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Nelle sue tre stagioni, Narcos ha narrato le vicende di due conglomerazioni criminali, quella del cartello di Medellin (con a capo Pablo Escobar) e quella del Cartello di Cali (con a capo i due fratelli Rodriguez Orejuela e Pacho Herrera). Quello che avevano in comune queste due vicende, oltre all’ambientazione colombiana e al fatto che i due cartelli si siano spesso trovati in competizione, è stato l’essere state mostrate all’apice del successo. Nel pilot dello show, infatti, si mostra brevemente l’inizio del commercio della cocaina, per poi affrontare direttamente la grandezza del regno di Escobar, virtualmente Re incontrastato del narcotraffico. Analogamente, la terza stagione ha inizio con quello che sarebbe dovuto essere il suggello del trionfo dei fratelli Rodriguez, ossia l’accordo (totalmente vantaggioso per loro) con il governo colombiano. Questa tattica è tutt’altro che rara, anzi, viene usata in molti show di successo (anche Boardwalk Empire e Ray Donovan mostrano il lento declino dei rispettivi protagonisti). La prima stagione di Narcos: Mexico (o quarta stagione di Narcos, se si preferisce) ha scelto di percorrere un’altra strada, impiegando le prime due puntate nella descrizione della rapida ascesa al poter di Miguel Angel.
Questa scelta è stata sicuramente azzeccata: se ad Escobar non serviva certo un’introduzione, e i gentiluomini di Cali avevamo imparato a conoscerli, la situazione di Gallardo è molto diversa (non a caso, il personaggio più famoso della vicenda è Joaquin Guzman, ancora alle prime armi). Per questo motivo, una minima introduzione del character era più che necessaria, anche per capire alcune dinamiche importanti.
“Contadinello… Mio padre, sì, era un contadino, ma io son qua in gilet bianco e scarpe gialle. Con questa faccia da maiale in mezzo ai signori… Ricco sì, sono ricco, di soldi ne ho fatti parecchi, ma se si va poi a vedere, son rimasto contadino fino al midollo.” – Anton Pavlovič Čechov, Il Giardino Dei Ciliegi
Pablo Escobar era nato povero, in uno dei quartieri più umili della Colombia. Questa sua condizione ha sicuramente accentuato la sua volontà di diventare qualcuno, la sua sete di potere; in ultima istanza, Escobar nutriva un fortissimo desiderio dentro di sé, ossia essere accettato dall’elite colombiana, essere considerato come un pari grado dagli uomini più ricchi e dal lignaggio più prestigioso.
Allo stesso modo, Miguel Angel è nato povero, e come lui tutti gli uomini di Sinaloa. Alla luce di questo, appare molto azzeccata la scelta di concentrarsi con particolare attenzione sulle dinamiche relative ai rapporti tra le classi sociali,ci si riferisce, ovviamente, alle storyline di Rafael e Miguel Angel.
La vicenda di Rafael è probabilmente quanto di più classico ci possa essere, vale a dire un ragazzo di umili origini che si innamora di una ragazza ricca. Per quanto lui non sia certo un novello Leonardo Di Caprio, i toni sembrano quasi simili a quelli di una tipica commedia romantica. Molto tradizionale è anche la questione relativa al suo boss; essa, però, è molto più funzionale alla trama, dato che tratta dei rapporti con alcuni dei più importanti uomini della federazione. Che il comandante Nava provi quasi un senso di repulsione ad essere in affari con dei pastori di Sinaloa è più che evidente.
La vicenda di Rafael è probabilmente quanto di più classico ci possa essere, vale a dire un ragazzo di umili origini che si innamora di una ragazza ricca. Per quanto lui non sia certo un novello Leonardo Di Caprio, i toni sembrano quasi simili a quelli di una tipica commedia romantica. Molto tradizionale è anche la questione relativa al suo boss; essa, però, è molto più funzionale alla trama, dato che tratta dei rapporti con alcuni dei più importanti uomini della federazione. Che il comandante Nava provi quasi un senso di repulsione ad essere in affari con dei pastori di Sinaloa è più che evidente.
Quello che davvero lascia spiazzati, invece, è l’atteggiamento del governatore Celis.
Per larga parte di questo episodio e della première, infatti, il suo ruolo sembrava quello di affettuoso mentore. Per quanto Narcos, nelle varie stagioni, ci abbia mostrato con chiarezza la risma morale dei narcotrafficanti e dei loro soci, l’atteggiamento di Celis è comunque sorprendente: la richiesta di denaro poteva anche essere prevedibile, ma i commenti riguardanti la classe sociale non erano così preventivabili e hanno lasciato anche Miguel Angel di sasso.
A ben vedere, anche la storyline di Kiki attinge (seppur in maniera minore) da questa intuizione riguardante le disparità. L’agente, infatti, è spesso sottoposto a pregiudizi (non di classe, ma di carattere prevalentemente etnico) dai suoi colleghi.
Ciò non può che causare una forte voglia di rivalsa, ed è sicuramente uno dei motivi che lo portano ad essere così determinato nel suo lavoro (oltre ovviamente alla sua testardaggine).Dopo tre puntate, si può affermare tranquillamente che il suo personaggio non ha neanche un po’ del carisma che avevano Peña e Murphy, ma ciò non rappresenta affatto un punto negativo: cercare un’emulazione dei pilastri delle scorse stagioni avrebbe causato un senso eccessivo di dejà-vu, aggravato dall’inferiorità della copia nei confronti dell’originale.Un personaggio molto più cupo, che ruba meno l’occhio (difficilmente il character di Pedro Pascal sarebbe potuto essere scambiato così facilmente per un bracciante agricolo) è quello che serviva a questa stagione, in quanto perfetto contraltare di Gallardo. Anche lui, infatti, è totalmente diverso da Escobar e dagli stessi GIlberto e Pacho. Loro aizzavano la folla e conquistavano le masse coi loro discorsi e con il loro carisma, Miguel Angel, invece, ha successo non grazie alla retorica o al fascino, ma con la brillantezza delle sue idee. Il risultato, quindi, è quello di aver di fronte uno spietato boss dall’aspetto e dalle movenze di un cittadino comune.
Per concludere, si notano molte somiglianze con le altre stagioni per quanto riguarda la difficoltà della cooperazione tra gli americani e le forze locali. Ora che il capo di Kiki ha deciso di prendere in mano la situazione, bisogna vedere se apparirà un nuovo Horacio Carrillo o se (via più preferibile) si deciderà di agire in modo diverso.
Per concludere, si notano molte somiglianze con le altre stagioni per quanto riguarda la difficoltà della cooperazione tra gli americani e le forze locali. Ora che il capo di Kiki ha deciso di prendere in mano la situazione, bisogna vedere se apparirà un nuovo Horacio Carrillo o se (via più preferibile) si deciderà di agire in modo diverso.
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Narcos: Mexico sta cercando di non essere la copia dell’originale; fino ad adesso, questo tentativo ha dato risultati interessanti. Siamo ancora lontani dai fasti di un tempo, ma un ringraziamento è più che meritato.
The Plaza System 1×02 | ND milioni – ND rating |
El Padrino 1×03 | ND milioni – ND rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.