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E’ arrivato il caldo e con esso anche l’appuntamento con la 2° stagione di Men At Work. Se non sapete cosa sia questa serie è perchè in Italia è semi sconosiuta (ingiustamente) e noi siamo qui per renderle giustizia perchè è una delle rare sitcom che, pur avendo una trama orizzontale pari a quella di The Big Bang Theory, cioè nulla, riesce comunque a non
stancare mai e a non risultare stantia.
stancare mai e a non risultare stantia.
Altro pregio è sicuramente quello di risultare attuale e di trattare argomenti di uso quotidiano trai giovani, ultimo tra questi è Spotted. Per quelli fuori dal mondo che ancora non sanno di cosa sto parlando, Spotted è l’evoluzione del classico bigliettino che si mandava a scuola in stile “c’è un ammiratore segreto che è innamorato di te” solo che ora lo si trova su Facebook in vari sottogruppi tipo Spotted Università di Vattelapesca o Spotted Cittàcasuale. Se si viene notati da qualcuno e questo qualcuno vuole conoscervi ma non vi conosce minimamente, prova a scrivere anonimamente su Spotted sperando che il messaggio sia visto e pregando per un appuntamento al (semi)buio. Consci di questo sistema Milo e Tyler ne approfittano per aggirarlo ed utilizzarlo come motore di ricerca della donna ideale per Milo. Il pub con “la riunione di tutti i Milo del mondo” è una chicca gigantesca così come il Milo cinese con i capelli ricci. Geni.
Se c’è una cosa che sembra essere rimasta uguale è il filone centrale intorno a cui sembra muoversi tutta la serie, ovvero accasare Milo definitivamente. Per farlo ovviamente vi sono e vi saranno vari tentativi e trai più bizzarri ricorderemo di certo questo Spotted tra “asino” e “bue”. E poi con quella barba da porno attore non si può non cuccare…
Al solito il resto della puntata segue il filone di un altro duo, in questo caso di Gibbs e Neal. A parte due o tre battute esaltanti il resto rimane nella mediocrità data da un Neal che affossa spesso e volentieri l’atmosfera. La scoperta di un parentame ricchissimo e di una festa con Prince non bastano a levargli di torno quell’etichetta di guastafeste noioso che si porta appresso sin dal pilot, non c’è niente da fare: o gli si trova qualche storyline divertente in cui funziona anche lui oppure è meglio lasciarlo da solo con la sua fidanzata. Neal è un caso perso. Gibbs al contrario è sempre il vero mattatore della serie con la sua parlata veloce e sarcastica, se a ciò abbiniamo qualche battuta autoironica velatamente razzista o una ragazza da rimorchiare, bè, apriti cielo, la puntata si fa da sè.
Se c’è una cosa che sembra essere rimasta uguale è il filone centrale intorno a cui sembra muoversi tutta la serie, ovvero accasare Milo definitivamente. Per farlo ovviamente vi sono e vi saranno vari tentativi e trai più bizzarri ricorderemo di certo questo Spotted tra “asino” e “bue”. E poi con quella barba da porno attore non si può non cuccare…
Al solito il resto della puntata segue il filone di un altro duo, in questo caso di Gibbs e Neal. A parte due o tre battute esaltanti il resto rimane nella mediocrità data da un Neal che affossa spesso e volentieri l’atmosfera. La scoperta di un parentame ricchissimo e di una festa con Prince non bastano a levargli di torno quell’etichetta di guastafeste noioso che si porta appresso sin dal pilot, non c’è niente da fare: o gli si trova qualche storyline divertente in cui funziona anche lui oppure è meglio lasciarlo da solo con la sua fidanzata. Neal è un caso perso. Gibbs al contrario è sempre il vero mattatore della serie con la sua parlata veloce e sarcastica, se a ciò abbiniamo qualche battuta autoironica velatamente razzista o una ragazza da rimorchiare, bè, apriti cielo, la puntata si fa da sè.
PRO:
- Gibbs: il nero che guida negli Hamptons una macchina rubata
- La riunione di tutti i Milo del mondo
- L’utilizzo di Spotted
- Tyler imbottito di caffeina
CONTRO:
- Neal è una piaga sociale
Era un episodio da 3,5 ma la gioia di rivedere i quattro ragazzi ed alcune perle come “la riunione di tutti i Milo del mondo” valgono quel mezzo punto in più. Si, siamo generosi e fieri di esserlo.
VOTO EMMY
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.