“…the punches he threw after the fight…”
Se “Cannibal” è stato l’episodio più atteso della serie, perché ha mostrato il momento esatto in cui la carriera di Mike Tyson veniva rovinata definitivamente, “Phoenix” ne rappresenta non solo l’ideale prosecuzione (le conseguenze del “morso” ad Holyfield), ma anche la summa di tutto quello che questo show ha rappresentato in tutti i suoi 8 episodi.
Si potrebbe infatti sintetizzare tutto l’episodio nell’ultimo monologo finale che, nei fatti, non è che un immenso recap di quanto visto finora, accompagnato, per l’occasione, dalla meravigliosa Sinnerman di Nina Simone, soundtrack perfetta per un prodotto del genere.
CHIEDI CHI ERA MIKE TYSON
“That’s my story. It’s fucked up. It’s crazy. It’s violent. It’s wild. It’s tragic. It’s unbelievable. It’s mean. It’s unfair. It’s lucky. It’s one of a kind. It’s Mike!”
Mike è stato realizzato come una sorta di Toro Scatenato 4.0, con una storia e un quasi finale degno del miglior Scorsese d’annata. Anche lo stile di regia ricalca questo mood facendo dell’esistenza di Mike Tyson un collage di momenti che provano a dare un quadro sintetico (ma non esaustivo) di una persona che, spinta da una sete costante di attenzione, riesce a raggiungere il successo rimanendone poi travolto. È lo stesso personaggio (interpretato sempre ottimamente da Trevante Rhodes) a riassumere il suo vissuto come l’emblema dell’“american dream“.
E tutto questo è certamente vero, considerando anche le vicende reali di Mike Tyson, ma l’abilità degli sceneggiatori, in questo caso, è quello di rendere tale storia ancora più epica facendola diventare una vicenda emblematica in cui un uomo, spinto costantemente dalla rabbia, riesce a trovare la sua personale serenità (e quindi felicità) tramite gli affetti e la famiglia, riabilitando così il proprio nome.
UNO STILE FRENETICO
“Phoenix” dunque copre un periodo che va, grosso modo, dal tragico “incidente” con Holyfield fino quasi ai giorni nostri. Dall’ennesima “caduta” di Tyson fino alla tragica scomparsa della figlia Exodus; i processi e la squalifica; la dipendenza da cocaina ma anche il ritiro dalla boxe; il riappacificarsi con sé stesso e la propria madre e il matrimonio con Lakiha “Kiki” Spicer (anche qui grande interpretazione di Ash Santos).
Tutto questo sintetizzato (forse un po’ troppo) in soli 23 minuti. I quali, rendono la puntata estremamente sintetica, tanto da rendere impossibile qualunque tipo di analisi su uno qualsiasi dei momenti citati. Tale effetto è volutamente così per arrivare al già citato monologo finale che rappresenta il cuore dell’episodio e dell’intero show. Una mossa azzeccata dal punto di vista dell’attenzione dello spettatore, ma che comunque lascia anche una sensazione di “buttato via” per quanto riguarda la storia, che avrebbe meritato forse un approfondimento in più.
CONCLUSIONI
Ciò non toglie comunque che tale sensazione viene abilmente “camuffata” dagli autori che giocano tutto sull’empatia verso il protagonista (aiutato, in questo, proprio dai continui monologhi con il pubblico-spettatore). Anche perché Mike ha sì l’ambizione di parlare della vita di un uomo “particolare”, ma allo stesso tempo mostrare la vita di un personaggio che, come tutti, è portatore di ansie e problemi personali. E le cui azioni sono tutt’oggi motivo di dibattito fra gli appassionati, della boxe e non.
La vicenda di Tyson viene così “sintetizzata” dagli autori anche per darne un quadro il più possibile oggettivo e lasciare che sia lo spettatore a farsi un’idea del protagonista.
Una mossa più che azzeccata, in questo senso, degna di un prodotto studiato e complesso che rappresenta una delle serie tv migliori uscite quest’anno.
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Final season coerente con tutto quello che ha rappresentato questa mini-serie dedicata a Mike Tyson. Una straordinaria interpretazione di Trevante Rhodes e una regia dinamica ma anche molto precisa rendono questo show una delle sorprese migliori di questo 2022.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!