Concludere in grande stile. Murderville non è stata una serie rivoluzionaria o trascendentale, tuttavia, nel suo piccolo, ha rappresentato un prodotto di assoluto valore. Per di più, lo show ha avuto un grande merito, ossia quello di andare in crescendo (eccetto la scorsa puntata con Sharon Stone che è da considerarsi un caso isolato) e non in calando. Considerando il format molto particolare, c’era il rischio che, una volta finito l’effetto novità, si perdesse in termini di interesse. Fortunatamente, il percorso è stato l’opposto, dato che questa sesta puntata è probabilmente la summa di tutte le precedenti e mostra uno stage importante di maturità per la serie.
Come già rimarcato in altre occasioni, la qualità delle guest star svolge un ruolo dirimente nella determinazione della riuscita dell’episodio. Per questo motivo, la scelta di avere Ken Jeong come protagonista del finale di stagione (o di serie) è particolarmente azzeccata. Jeong, infatti, è quello più a suo agio con uno stile di comicità surreale ed esagerata. Nel corso dei minuti, infatti, lui è stato quello che non ha soltanto reagito agli sketch organizzati da Will Arnett, ma ha contribuito a elevarli in termini di improvvisazione e spontaneità.
KEN JEONG
Sin dall’inizio, lo show ha portato avanti un format standardizzato, con casi e interpreti slegati tra loro. Tuttavia, brevi accenni venivano fatti nei confronti nell’omicidio di Lori Griffin, l’ex partner di Terry. Per questo motivo, la scelta di aver un episodio finale (non si sa se di stagione o di serie) dedicato proprio alla chiusura dell’unico arco narrativo appartenente alla trama orizzontale dello show è molto apprezzabile. Il caso ha un peso specifico diverso rispetto ai precedenti, quindi anche le indagini devono salire di livello dal punto di vista delle vicende narrate. La scelta di Ken Jeong è stata dunque particolarmente azzeccata. Jeong (noto per i suoi ruoli in Community e nella trilogia de “Una Notte da Leoni”) è un attore adatto a situazioni comiche surreali ed esagerate.
Dalla missione da infiltrato in carcere alla partecipazione in un talent show per startup, Jeong ha dimostrato di essere a suo agio quando dalla commedia tradizionale si passa a situazioni più estreme. A contare, dunque, non è solo la qualità della guest star, ma anche la capacità di associare l’ospite giusto alla puntata giusta. Ad esempio, invertire le partecipazioni di Conan O’Brien e Ken Jeong nei rispettivi episodi avrebbe inficiato la performance di entrambi.
UN BILANCIO COMPLESSIVO
Will Arnett è stato ottimo nel corso dei sei episodi, ma la vera differenza è rappresentata dagli ospiti. Questo concetto non vuole sminuire la bravura dell’attore canadese, ma uno show come Murderville si è basato sin dal principio sulla recitazione in assenza di copione delle spalle comiche. Nel corso della stagione, il livello delle 6 guest star si è mantenuto sempre su livelli superiori alla sufficienza (eccetto Sharon, come già detto). In particolar modo, è stato apprezzabile il fatto che i vari ospiti abbiano innescato delle dinamiche diverse nei confronti del detective Terry Seattle. Dalla riverenza di Conan O’Brien alla messa in discussione dell’autorità di Sharon Stone, questa varietà di dinamiche di coppia ha aggiunto ricchezza e vitalità allo show.
Inoltre, la decisione di avere episodi standardizzati nel format, ma variegati nelle dinamiche, ha permesso di scongiurare il rischio maggiore per uno show di questo tipo: l’effetto noia. Il concept di Murderville è intrigante, e questo è stato ripetuto in multiple occasioni nel corso delle recensioni. Tuttavia, una volta esauritosi l’effetto positivo dato dalla novità, il rischio era quello di far perdere interesse allo spettatore tramite la ripetizione di situazioni già viste. Fortunatamente, ciò non è accaduto. Almeno in questa prima (e finora unica) stagione.
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Una serie tv con un concept intrigante e grandi interpreti. Murderville ha svolto il suo lavoro in maniera egregia.
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.