Che Sharon Stone non sia il tipo di personaggio simpatico ed irriverente lo si poteva intuire un po’ dai vari character che l’attrice ha interpretato nel corso della sua carriera. Ruoli volti più a enfatizzare la sua bellezza piuttosto che altro, in piena stereotipicità degli anni ’90 e ’00.
Vederla apparire come guest star in Murderville ha quindi un effetto sia straniante che stuzzicante ed è lecito rimanere piuttosto incuriositi da questa scelta, non sapendo come sia il la Stone nella realtà. Ed è questo il bello di Murderville perché, pur in un contesto fittizio, permette di capire se certi attori siano simili caratterialmente ai personaggi che portano in scena oppure se siano diametralmente opposti. Ecco: si può affermare con certezza che al termine della visione di questo episodio sia piuttosto chiaro il perché Sharon Stone non sia diventata famosa per la sua ironia.
L’IMPORTANZA DI SAPERSI DIVERTIRE
Già dai primi istanti di “Heartless”, quando Sharon Stone entra in scena, si percepisce che l’episodio non sarà molto divertente. Lo si capisce dalla freddezza dell’attrice, molto seria e difficile da far cadere nelle “trappole” di Will Arnett o anche solo in un dialogo: risposte brevi, sguardi gelidi e poco altro.
Se i precedenti episodi di Murderville hanno insegnato qualcosa, questo è che per funzionare c’è sicuramente bisogno di una spalla comica che possa rispondere a tono al Detective Seattle e, perché no, anche metterlo in difficoltà proprio per l’assenza di copione e la necessità di improvvisazione. Basta guardare agli episodi con Conan O’Brien e Kumail Nanjiani che si divertono ma fanno anche divertire Will Arnett nel mentre, per quanto riguarda le puntate con Marshawn Lynch e Annie Murphy invece si denota un’apertura mentale dei due ospiti a seguire Arnett ma non lo riescono mai a mettere in difficoltà.
Sharon Stone è invece completamente di una categoria differente: non fa ridere, non segue il Detective Seattle ed è fondamentalmente un muro contro cui si infrangono tutti i tentativi di far ridere. A tratti sembra proprio che l’attrice si domandi cosa ci faccia in scena, quasi come se fosse stata costretta a partecipare e ci si domanda la stessa cosa (anche per la sua confermata partecipazione a The Flight Attendant).
UN FIASCO
La fatica che fa Will Arnett in questo episodio è immensa ma aiuta anche a migliorare lentamente il tutto nel corso della puntata, vuoi per delle situazioni un po’ al limite (la lezione di zumba o l’operazione con i fiotti di sangue), vuoi per i momenti in cui parla dello schema Ponzi in cui si è ritrovato immischiato. Il miglioramento c’è ma non è nemmeno lontanamente vicino a quello che serve per arrivare alla sufficienza.
Va ammesso che una volta arrivati al termine della puntata ci sia una situazione di sollievo, quasi come se si fosse arrivati al termine della sofferenza e si può serenamente trarre la conclusione che per far funzionare Murderville al meglio, in futuro è necessario che la guest star dell’episodio sia esclusivamente una buona spalla comica perché altrimenti il disastro è assicurato.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Questo è facilmente etichettabile come il peggior episodio di Murderville. Lo è per colpa di Sharon Stone, lo è perché non si ride praticamente mai, lo è anche solo per diretto confronto con i precedenti episodi. È difficile fare peggio di così ma bisogna dire che dispiace molto aver un’opportunità così buona sprecato in maniera così pessima.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.