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Era il lontano 2008 quando Charlie Brooker, ancora privo della celebrità che gli ha portato solo successivamente la sua creatura più famosa, Black Mirror, sbarcava sulla britannica E4 con il suo (volutamente) trashissimo zombie show Dead Set. Cinque episodi che vedevano come protagonisti i partecipanti del Big Brother britannico (tra l’altro con diversi camei di veri partecipanti) che si trovavano all’improvviso nel bel mezzo di una classica apocalisse zombie nata dal nulla, paradossalmente rinchiusi nel posto più sicuro di tutta la Gran Bretagna. Dead Set non ebbe quel riscontro di pubblico che magari ci si poteva aspettare da quel mix pienamente esplicitato nel R.I.P. dedicato a Dead Set come “Zombie + Sangue + Ignoranza = Dead Set” ma potrebbe scoprire una seconda giovinezza proprio grazie alla sua prole.
Giusto per fugare fin da subito qualsiasi dubbio, Reality Z sbandiera in ogni modo possibile il fatto di essere una serie basata su Dead Set, non solo perché Brooker figura come produttore esecutivo, ma anche per la trama. L’idea generale rimane la stessa, ovviamente, riproponendo l’equazione data dalla somma di zombie, sangue ed ignoranza ma spostandola dalla Gran Bretagna a Rio De Janeiro, raddoppiando il numero degli episodi (da 5 a 10) e affidando il tutto nelle mani del 57enne Cláudio Pinheiro Torres che già da questo pilot dimostra, chiaramente, di avere un certo tipo di fantasie represse.
L’idea di presentare uno show senza capo né coda, vista la voluta mancanza di motivazioni circa l’improvvisa epidemia zombie, non è di per sé sbagliata, qualora si chiariscano fin da subito i toni ed il tipo di aspettative derivanti dalla visione, cosa che purtroppo viene fatta solo in parte da “Olimpo”. Premettendo che chi sta scrivendo questa recensione non ha potuto sopportare la visione del pilota con i pessimi doppiatori inglesi, optando quindi per la versione originale in portoghese-brasiliano, Torres non solo sfocia nell’ignoranza più becera grazie ad una naturale propensione garantita da una recitazione discutibilissima ma riesce anche a peggiorarsi con una regia affetta da Parkinson e delle situazioni buttate a caso giusto per soddisfare gli istinti repressi di Torres. In questo caso è impossibile non portare come esempio il threesome tra la protagonista e altri due tizi a caso della produzione, threesome il cui video, tra l’altro, è stato condiviso con l’intero backstage del reality show Olimpo creando il panico nella protagonista di cui non ci si ricorda il nome (anche perché probabilmente non è stato nemmeno pronunciato) fino al momento in cui gli ormoni impazziti prendono il sopravvento nel bel mezzo del live. Un ottimo esempio di ignorantissima televisione brasiliana.
La regia, come già menzionato, è un altro elemento a sfavore della serie perché vizia in maniera pesante la visione. Cláudio Pinheiro Torres ha probabilmente pagato qualche capoccia di Netflix pur di assicurarsi sia la sceneggiatura che la regia di tutti gli episodi, un’ottima scelta per rovinare il tutto in diversi modi. Questa volta a peggiorare un copionemediocre scarsissimo arrivano tutta una serie di inquadrature confuse in cui il respiro del cameraman si riflette in un costante ondeggiare della telecamera perfino nei momenti meno frenetici, unica vera certezza di questi 30 minuti abbondanti di scempio. E, qualora questo non basti, una buona dose di Parkinson aiuta a peggiorare anche le scene d’azione in cui gli zombie dovrebbero farla da padrone ma sono così sfuocati dalle riprese da non regalare nemmeno l’unica gioia “sicura” della puntata.
Dulcis in fundo, non resta che fare un breve commento sulla gestione dei personaggi: in un episodio pilota, di buona norma, una serie dovrebbe concentrarsi sull’introduzione dei vari protagonisti, spingendo l’acceleratore sull’empatia e la presentazione del nuovo universo narrativo, Reality Z chiaramente non fa così. Ecco quindi che si fa l’ennesimo errore grossolano portando in scena una manciata di personaggi che vengono poi brutalmente ammazzati nel giro di venti minuti (a volte anche meno), creando chiaramente un senso di inconsistenza nella trama difficilmente visto in altri prodotti. Viene meno il senso della visione e, ovviamente, la confusione regna sovrana.
Giusto per fugare fin da subito qualsiasi dubbio, Reality Z sbandiera in ogni modo possibile il fatto di essere una serie basata su Dead Set, non solo perché Brooker figura come produttore esecutivo, ma anche per la trama. L’idea generale rimane la stessa, ovviamente, riproponendo l’equazione data dalla somma di zombie, sangue ed ignoranza ma spostandola dalla Gran Bretagna a Rio De Janeiro, raddoppiando il numero degli episodi (da 5 a 10) e affidando il tutto nelle mani del 57enne Cláudio Pinheiro Torres che già da questo pilot dimostra, chiaramente, di avere un certo tipo di fantasie represse.
L’idea di presentare uno show senza capo né coda, vista la voluta mancanza di motivazioni circa l’improvvisa epidemia zombie, non è di per sé sbagliata, qualora si chiariscano fin da subito i toni ed il tipo di aspettative derivanti dalla visione, cosa che purtroppo viene fatta solo in parte da “Olimpo”. Premettendo che chi sta scrivendo questa recensione non ha potuto sopportare la visione del pilota con i pessimi doppiatori inglesi, optando quindi per la versione originale in portoghese-brasiliano, Torres non solo sfocia nell’ignoranza più becera grazie ad una naturale propensione garantita da una recitazione discutibilissima ma riesce anche a peggiorarsi con una regia affetta da Parkinson e delle situazioni buttate a caso giusto per soddisfare gli istinti repressi di Torres. In questo caso è impossibile non portare come esempio il threesome tra la protagonista e altri due tizi a caso della produzione, threesome il cui video, tra l’altro, è stato condiviso con l’intero backstage del reality show Olimpo creando il panico nella protagonista di cui non ci si ricorda il nome (anche perché probabilmente non è stato nemmeno pronunciato) fino al momento in cui gli ormoni impazziti prendono il sopravvento nel bel mezzo del live. Un ottimo esempio di ignorantissima televisione brasiliana.
La regia, come già menzionato, è un altro elemento a sfavore della serie perché vizia in maniera pesante la visione. Cláudio Pinheiro Torres ha probabilmente pagato qualche capoccia di Netflix pur di assicurarsi sia la sceneggiatura che la regia di tutti gli episodi, un’ottima scelta per rovinare il tutto in diversi modi. Questa volta a peggiorare un copione
Dulcis in fundo, non resta che fare un breve commento sulla gestione dei personaggi: in un episodio pilota, di buona norma, una serie dovrebbe concentrarsi sull’introduzione dei vari protagonisti, spingendo l’acceleratore sull’empatia e la presentazione del nuovo universo narrativo, Reality Z chiaramente non fa così. Ecco quindi che si fa l’ennesimo errore grossolano portando in scena una manciata di personaggi che vengono poi brutalmente ammazzati nel giro di venti minuti (a volte anche meno), creando chiaramente un senso di inconsistenza nella trama difficilmente visto in altri prodotti. Viene meno il senso della visione e, ovviamente, la confusione regna sovrana.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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“Olimpo” basta ed avanza per sancire una sonora bocciatura a questa copia fatta male di Dead Set. E già Dead Set non era poi questa perla…
Olimpo 1×01 | ND milioni – ND rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.