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Billions 7×03 – Winston Dick EnergyTEMPO DI LETTURA 5 min

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Billions 7x03In un panorama televisivo oramai fin troppo affollato, Billions è tornato con la sicurezza che solo un bambino di sei anni ubriaco potrebbe avere, con una settima stagione oggettivamente superflua per tentare di rivendicare il suo spazio all’interno del palinsesto.
Se già le prime due puntate avevano dimostrato la completa futilità di questo settimo arco narrativo, con “Winston Dick Energy” la serie riesce a spazzare via ogni dubbio, regalando al pubblico un episodio che sembra la pallida parodia di una serie televisiva sulla finanza. Una serie che un tempo, forse, portava con sé un po’ di rilevanza dal punto di vista televisivo ma che ora non ha nulla da raccontare al di fuori di aneddoti sulla vita sessuale apparentemente vivace degli ultrasettantenni di Wall Street.

OH, E FALLE DUE METAFORE…


L’episodio, denso di contorni narrativi ma privo di una forte struttura orizzontale, sembra somigliare più a una riproposizione delle melodie già ascoltate in passato, piuttosto che a una sinfonia nuova e rinnovata. Si avverte, infatti, un alone costante di ripetitività in qualsiasi cosa avviene all’interno della puntata: rivalità e doppi giochi oramai più che stantii, viscidi vecchietti che vanno avanti a whisky e cialis raccontando delle loro improbabili prodezze sessuali, gente che prova a fregare gente che poi la frega a sua volta e, soprattutto, dialoghi irrealistici affogati in un mare di metafore che finiscono per far sprofondare la trama in un’artificiosità che molti spettatori sicuramente troveranno soffocante, come la fitta nebbia che avvolge un campo di battaglia che ha visto troppi scontri. Ecco, chi parla in questo modo nella vita di tutti i giorni?
A questo punto occorre chiedersi: serve davvero, oppure si tratta soltanto di un eccesso stilistico, un artificio narrativo usato troppo liberamente? Trattasi di domanda naturalmente retorica.
A voler essere onesti, poi, è evidente come la serie sia stata costruita proprio a partire da questi grandi scontri verbali tra titani e, da questo punto di vista, l’assenza di Axelrod pesa. La promozione di Mike Prince a main character ha cercato di riempire quel vuoto, offrendo una visione fresca e contemporaneamente familiare di quel mondo. Eppure, e questo episodio ne è la prova lampante, sembra mancare dell’audacia e dell’intensità rispetto alle precedenti stagioni.
Il personaggio di Damien Lewis, con il suo carisma e il suo cinismo, era il sole intorno a cui orbitavano tutti gli altri personaggi. Con la sua partenza c’è stata una certa trepidazione, ma anche curiosità. Come avrebbe reagito Billions? Avrebbe trovato un altro sole o si sarebbe reinventata in modo diverso? Mike Prince, nel suo tentativo di prendere il posto di Axelrod, sembrava poter portare una boccata d’aria fresca all’interno della serie ma, al netto di quanto visto finora, e soprattutto in seguito al ritorno di Axe (che appare a tutti gli effetti come un disperato tentativo di salvataggio di una nave oramai destinata ad adagiarsi violentemente sul fondale oceanico), l’operazione Prince può dirsi ufficialmente fallita.

BLOCCATI IN UN LOOP TEMPORALE


Wendy e Wags, un tempo pilastri ed esempi di caratterizzazione, sembrano adesso meri contenitori del glorioso passato della serie, ombre dei personaggi che una volta erano.
Le loro storyline lasciano in bocca allo spettatore un retrogusto di déjà vu che difficilmente può essere ignorato, ma al contempo non riescono a decollare rimanendo nell’anonimia più totale. In passato, Wendy e Wags sono state figure titaniche all’interno dell’universo di Billions: la prima, con le sue intuizioni e le sue tutine in latex, ha funzionato come ancora e guida per molti, specialmente durante i momenti più tempestosi dell’era Axelrod. Ma nella recente stagione, il suo ruolo e la sua influenza vacillano continuamente, portando a una sorta di crisi d’identità che stona completamente con il percorso intrapreso finora dal suo personaggio, trovandosi a confrontarsi con il fatto che la sua importanza in un panorama in costante evoluzione potrebbe essere in declino.
Wags, invece, con il suo carisma indomabile, una volta emanava rispetto e timore, mentre adesso ciò che resta è la figura di un uomo che sembra costantemente in preda al panico, alla disperata ricerca di un posto in un mondo che sembra essersi allontanato da lui. La lotta congiunta dei due personaggi per la rilevanza e il riconoscimento potrà pure essere vista come una rappresentazione dolorosa di come il cambiamento può ridimensionare anche i più grandi, ma al netto di qualsivoglia interpretazione, è comunque avvilente osservare il triste declino dei due character rispetto al loro passato.
Chuck Rhoades, una volta forza inarrestabile e dinamica all’interno dell’universo di Billions, sembra anch’egli l’ombra di ciò che era. Nei primi episodi, la sua missione di smascherare le élite finanziarie portava con sé la freschezza derivante dalla novità; c’era sempre qualcosa di nuovo, un’angolazione o una tattica inedita. Ma mentre la serie è avanzata, Chuck sembra essersi imbattuto in una sorta di loop temporale, rivivendo continuamente gli stessi schemi e confronti. Le sue abili manovre, che una volta erano imprevedibili e sorprendenti, ora hanno quel senso di familiarità che confina con il prevedibile. La sua lotta tra intelligenza ed emozione, che in passato creava tensioni ed evoluzioni narrative di un certo livello, ora appare come un ritornello sentito troppe volte.
Nonostante l’innegabile talento di Paul Giamatti, l’attuale rappresentazione del suo personaggio ricorda l’importanza dell’evoluzione nella narrazione televisiva. Ciò che una volta era rivoluzionario e avvincente è ora a rischio di diventare ripetitivo e, in attesa delle prossime mosse di Billions, ci si chiede se ci sarà un rinnovamento o se ci si troverà a navigare nuovamente in acque già ampiamente esplorate.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’ambiguità di Prince
  • Il ritorno di Chuck potrebbe portare risvolti positivi…
  • Dialoghi forzati e metafore che nessuno userebbe mai nella vita reale
  • Dinamiche ripetute allo sfinimento
  • Sottotrame diluite e senza mordente
  • Personaggi una volta storici ora ombre di loro stessi
  • …ma sembra di essere bloccati in un loop temporale

 

In conclusione, “Winston Dick Energy”, nonostante alcuni momenti sufficienti, presenta alcune molte ombre persistenti. Billions ha chiaramente esaurito il suo scopo e contenuti interessanti da offrire al pubblico, e per uscire da questa situazione occorrerebbe una visione chiara e una determinazione tale da superare gli ostacoli creati dai suoi (parziali) successi passati. La speranza per gli spettatori affezionati è che la serie possa trovare quella scintilla che ha reso le prime stagioni un tour de force narrativo, fornendo un degno capitolo finale a una saga che, al netto della sua attuale inutilità, ha comunque avuto una certa rilevanza dal punto di vista televisivo (quantomeno per Showtime). Ora non resta altro che vedere se Billions riuscirà a tirarsi fuori dal pantano in cui è sprofondata o se cederà al peso del suo passato.

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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