Oltre alla sua pittoresca gimmick, il wrestler Undertaker è conosciuto anche per non aver mai perso un incontro a WrestleMania, uno degli eventi annuali più importanti e longevi dalla WWE. Ma forse è meglio dire era conosciuto, poiché questo record di imbattibilità è stato infranto nel 2014 da Brock Lesnar. Un record molto simile lo detiene anche Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. con l’episodio 17 di ogni stagione, trattato (forse anche involontariamente) dagli showrunner come un momento con cui scuotere letteralmente la serie: nemmeno quest’anno vengono deluse le aspettative.
Eliminando tutti i vari strati della 4×17, per trovare la chiave di lettura principale di questo episodio bisogna nuovamente ragionare sulla cosa che rende speciale e particolare questa terza iterazione del serial Marvel/ABC: il concetto di “realtà virtuale”. Il Team Coulson non ha viaggiato in un universo parallelo perché, quello che è stato costretto a fare, è bastato “prestare” la sua mente come grande cesta di dati ad un sistema che li ha rielaborati in Hydra World (quindi, siamo ancora su Terra-199999). Ma nonostante ciò, la realtà aumentata del Framework è talmente potente e raffinata, e le sue tecniche di ri-modellazione così attente e accurate, che la location è percepita dai protagonisti consapevoli della realtà virtuale come un vero e proprio universo alternativo; ergo, tutti i personaggi di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. inseriti in questo contesto distopico, sono a tutti gli effetti da trattare come versioni degli stessi prese, però, da un altro universo dove le cose sono andate diversamente.
Anche se gli abitanti del Hydra World sono come delle versioni alternative dei protagonisti della serie, a tutti gli effetti, non lo sono. Come già detto, l’Hydra World è una realtà virtuale basata su una rielaborazione di dati, come se il Framework avesse scomposto l’equazione che ha reso il Team Coulson (e personaggi limitrofi) quello che è oggi, cambiando solo segni e simboli, fornendo però un risultato diverso. Una dimensione parallela, invece, è basata sul cambiamento di piccole/grandi variabili, cosa che da come risultato qualcosa di totalmente opposto. Eppure, com’è possibile che una rielaborazione dei dati dia come risultato qualcosa di totalmente opposto al materiale originale? Per definizione, una rielaborazione ha comunque dei tratti in comune con la versione precedente, com’è che qui, nel Hydra World, alcuni personaggi si comportano in maniera opposta a quello che sono sempre stati? Purtroppo per la più ovvia, ma non per questo meno agghiacciante, delle verità: quei dati, cioè quella personalità, era già insita nel personaggio ed è questo ciò che spiega il comportamento di Fitz in “Identity And Change”.
Al di fuori del Framework, Ward si è reso partecipe della scioccante defezione da S.H.I.E.L.D. ad Hydra. Quella caratteristica, cardine del personaggio, è rimasta invariata; gli autori si sono semplicemente adoperati per orchestrare la defezione contraria, ciò da Hydra a S.H.I.E.L.D. Il punto, però, arriva proprio qui: se nel Framework un gran bastardo come Ward può essere il più puro degli eroi, cosa impedisce ad un eroico e gentile Fitz di diventare addirittura peggio di Ward stesso in questo contesto virtuale? Probabilmente, solo l’infantile e infondata autoconvinzione dello spettatore che ci sia redenzione per i cattivi, ma nessuna dannazione per i buoni in quanto buoni. In ogni persona c’è sia il bene che il male e, per quanto difficile sia crederlo, Ward ha dimostrato svariate volte il bene che è in lui tramite l’amore Daisy Johnson. Anche Fitz, indubbiamente, ha del male in lui, che però ha sempre represso facendo prevalere il lato da brava persona sopra ogni situazione. Ma come diceva Goethe: “dove la luce è più forte, l’ombra è più nera” ed ecco mostrato quanto è nera l’ombra di Leopold Fitz.
