Se siete amanti della fantascienza, se divorate qualsiasi prodotto abbia a che fare con spazio, navicelle spaziali, strani avvenimenti e una buona dose di mistero, Origin è la serie che fa per voi. La sapiente mano di Paul W. S. Anderson, regista di questo episodio come del precedente, guida i protagonisti all’interno della nave da trasporto Origin, tra un dedalo di corridoi e domande alle quali ancora non è possibile dare risposta. Il regista in questione non è nuovo a produzioni di questo tipo: sua, infatti, è la regia di lungometraggi come Event Horizon (Punto di non ritorno), Resident Evil, Alien vs. Predator, mentre la sua firma come produttore compare anche in Pandorum, di cui si è già fatta menzione nella precedente recensione.
Dopo la visione dei primi due episodi risulta chiaro il rimando ai suddetti film, così come omaggi ad altri grandi capostipiti del filone fantascientifico, primi tra tutti Alien e Matrix, fino ad arrivare a Lost in Space, o al più recente The Cloverfield Paradox. La tensione narrativa che ruota attorno al principale enigma dello show, le atmosfere cupe e claustrofobiche, il disorientamento e la paranoia sono solo alcuni degli elementi caratteristici di questa serie e ciò che ne fa crescere la qualità. Certo, si potrebbe argomentare che la trama non brilli in originalità e che, per adesso, non si sia visto abbastanza per far sì che Origin emerga dal vasto mare del fanta-horror, ma siamo ancora all’inizio e cerchiamo di dare fiducia a Mika Watkins, creatrice della serie.
“Lost On Both Sides” prosegue l’epopea dei pochi superstiti all’interno della Origin, i quali avrebbero dovuto risvegliarsi a Thea, un pianeta lontano, per costruire nuove colonie, ma che si ritrovano abbandonati a loro stessi, anche se non così soli come credono di essere. La struttura dell’episodio continua ad alternare il presente a flashback di lostiana memoria, dedicati a ogni personaggio (anche se, per ora, ci si è soffermati solo su Shun e Lana): tutti i protagonisti, infatti, hanno accettato di partire alla volta di Thea, solo con l’assoluta consapevolezza che avrebbero potuto sbarazzarsi del loro passato, per iniziare tutto da zero. Quello che lega i sopravvissuti, quindi, è la speranza di gettarsi alle spalle sbagli ed eventi traumatici, ma anche la presenza di una componente oscura dentro di loro; di demoni assopiti, nascosti in un cassetto, pronti per essere risvegliati non appena gliene venga data l’opportunità. Interessante sarà scoprire come tutte queste personalità possano interagire le une con le altre, anche se, a essere sinceri, tutti i characters di Origin risultano abbastanza stereotipati.
Natalia Tena (Harry Potter, Game Of Thrones) si cala nei panni di Lana Pierce, una ex Berretto Verde, alla quale era stato affidato il compito di proteggere la figlia di una persona importante. Purtroppo la situazione è finita in tragedia e la Pierce, quindi, decide di seppellire il dolore e andare dove nessuno sappia nulla di lei. Natalia dà prova di sapere il fatto suo e ci stupisce con doti recitative che, in passato, non eravamo riusciti ad apprezzare in pieno (grazie David Yates per aver ridimensionato il personaggio di Tonks in maniera imperdonabile, ndr). Lo stesso, purtroppo, non si può dire di un altro comprimario di Harry Potter, Tom Felton: anche in Origin, l’attore interpreta il classico tipo odioso, che si lamenta sempre, ma pretende che siano gli altri a risolvere la situazione. Certamente non si può giudicare una performance dopo i primi due episodi, ma avremmo voluto vedere Felton scrollarsi di dosso l’etichetta di bad guy.
Sulle orme di Alien, i sopravvissuti della Origin cominciano a unire i puntini e capire cosa sia davvero successo mentre si trovavano in ibernazione: come reagiranno al fatto di essere braccati da un qualcosa di non umano?
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Road Not Taken 1×01 | ND milioni- ND rating |
Lost On Both Sides 1×02 | ND milioni – ND rating |
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.