Ahsoka 1×06 – Part Six: Far, Far AwayTEMPO DI LETTURA 5 min

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Ahsoka 1x06 recensioneQualche anno fa, dopo la visione delle prime due avvincenti stagioni di The Mandalorian, tra il folto numero di persone che compongono il fandom di Star Wars si urlava alla nascita di una nuova era, un’era televisa (ma anche cinematografica) fatta di prodotti che rendessero giustizia all’amore e alle aspettative del pubblico. Poi sono arrivati prima quell’imbarazzante The Book Of Boba Fett, poi Obi-Wan Kenobi ed infine una non strepitosa discutibilissima 3° stagione di The Mandalorian a tirare i remi in barca.
Ahsoka, quindi, non ha solo il compito di scrollarsi di dosso quell’etichetta che lo vuole come l’ennesimo prodotto propinato da Disney+ giusto per avere un catalogo più ampio, ma ha anche e soprattutto l’esigenza di creare un’esperienza positiva che sia un valore aggiunto per lo spettatore. A firmare con il sangue questa promessa ai fan ci pensa Dave Filoni che si è di fatto preso sulle sue spalle l’intero universo narrativo di Star Wars riportandolo verso la luce.
E questo episodio ne è l’ennesima riprova (anche se non si sta urlando al miracolo, ed è giusto specificarlo).

LA STORIA SI RIPETE, PARTE 1


Questo sesto episodio si distingue dal resto della stagione per diversi motivi, non ultimo il tanto atteso esordio di Lars Mikkelsen nei panni Grand’ammiraglio Thrawn. Un ritorno per una fetta di spettatori ma anche un primo incontro per moltissimi altri (la maggioranza) che hanno sentito parlare di Thrawn come questa figura semi-leggendaria che rappresenta un pericolo per l’intera galassia e che, di fatto, è temuto dai vari protagonisti.
Che lo si conosca o meno, bisogna dar credito a Filoni per essere riuscito a creare intorno a Thrawn un’aura di potere e terrore che difficilmente si è vista prima (coff coff, Darth Vader, coff coff). Specialmente considerando che il villain interpretato da Mikkelsen ha trovato tra i vari alleati anche le Grandi Madri, ovvero il trio di Sorelle della Notte che hanno reclutato a loro volta Morgan Elsbeth che a sua volta ha assunto Baylan Skoll e Shin Hati.
Il rispetto e la reverenza con cui tutti si rivolgono a Thrawn ed eseguono i suoi ordini donano spessore ad un personaggio molto composto e assertivo che dimostra di essere uno stratega e di avere un piano a lungo termine in mente, piano che può mettere in atto solo tornando dall’esilio nell’attuale galassia.

Baylan Skoll:Stories of this galaxy are considered folktales. Some ancient past, long forgotten. […] When I was a bit older than you are now, I watched everything I knew burn.
Shin Hati:The Jedi Temple?
Baylan Skoll:I couldn’t make sense of it at the time. As you get older, look at history, you realize it’s all inevitable: the fall of the Jedi, rise of the Empire. It repeats again and again and again.
Shin Hati:Then, isn’t it our turn now? Won’t our alliance with Thrawn finally bring us into power?
Baylan Skoll:That sort of power is fleeting. What I seek is the beginning, so I may finally bring this cycle to an end.

LA STORIA SI RIPETE, PARTE 2


L’assenza di Rosario Dawson non si fa sentire in questo episodio perchè a sostituirla ci pensano diversi character interessanti, tra cui il compianto Ray Stevenson. Rifacendosi a quanto scritto qualche riga più sopra, nelle parole di Baylan a Shin lo spettatore può leggere molto di più tra le righe. Come scritto in “Part Five: Shadow Warrior“, la conferma di un film scritto e diretto da Filoni in arrivo ad un certo punto tra il 2025 ed il 2030 ha un peso specifico nell’economia di questa miniserie ma anche del medio-lungo periodio per tutte le serie Star Wars di Disney+.
Guardando a Thrawn come questo villain potentissimo da sconfiggere e ai vari The Mandalorian, (il futuro) Skeleton Crew e Ahsoka come dei pezzi di un puzzle ben più grande, non sorprende come nelle parole di Baylan ci sia una neanche tanto velata profezia di quanto ci si deve aspettare da Filoni. Come questa ret-con impatti l’ultima trilogia di Star Wars è ancora poco chiaro ma è palese che ci siano un bel po’ di cambiamenti in atto, cambiamenti che fanno piacere.

Her focus to find Ezra Bridger blinds her.

L’unica nota negativa della puntata è rappresentato dal ricongiungimento tra Sabine ed Ezra, un incontro deludente che pecca sotto moltissimi punti di vista dal momento che si sta parlando sia di un character creduto morto da tempo e che invece è ancora vivo, sia di una ricerca da parte di Sabine che le ha fatto “tradire” Ahsoka. Quindi la pacatezza iniziale disturba tanto quanto la recitazione plastica e bidimensionale di Nasha Liu Bordizzo, recitazione che non sembra migliorare in alcun modo.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Lars Mikkelsen nei panni di Thrawn è un piacere per gli occhi anche per chi non lo conosce dai tempi di Clone Wars
  • Fa piacere constatare come la puntata si regga serenamente in piedi senza Ahsoka
  • Le parole (che profumano di profezia per il resto dello Star Wars televisivo/cinematografico) di Baylan Skoll
  • Resa visiva e CGI degne di nota
  • A long time ago, in a galaxy far, far away…
  • L’incontro tra Ezra e Sabine non è affatto “epico” e manca di mordente, anche per colpa di una Natasha Liu Bordizzo che continua a recitare in maniera plastica

 

Dave Filoni porta finalmente in scena il suo villain preferito (per la prima volta in carne e ossa) ed un ottimo Lars Mikkelsen riesce a dare quella profondità caratteriale che tanto ci si augurava di avere per il suo character. L’assenza di Ahsoka non è un problema per la puntata, anzi è un vantaggio perchè permette di dare lustro e spazio a tutti gli altri personaggi prima del gran finale. Bravo Dave, peccato solo per il casting di Natasha Liu Bordizzo…

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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