The Last Days Of Ptolemy Grey 1×02 – RobynTEMPO DI LETTURA 4 min

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The Last Days Of Ptolemy Grey 1x02 recensioneSe con la prima puntata si era introdotto molto bene sia il character interpretato da un mostruoso Samuel L. Jackson, sia il mondo in cui Ptolemy vive e quello che percepisce, in “Robyn” Walter Mosley termina il prologo narrativo con l’impatto dato da “the first bird of spring” sia dal punto di vista fisico che mentale.
Per quanto dispiaccia aver perso il faccione sorridente di Omar Benson Miller nel ruolo di Reggie, bisogna ammettere che Dominique Fishback sia riuscita a sopperire molto velocemente ed efficacemente nel nuovo ruolo di “badante” di Ptolemy. Ovviamente i personaggi non sono sostituibili (e non è quello il punto) ma sono anzi piuttosto diversi ma a loro modo ci tengono a Ptolemy che, sempre a suo modo, nei pochi momenti di lucidità ricambia.
Non è un caso che questo episodio si chiami “Robyn” perché il suo arrivo a casa Grey porta un discreto scompenso positivo e si contrappone direttamente al titolo dello scorso episodio, non a caso chiamato “Reggie“. Sempre su questo trend, i nomi degli altri quattro episodi hanno tutti quello di un character e, al momento in cui si scrive, i prossimi sono quelli di “Sensia” ed il famigerato “Coydog”.

PULIZIA FISICA


Guardando all’episodio c’è una netta dicotomia: nella prima parte della puntata l’impatto di Robyn si vede dal punto di vista fisico, nella seconda parte l’effetto è tutto sul versante mentale. Farà piacere a tutti i maniaci della pulizia e dell’ordine lo stravolgimento che la ragazza porta nell’appartamento di Ptolemy, specialmente in un bagno che fa rimpiangere le peggiori toilette dei treni regionali.
Da un lato sorprende la piena accettazione del vecchio Grey che sembra comprendere i vantaggi portati dalla ragazza e, nonostante l’età e le sue abitudini, non si lamenta più di tanto. Questa reazione, pur essendo necessaria per la scrittura di Mosley, può far storcere il naso a chi sa quanto sia difficile far cambiare abitudini ad un anziano che ha bisogno di una routine di certezze. Quindi bisogna chiudere un occhio sulla flessibilità di Ptolemy richiesta dalla narrazione.

PULIZIA MENTALE


Nella seconda metà della puntata si assiste ad il vero punto di svolta della serie che si riconduce direttamente al flashforward iniziale con cui “Reggie” si era aperta e, anche qui, allo spettatore è richiesto di evitare qualsiasi tipo di confutazione. La cura sperimentale sull’Alzheimer tramite un boost della memoria di circa 12 ore non è ovviamente reale ma serve come MacGuffin per portare Ptolemy a diventare parte attiva della storia.
Il cambiamento nel personaggio è incredibile ed è merito di un Samuel L. Jackson che sta facendosi largo con i gomiti alti per guadagnarsi una nomination ai prossimi Emmy, una nomination che potrebbe serenamente arrivare anche solo per quanto visto in questo episodio, specialmente tramite l’uso degli occhi. A tal proposito, se si va a rivedere la scena da cui è stato preso questo screenshot, si potrà constatare come questo istante sia quello più marcato nella recitazione dell’attore che trasmette diverse sensazioni (un misto tra rabbia, voglia di vendicarsi e trisitezza) semplicemente guardando la pozza d’acqua che ricopre il luogo in cui è stato ucciso Reggie.

LA FINE DELLA FASE INTRODUTTIVA


Sapendo che la serie è composta soltanto da 6 episodi, appare piuttosto naturale immaginare che Walter Mosley abbia suddiviso tutto in tre archi da due puntate ciascuno: prologo, svolgimento e conclusione.
Guardando a “Reggie” e “Robyn” la fase introduttiva sembra essere pienamente terminata e, proprio grazie a questa cura sperimentale per l’Alzheimer, si aprono le porte alla parte centrale della serie che si focalizzerà, verosimilmente, sulle indagini per arrivare a capire chi abbia ucciso Reggie e poi, ovviamente, al già decantato flashforward con tanto di note d’addio a Robyn. Niente di innovativo dal punto di vista della struttura ma è comunque intrigante constatare come Mosley stia caricando lo spettatore per arrivare a quello che sarà probabilmente il canto del cigno di Ptolemy.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Dominique Fishback molto brava a non far sentire la mancanza di Omar Benson Miller 
  • Samuel L. Jackson farà incetta di premi con questa performance
  • Buona l’idea di suddividere l’episodio e portare già Ptolemy verso la sua evoluzione
  • La sedia spaccata sulla schiena
  • Se si guarda bene Samuel L. Jackson si può notare che le rughe del 93enne Ptolemy sono solo in alcune parti, il che porta a lamentarsi un pochino del trucco che è stato usato
  • Bisogna accettare l’escamotage narrativo della “medicina miracolosa” senza farsi troppe domande

 

Anche “Robyn” fa il suo sporco dovere e porta a casa la fiducia dello spettatore che ora è pienamente catturato dalla narrazione e pronto ad addentrarsi nell’indagine tra la memoria di Ptolemy. Prossima fermata: Sensia.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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