Marvel’s Iron Fist 1×03 – Rolling Thunder Cannon PunchTEMPO DI LETTURA 7 min

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Marvel’s Iron Fist è alla sua prima stagione. Non si sa quante altre ne seguiranno, non si sa se e quanto migliorerà o peggiorerà in futuro. È alla sua prima stagione e, come tutte le serie alla prima stagione, ha ancora un intero mondo da svelare. Però Marvel’s Iron Fist è parte di un qualcosa di più grande. La sua prima stagione è anche come una quinta stagione (contando le due di Marvel’s Daredevil), oppure si potrebbe dire che è il quarto spin-off di una grande serie madre astratta chiamata Marvel Cinematic Universe.
Insomma, Marvel’s Iron Fist presenta una “nuova” storia all’interno di un mondo che gli spettatori hanno già imparato abbondantemente a conoscere. Non solo un mondo comune per quanto riguarda l’universo narrativo, ma comune anche per la sua “comunicazione” stilistica. Come già introdotto nella recensione della 1×01, è possibile individuare un filone comune nell’introduzione dei quattro supereroi.
In questo senso, giunti a questo punto, è facile comprendere le perplessità che ha avanzato la critica a stelle e strisce. Marvel’s Iron Fist, dopo il suo terzo episodio, procede sugli stessi binari lenti e “minimal” dei primi due episodi, pur con qualche folata qui e lì. Facile comprendere le perplessità, sì, difficile condividerle. La serie in esame non ha bisogno di confermare il filone stilistico di cui sopra, non ha bisogno di catturare lo spettatore. O meglio, dovrà farlo ma raccontando la sua storia, senza troppi fronzoli. Inserire lunghissime scene di lotta o magistrali piani sequenza arriverebbe forse a risultare caricaturale e ripetitivo. Quasi uno specchiarsi continuo in quella che deve essere a tutti gli effetti la trasposizione di un mondo cartaceo.
Ovviamente non si vuole assolutamente asserire che Iron Fist vada bene mantenendo un basso profilo. Semplicemente, dopo soli tre episodi, è giusto che la serie rispetti i suoi tempi, scegliendo la spettacolarità al momento giusto (che potrebbe non esserci mai in questa prima stagione, qualora questa scelta sia coerente e motivata). Non sarà Marvel’s Iron Fist a dover catturare lo stupore degli spettatori già totalmente immersi nel mondo che Netflix ha contribuito a mettere in scena.
Da aggiungere poi che la “leggerezza” con cui la serie sembra procedere risulta tutt’altro che ritmicamente lenta, grazie anche a poche divagazioni di trama e alla totale concentrazione sulla vicenda del protagonista. Danny non si troverà in questo momento ad affrontare nemici mortali, quasi si potrebbe dire che lo si sta vedendo tentare la scalata alla sua stessa azienda, ma ciò non vuol dire che l’attenzione non sia tenuta accesa.
Ciò che contribuisce poi ad una scorrevolezza niente male è la caratterizzazione dei personaggi di contorno. Dire che questa sia buona o cattiva farebbe sconfinare la recensione nel puro gusto soggettivo, legittimamente attaccabile da chiunque la veda in modo diverso. Mettiamola così: Colleen si sta affiancando al protagonista esattamente come tutte le altre spalle finora presentate nelle serie sorelle della Marvel/Netflix. Si potrebbe anche additare la ripetitività di questa scelta. Tuttavia le sequenze in cui compare in solitaria o sono assai brevi oppure non si fanno mancare niente in fatto di adrenalina (il combattimento clandestino negli ultimi minuti dell’episodio). Per il resto le apparizioni di Colleen in questa 1×03, ma anche nei precedenti, sono tutte in funzione dell’evoluzione della trama inerente Danny.
Allo stesso modo, avendo già digerito Daredevil, Jessica Jones e Luke Cage, risulta perfettamente evidente come i Meachum non possano assolutamente essere identificabili come i villain principali di questa stagione. Se in Marvel’s Luke Cage il colpo di scena era stato proprio togliere di mezzo il villain che, benché più street rispetto ad altri casi, era plausibile come cattivissimo, in questo caso viene annunciata subito la presenza di ben altre malvagie entità. Come detto ad inizio recensione: senza avere l’esigenza particolare di stupire a tutti i costi.
Fintanto che si cerca di sviluppare quindi l’inserimento della Mano nell’economia della stagione, interessantissimo è il lavoro compiuto su Ward, Joy e sul redivivo padre. Il rapporto tra i tre (benché Joy appaia ignara della presenza di Harold) vede un continuo capovolgimento di fronte nelle condizioni di potere dell’uno rispetto all’altro. Certi momenti Ward sembra soccombere, con Joy vera comandante delle varie azioni, velenosa e meschina come non mai. In altri momenti Harold Meachum sottomette il figlio, il quale però gli ricorda di essere libero di fare quello che vuole, al contrario di lui.
In ogni caso non si può negare come questo terzo episodio si ponga totalmente in una condizione di passaggio verso altri equilibri, verosimilmente da stabilire e stabilizzare nei prossimi episodi. La lentezza nell’evoluzione della trama è percepibile anche nell’elevata durata degli episodi (il terzo sfiora l’ora), non estranea ai lavori Netflix. Che poi, come detto prima, questi minuti sappiano scorrere bene è un altro discorso (la lentezza è insita nella trama, non nel ritmo scenico).
In tutto questo, però, va anche riconosciuto che Marvel’s Iron Fist conferma di non dover dimostrare niente a nessuno anche per le tempistiche con cui inserisce punti d’unione con le serie sorelle. Il prepotente inserimento della Hogarth, con un ruolo tutt’altro che di secondo piano, sembra voler puntare i piedi e ricordare agli spettatori che ormai i giochi iniziano ad essere fatti. L’elemento cross-over solitamente relegato alle ultime battute delle varie stagioni, in questo caso, si pone come risolutore già nei primi episodi di una stagione che, come ripetuto più volte, se la prende con calma. Si sta assistendo all’ultima presentazione del quartetto di personaggi. Tolto quindi questo particolare elemento di contrasto, sia perdonata la calma prima della tempesta.

