Il biopic è un genere che negli ultimi anni è diventato sempre più un investimento sicuro per le produzioni cinematografiche. Raccontare la vita di un personaggio famoso attira il pubblico curioso, per poi snocciolare qua e là alcuni retroscena sui momenti più importanti del protagonista in questione.
Non c’è voluto molto per trasferire questa moda anche sul piccolo schermo, probabilmente ancor più accomodante per una narrazione di questo tipo, e che con show come Pam & Tommy oppure Winning Time ha mostrato pienamente il suo potenziale. Mike non è che l’ennesima conferma, ancora da parte di Hulu, per quanto riguarda una tipologia di prodotto frizzante, veloce e accattivante.
Se poi il personaggio in questione è Mike Tyson, non c’è nemmeno bisogno di sforzarsi troppo nel mettere in scena vicende incredibili e allo stesso tempo emozionanti. Il tutto servito da una regia all’avanguardia, piena di movimenti veloci che dettano un ritmo frenetico, al pari della vita del protagonista interpretato da uno splendido Trevante Rhodes. Non c’è tempo per riflettere o per assimilare un evento o un lutto che subito si passa a qualcos’altro, cosìcche le emozioni si accumulino l’una dietro l’altra mentre si assiste alla lenta discesa verso il baratro di uno dei personaggi più controversi ma carismatici del mondo dello sport.
KING
Morto un papa se ne fa un altro. Per Tyson invece morto un papà se ne fa un altro.
La psicoanalisi continua che Steven Rogers sta realizzando pone un certo focus sull’analisi delle figure paterne, determinanti con la loro personalità nell’influenza delle diverse fasi della vita dell’ex campione del mondo di pesi massimi di pugilato. L’ultimo arrivato è proprio Don King, interpretato da un magnetico e incredibilmente somigliante Russell Hornsby, già presentato nel pilot, “Thief“.
King si presenta come lo stereotipo del manager avido, promettendo la luna prima di trascinare Mike sul fondo. Un personaggio fondamentale nella vita di Iron Mike, arricchito però anche dalle poche scene di background sulle singolari origini della sua carriera di businessman, tra prigioni e accoltellamenti. Non a caso il grande spazio dedicato a King in “Meal Ticket” coincide anche con l’arrivo del primo KO sul ring. Un evento che sottolinea ancor di più la svolta deviata che la vita di Tyson, già di per sé abbastanza delicata, stava iniziando ad imboccare.
Denise: “They build niggas like you up. Suck you dry, then tear you down. That’s how it works. Everybody knows it. ‘Cept you.“
DENISE
Risalendo a uno dei thumbs down di qualche puntata fa, si evidenziava la poca attenzione riservata ai fratelli di Mike Tyson. Per fortuna “Meal Ticket” viene in soccorso dedicando largamente l’episodio alla figura di Denise, sorella di Mike.
Se Don King rappresenta l’ultima incarnazione della tanto ricercata figura paterna, Nisey è quanto più somiglia a una figura materna. Denise è per Mike un porto sicuro, un posto dove poter essere sé stesso, dove non deve nascondersi dietro la maschera del “monster” creata per lui da D’Amato. Il climax di questo bellissimo rapporto, che segna finalmente un simbolo di serenità all’interno della vita del protagonista, raggiunge il culmine nello straziante dialogo in auto.
In poche battute vengono fuori tutti i limiti dell’autorità di Denise, ma anche gli ennesimi segnali di un Mike ormai accecato dai festini e dalle apparenze di Don King. Per l’aggiunta ci si mette anche il destino, che nella vita di Tyson ha avuto un tempismo a dir poco crudele, portandosi via Nisey di lì a poco, improvvisamente, all’età di 24 anni.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Giunti al giro di boa non si può che acclamare Mike come show. La scelta di trattare la vita di Mike Tyson, con la grammatica televisiva di una dramedy, si sta rivelando più che azzeccata. Un appuntamento capace di raccontare agli spettatori un miracolo sportivo, ma anche una storia totalmente fuori di testa.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.