Che Gen V, spin-off della celebre e celebrata The Boys, avrebbe fatto discutere era fatto accertato sin dalla comunicazione dell’inizio della sua produzione un paio di anni fa. Ma davvero una scuola di Super?! Giovani ragazzini in cerca di una strada con ormoni a mille e un potere gigantesco nelle mani, tutti insieme, in un contesto piccolo e competitivo. Il tutto condito con sangue, droga e quel qualcosa di più a cui The Boys ha abituato i suoi spettatori.
Poteva essere una tragedia in termini di scrittura oppure il contrario. Al termine della visione di questo primo episodio già si può prendere una posizione e (spoiler) ci si può ritenere tutto sommato soddisfatti del risultato messo in piedi dalla santissima trinità composta da Craig Rosenberg, Evan Goldberg, ed Eric Kripke che firmano anche la sceneggiatura oltre che essere i tre showrunner della serie.
SUPERPOTERI E DENARO
VSN Anchor: “Ladies and gents, Supes and civvies, rip up the history books, ‘cause in New York this morning, Godolkin University all-star A-Train was just drafted into La Siete. Which of course makes the speedster the first African American on the world’s premier super team.”
Madelyn Stillwell: “And so we’re thrilled to welcome A-Train to The Seven, which proves what we have been saying for a long time: We live in a post-racism world.”
Gen V si propone di esplorare più a fondo, dalle radici si potrebbe dire, il fenomeno dei Super come generatori di denaro.
I ragazzi a cui è stato iniettato il Compound V da neonati, ormai cresciuti e soprattutto consapevoli dell’intervento umano che ha generato la loro eroicità (a differenza dei Super di The Boys), si ritrovano tutti insieme alla Godolkin University per tirare fuori il proprio potenziale tra i corsi di “Etica Eroica”, “Lotta Al Crimine” ma soprattutto “Comprendere Il Branding”.
L’impressione che ne viene fuori è di un manicomio di fenomeni da baraccone che devono sgomitare per trovare un proprio posto: non tutti potranno combattere il crimine e entrare nella Torre dei Sette. E così proliferano parallelamente corsi di teatro e simili perché, quando il superpotere che si ha non è funzionale alla lotta, lo si deve comunque utilizzare per generare profitto e quale posto migliore dello showbiz? Una trovata geniale che anche lo spettatore può comprendere e condividere.
I CRISMI DEL TEEN DRAMA IN SALSA THE BOYS
Cosa c’è di meglio di iniziare una nuova avventura televisiva con l’ingresso all’università della protagonista? Marie Moreau (Jaz Sinclair) viene catapultata alla Godolkin University, o God U (abbreviazione significativa!), e, come da manuale, ammira l’università più prestigiosa che conosca, conosce la compagna di stanza, inizia a coltivare le prime inimicizie, si fa largo tra gli orari di lezione e fa le prime ragazzate con il gruppetto dei più fichi. Non ci sarebbe niente di innovativo in tutto questo tranne che nel sangue di qua e di là: la protagonista Marie (apparsa già nel secondo episodio della terza stagione di The Boys, quando Hughie visita la struttura Red River e vede la ragazza sullo schermo del computer) ha poteri ematici e i tre showrunner non risparmiano dettagli cruenti che, anzi, fungono da incipit iniziale per incollare lo spettatore allo schermo nei primissimi minuti.
Tuttavia, sulla scorta di The Boys, ci si sarebbe aspettati più spettacolarità nel sangue e nei passaggi più cruenti. Infatti, rimane indimenticabile il primo approccio di Hughie con i Super già dal primo episodio della prima stagione di The Boys, mentre quello che è stato mostrato finora da Gen V è solo ciò che ci si aspettava e niente di più. Sarebbe stato bello se gli autori avessero superato almeno di poco le aspettative del pubblico.
COSA SI FA PER IL SUCCESSO
Il tema delicato dell’autolesionismo viene preso da Kripke, Goldberg e Rosenberg e catapultato nel mondo del Compound V: nella serie madre l’attivazione del superpotere non è stata mai trattata approfonditamente. Patriota tira fuori lo sguardo laser all’occorrenza e vola dove vuole senza problemi; Queen Meave ha la sua superforza sempre a disposizione e così anche gli altri membri dei Sette, ad eccezione di Starlight che invece a volte trae la sua forza dalle lampadine che trova a portata di mano. In ogni caso, il metodo di Starlight sembra più un modo per accrescere una forza che è già dentro di lei e non un innesco necessario.
Nel caso di Gen V, invece, Marie è costretta a praticarsi dei tagli per avere accesso al suo potere ematico mentre la sua compagna di stanza deve provocarsi il vomito. Questo trattamento del tema dell’autolesionismo può essere mal interpretato dallo spettatore non abituato all’ironia di The Boys. Infatti, queste immagini crude nascondono la metafora di ciò che si è disposti a fare per ottenere, in questo caso, il successo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Gen V non è acerba e non deve spiegare niente: la precedente esperienza di The Boys ha reso il suo spin-off in grado di camminare con le sue gambe sin da subito e senza forzature. Tuttavia, il tema dell’autolesionismo viene trattato alla “maniera di The Boys” e quello può generare confusione nello spettatore che non è avvezzo a questo tipo di narrazione. In ogni caso, l’universo di The Boys può espandersi e raccontare qualcosa di più senza dover fare gavetta e per questo non si può non ringraziare la serie madre.
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La notte sognivaga passeggia nel cielo ed il gufo, che mai dice il vero, sussurra che sono in me draghi ch'infuocano approdi reali e assassini seriali, vaghi accenti d'odio feroce verso chiunque abbia una voce e un respiro di psicosfera che rende la mia indole quanto mai nera. Però sono simpatica, a volte.