Il problema è che, come detto meglio nella precedente recensione, il Framework deve espiare sia i rimpianti del Team Coulson che mandare avanti un universo narrativo coerente. Se la realtà al di fuori del macchinario ha basato parte della caratterizzazione di Fitz verso l’estremo eroismo, perché fortemente contrapposta all’anti-eroismo di Ward, invertendo le facce della medaglia si inverte anche l’allineamento dei due personaggi. Cosa sarebbe successo se Ward fosse stato addestrato da un buon uomo come Jeffrey Mace e non da un balordo come John Garrett? Cosa sarebbe successo se Fitz fosse stato indottrinato subito da una psicopatica come Madame Hydra? Ecco le risposte.
Involontariamente, però, “Identity And Change” lascia con un’amara domanda: quanto di questa esperienza è effettivamente virtuale? In questo episodio Fitz ha ucciso con una freddezza glaciale Agnes perché la rielaborazione del Framework – come si è appena detto – ha fatto sì che la sua fetta di personalità malvagia fosse quella dominante. Anche se l’esperienza dell’uccisione in sé è stata virtuale, Agnes è comunque morta e persone come Simmons (coinvolte sentimentalmente con lui) hanno potuto assaggiare la sua sopita crudeltà. E, anche se nel mondo reale un Fitz non sarà mai così, il trauma acquisito da questa ipotetica realtà è comunque vero e tangibile, tanto da scatenare il dubbio che possa anche ripetersi nella realtà. “Una storia deve sembrare vera a livello umano, anche se non è mai successa” diceva Alan Moore sulle storie, suggerendo gli aspiranti scrittori a scrivere le proprie storie con l’obiettivo di lasciare qualcosa a chi le legge; poco importa si trattano di mondi fantasiosi e persone mai esistite, leggendo quelle storie al lettore bisogna lasciare qualcosa a livello emotivo. Qui è un po’ la stessa cosa: non si vedrà sicuramente questo “Evil Fitz” nella vera e originale continuità del serial, ma non per questo il suo exploit sadico fa meno impressione o risulta poco traumatizzante. Non importa quanto vera o tangibile sia una esperienza, se vissuta con il giusto impatto segna sempre. Tanto nel bene, quanto nel male.
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- Amy, la studentessa che irrompe nell’ufficio di Coulson, è Stella Gregg: la figlia di Clark Gregg.
- I nomi scritti sul Wall Of Valor della base S.H.I.E.L.D. sono i nomi dello staff dietro le quinte, come i truccatori, i tecnici delle luci ecc. Tra i nomi se ne possono leggere alcuni distintamente, come Paul Zbyszewski, George Kitson e Brent Fletcher.
- Il nome dell’isola dove Holden Radcliff si nasconde è una citazione al titolo della 5×01 di Preason Break.
- Il nome dell’isola è lo stesso della dimora della ninfa Calipso nell’Odissea.
Cresciuta in una struttura dell’HYDRA dove viene addestrata e cresciuta da Kraken, diventa ben presto la sua migliore allieva, tant’è che Kraken la scaglia subito contro eroi di grosso calibro. Nella sua prima apparizione Madame Hydra tenta di contaminare le scorte d’acqua di New York, combattendo e sconfiggendo i Vendicatori col gas nel tentativo di seppellirli vivi, ma viene ostacolata da Capitan America. Da allora, ogni sua azione sarà mossa dal suo nichilismo e la sua passione per il massacro, cosa che l’hanno portata a cambiare spesso alleanze e concentrarsi su obiettivi diversi, pur di organizzare missioni che prevedevano un gran dispendio di forze e morti. Per esempio, al fine di avere il suo impero criminale, ricatta Wolverine in un matrimonio di comodo per consolidare il suo potere nella nazione criminale Madripoor.
Dopo molto tempo passato come mina vagante, si unisce di nuovo all’Hydra, ma viene uccisa dalla nuova Madame Hydra per essere resuscitata da Hive in una forma bestiale e mostruosa. Dopo poco tempo ritorna normale e oggi occupa un posto nel grande consiglio dell’Hydra.
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Plus: una standing ovation di 92 minuti per Mallory Jansen che in questa stagione sta interpretando con successo ben tre personaggi diversi, mostrando un trasformismo e una versatilità impareggiabili.
What If… 4×16 | 2.15 milioni – 0.7 rating |
Identity And Change 4×17 | 2.32 milioni – 0.7 rating |
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