Quel gran geniaccio di Mike Flanagan prova a bissare il successo della saga di The Haunting (The Haunting of Hill House, The Haunting of Bly Manor) regalando agli spettatori un’altra horror story angosciante, psicologica ed opprimente.
Il regista e sceneggiatore statunitense sembra stia vivendo il proprio periodo d’oro, riuscendo a riportare in auge (sia sul grande che sul piccolo schermo) un filone che ormai non aveva quasi più nulla da dire. Il suo Ouija – L’origine del Male, infatti, è forse uno dei rari esempi in cui un sequel (prequel in termini di narrazione) superi di gran lunga l’originale.
Lo stile di Flanagan è ormai inconfondibile, con le sue storie di morte, segreti, disagio esistenziale, redenzione, dannazione e peccati. Proprio il peccato è uno dei protagonisti principali di Midnight Mass, disponibile su Netflix a partire dal 24 settembre.
La nuova creatura di Flanagan immerge il suo pubblico nel fanatismo religioso e nell’ipocrisia di Crockett Island, una piccola comunità di pescatori, fortemente cattolici, dove cominciano ad accadere fatti misteriosi ed inspiegabili.
LA RELIGIONE É L’OPPIO DEI POPOLI
Midnight Mass può essere considerata una serie corale, in quanto i protagonisti delle vicenda sono molteplici, sebbene nel pilot venga dato più risalto al personaggio di Riley Flynn, che torna a Crockett Island dopo quattro anni.
Il giovane, infatti, ha trascorso gli ultimi 48 mesi in carcere per aver ucciso una ragazza, mentre guidava ubriaco. Il senso di colpa che attanaglia Riley è evidente e palese, così come il suo disagio nel ritrovare una comunità da cui ha sempre voluto fuggire. Il personaggio di Riley ha molto in comune con Erin Greene (interpretata da Kate Siegel, moglie e musa di Mike Flanagan), tornata anche lei a Crockett Island dopo essersene scappata alla prima occasione.
La comunità di pescatori, di fatti, viene dipinta quasi come una congrega composta da fanatici religiosi che seguono pedissequamente la parola di Dio, ma trasudano ipocrisia da tutti i pori. Emblema di questo estremo perbenismo è Beverly Keane, una donna che appare come una timorata di Dio ma, in realtà, nasconde un animo freddo, calcolatore, egoista e, a tratti, malvagio.
Beverly racchiude tutti i difetti di un fanatismo estremo, dove la bontà e l’altruismo rappresentano solo una facciata per farsi voler bene dagli altri e apparire in modo positivo. Un applauso a Samantha Sloyan (Penny Blake in Grey’s Anatomy) per la sua capacità di far odiare fin da subito il personaggio da lei interpretato.
LA PACE É SOLO APPARENTE
Crokett Island è sicuramente l’ambientazione perfetta per una horror story come questa. Isolata dal resto del continente e collegata solo tramite due sporadici traghetti, la desolazione regna sovrana. Tagliati fuori dal mondo, dunque, gli abitanti sembrano essere quasi una grande famiglia, ma la realtà è ben diversa. La pace e la serenità sono solo apparenti, in quanto Crockett Island nasconde un cuore marcio fatto di lotta alla sopravvivenza, problemi e disagio sociale. Per i più esaltati (Beverly Keane, la famiglia Flynn e la famiglia Scarborough) la vita trascorre pacifica tra un sermone e la lettura del Vangelo, per tutti gli altri, invece, Crockett Island rappresenta una gabbia dorata.
Mike Flanagan con le sue riprese e i movimenti della macchina da presa, riesce a cogliere perfettamente la contraddizione di questa comunità, mentre la fotografia alterna colori tersi e luminosi ad altri più tetri e claustrofobici.
In Midnight Mass, come nelle altre produzioni di Flanagan, l’orrore non si cela solo dietro a mostri e fantasmi, ma proviene dal quotidiano, vive accanto agli esseri umani e li governa molto più di quanto si possa pensare.
IL CARISMATICO PADRE PAUL
Altro protagonista della serie è Padre Paul Hill, chiamato a sostituire il vecchio sacerdote, Monsignor Pruitt. Il suo arrivo a Crockett Island è avvolto nel mistero e Flanagan fa capire subito che qualcosa non va.
Il suo volto giovane e il suo carattere carismatico fanno subito breccia negli abitanti dell’isola che non si accorgono minimamente delle ombre che Padre Paul porta con sé. Il prete viene rappresentato come un leader, una persona influente che riesce, in poco tempo, a tenere le redini dell’intera comunità.
Anche in questo caso è cristallina la critica alla religione che sfrutta l’ignoranza e la debolezza di un popolo per i propri interessi personali, lasciando, il più delle volte, una scia di sangue (nel vero senso della parola) dietro di sé.
“Book I: Genesis” è un pilot introduttivo, in cui i personaggi fanno capolino uno dietro l’altro, così come i loro segreti e tormenti. La quasi assenza di jumpscares non preclude a Flanagan di creare un clima inquietante e spaventoso, come se il portone dell’Inferno si stesse aprendo a poco a poco. Non è un caso, inoltre, che il regista scelga di collocare la vicenda durante il periodo della Quaresima e della Pasqua, come a far presagire l’Ascensione del male e le sue conseguenze.
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“Book I: Genesis” è un pilot di ottimo livello, complici lo stile di Mike Flanagan ed una perfetta fotografia che crea un’atmosfera angosciosa, alienante e dannatamente gotica.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.