradosso supremo è servito. Alex, sin dall’inizio alla ricerca disperata dell’aiuto di sua madre, si ritrova non solo nuovamente per strada insieme alla figlia di appena tre anni, ma è lei a farsi carico anche di Paula, portandola con sé.
Si ritorna dunque sempre alla problematica degli affetti, non solo mancanti, ma anche destabilizzanti. Tossici al punto da compromettere qualsiasi obiettivo Alex riesca duramente a raggiungere. L’episodio, però, chiude con l’ennesima nota di positività che potrebbe far sperare anche da un punto di vista emotivo. L’aiuto offerto a più riprese da Nate, nonostante l’interesse di quest’ultimo nei confronti di Alex, sembra provenire dalle migliori intenzioni e l’accettazione della ragazza è un primo passo per scoprire magari l’esistenza di un sistema affettivo questa volta reale e di valore.
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Maid continua con la sua ottima e stratificata rappresentazione delle difficoltà della protagonista. Un racconto duro e reale che demolisce e al tempo stesso rigenera di puntata in puntata.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.