 

Poteva RecenSerie non sbattersi per voi a raccattare tutte le curiosità, e le ammiccate d’occhio per questa incarnazione live-action di Pugno D’Acciaio? Maccerto che no! Doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, di seguito, come fatto per Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.Marvel’s Agent Carter e Marvel’s Daredevil eccovi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia sulla puntata.
  1. Madame Gao fa la sua nuova apparizione nel sottobosco underground delle serie Marvel/Netflix. In precedenza abbiamo deciso di non pronunciarci, come abbiamo fatto per Daredevil, Jessica Jones e Luke Cage, sull’importanza della presenza di Madame Gao anche come personaggio che connette tutte le serie. Adesso, vedendo la sua nuova apparizione, è sempre più vicina l’avverarsi di una teoria: Madame Gao è Madre Gru. Chi sarà mai costei? Aspettate le trivia della 1×04.
  2. Colleen Wing decide di farsi chiamare “Figlia del Drago”. È una citazione all’agenzia investigativa specializzata in persone scomparse che fonderanno Colleen e Misty Knight quando le due si conosceranno e diventeranno amiche. Prima apparizione: Deadly Hands Of Kung Fu #32 del 1977.
  3. Ricompare il personaggio di Jeri Hogarth. Comparso sulle pagine di Iron Fist #6 del 1976 per la prima volta, Jeryn svolge il ruolo di avvocato, consulente finanziario e amico di Danny Rand, a “tempo perso” anche CEO della Rand Corporation, azienda lasciatagli dal padre Wendell quando morì. No tranquilli, non siete ubriachi, avete letto bene: abbiamo usato tutti termini e parole al maschile, perché nei fumetti, Hogarth è un uomo. Nel serial ha subito una “gender inversion” e una pesante rivisitazione anche nel nome (da Jeryn a Jeri). Carrie-Anne Moss ringrazia.
  4. Se guardate l’episodio fino alla fine, noterete nei titoli di coda che l’arbitro dei combattimenti illegali è chiamato “Ringmaster”. Al secolo Maynard Tiboldt, Ringmaster è il capo di una banda di freaks nota come Circo Del Crimine; la sua abilità è semplicemente quella di avere un cappello a cilindro in grado di ipnotizzare chiunque guardi al centro. Essendo un villain patetico, verrà sconfitto in men che non si dica da un sacco di personaggi. Prima comparsa: Incredible Hulk #3 del 1962.
  5. La ciotola fatta a mano è colorata di verde e giallo: i colori del costume di Danny come Iron Fist.
  6. Il New York Bulletin fa il suo ritorno. Attualmente, il NYB è il giornale che tocca avere in mancanza del Daily Bugle, poiché (quando comparve in Marvel’s Daredevil) il giornale venne creato proprio per sostituire il DB in mancanza dei diritti d’utilizzo legati all’Uomo Ragno.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Interessante inserimento della Hogarth, soprattutto per l’aspetto legale che sempre funziona bene nelle serie tv
  • Il combattimento di Colleen
  • Una calma narrativa che non stona
  • Villain di poco peso, ma è evidente che stanno solo tenendo il posto a qualcun altro
  • Per essere un episodio ancora di transizione, troppi i 59 minuti
  • Giustificata, scorrevole che sia, ma la trama procede sempre con una discreta lentezza

 

Un capitolo come “Rolling Thunder Cannon Punch” non sarà tra quelli più ricordati, ma conferma del tutto lo stile particolare e non del tutto apprezzato di Marvel’s Iron Fist. Lecito e doveroso aspettarsi di meglio più avanti. Senza lamentarsi troppo però.

 

Shadow Hawk Takes Flight 1×02 ND milioni – ND rating
Rolling Thunder Cannon Punch 1×03 ND milioni – ND rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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