Ahsoka 1×07 – Part Seven: Dreams And MadnessTEMPO DI LETTURA 3 min

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Ahsoka 1x07 recensioneAd un passo da un finale che profuma di nuovo inizio per l’universo narrativo di quel Star Wars targato Dave Filoni (perchè bisogna ammettere che Thrawn come villain non può essere tenuto in gabbia in un’altra galassia ora che è stato rispolverato), Ahsoka sforna un altro buon episodio più votato all’azione rispetto al precedente ma anche leggermente inferiore rispetto a “Part Six: Far, Far Away” che era più iconico.
Considerando la necessità di rinsaldare le fila prima del grande scontro finale, come da classico manuale dello sceneggiatore, l’obiettivo primario della puntata per Filoni è quello di riunire Ahsoka, Ezra e Wren. Obiettivo serenamente raggiunto per la fine della puntata in maniera altalenante tra alcune scene d’azione interessanti e altri momenti scontati in cui è palese che nessun protagonista rimarrà ferito in alcun modo. E questa è una delle pecche principali della puntata.

Baylan Skoll:You can’t defeat me.
Ahsoka:Perhaps I don’t have to.

NEL GRANDE CALDERONE DI FILONI


Alzi la mano chi non adora un easter egg, specialmente uno ben riuscito. Nell’universo di Star Wars si può giocare su moltissimi fronti, certe volte riuscendoci molto bene, altre volte un po’ meno. In questo episodio il problema principale non è tanto l’easter egg in sè e per sè, quanto tutto ciò che ci sta attorno.
Certo, Filoni stimola il prurito erotico dei fan con un easter egg robotico che per molti non passerà inosservato (C-3PO mandato da una fake Leia Organa) ma è semplicemente un momento di fan-service all’interno di una situazione altamente discutibile. La faida tra Hera Syndulla e il senatore Xiono, apparso già in Resistance, è un qualcosa di estremamente inutile che genera più fastidio che altro. Se da un lato si può apprezzare il tentativo di mostrare la cosiddetta “altra faccia della medaglia”, ad un certo punto però si va troppo oltre e il tentativo di portare a galla il lato politico diventa motivo di frustrazione da parte del pubblico.
Chi è questo senatore Xiono? Non può farsi un po’ di cazzi suoi? Perchè ce l’ha tanto con Syndulla? Tutte domande a cui probabilmente non si avrà mai una risposta e di cui non interessa nemmeno averla.

QUEL GRAN PROBLEMA CHIAMATO: INVINCIBILITÀ


Non è l’ultimo episodio, è una serie Disney+, non si può far morire Rosario Dawson: questa è solo una breve lista di tutte quelle limitazioni di cui “Part Seven: Dreams And Madness” è vittima. Si, c’è molta azione, un buon uso della CGI e un ritmo tutto sommato sostenuto ma la prevedibilità della trama e dei risvolti nei combattimenti è una limitazione che affossa la qualità della narrazione.
Limitazioni che invece non esistono sono relative a Baylan Skoll e Shin Hati per esempio, ma anche qui Filoni segue le più classiche regole del manuale dello sceneggiatore, giocando in difesa senza osare in alcun modo. A posteriori e senza sapere la sorte che Filoni ha in mente per Baylan Skoll, assistere alla sua morte in questo episodio sarebbe stata una buona mossa considerando la sorte che è capitata a Ray Stevenson. Eppure, tralasciando Baylan Skoll, ce ne sarebbero state di occasioni e la puntata avrebbe automaticamente acquistato maggior spessore, cosa che invece non è accaduta diventando di fatto un classico esercizio di stile.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Scene d’azioni piacevoli da guardaare
  • Il piano di Thrawn
  • Re-match Ahsoka-Baylan Skoll
  • Fan service con C-3PO
  • Ezra e Wren rimangono completamente illese nello scontro contro tutti: molto poco realistico
  • Wren ha chiaramente dei grossi problemi ad utilizzare le pistole visto che non centra mezzo avversario neanche da ferma
  • Astronave indistruttibile di Ahsoka
  • Finale molto blando

 

Episodio piuttosto godibile ma anche fin troppo blando e puerile in diversi momenti visto e considerato l’invincibilità di Ezra e Wren nonostante siano solo due contro uno stuolo di nemici, l’invincibilità di Ahsoka che evita abilmente laser e asteroidi nello spazio ed un pretestuoso problema politico che puzza tantissimo di senatore imperiale. Un po’ più di realismo non avrebbe fatto male ma tutto sommato va bene anche così.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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