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Daisy Jones And The Six 1×01 – Track 1: Come And Get ItTEMPO DI LETTURA 3 min

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On October 4, 1977, Daisy Jones and The Six performed to a sold out crowd at Soldier Field in Chicago, Illinois. They were one of the biggest band in the world at the time, fresh off their award – winning multi – platinum selling album ‘Aurora’. It would be their final performance. In the 20 years since, members of the band and their inner circle have refused to speak on the record about what happened … until now.

Nelle schermate introduttive dell’episodio pilota è già riassunta tutta la trama di questa miniserie approdata su Amazon Prime Video, tratta dal romanzo di Taylor Jenkins Reid, anche coinvolta nel progetto anche come produttrice esecutiva.
Tra gli interpreti dei membri della band immaginaria ci sono Sam Claflin, veterano di mille ruoli romantici e avventurosi, e Riley Keough nel ruolo della protagonista. Quest’ultima ha un passato da modella, ma soprattutto, parlando di musica, è la nipote di Elvis.

DAISY JONES AND THE DUNNE BROTHERS


Per ricostruire le cause di una clamorosa rottura all’apice del successo, la narrazione parte da quando i futuri musicisti erano ragazzini, negli Stati Uniti degli psichedelici anni ’70.
All’epoca, Daisy Jones è una ricca fanciulla trascurata dai genitori che trova ispirazione e rifugio fra le sette note. I fratelli Dunne, anche loro in contrasto col padre, fondano una loro band chiamata, senza troppa fantasia, The Dunne Brothers. Non si conoscono fra di loro. Paradossalmente, quindi, la storia procede su due binari paralleli e l’incontro fatale fra Daisy e i Dunne avverrà solo alla fine del terzo episodio.
In questo senso, è ben motivata la decisione di Amazon di diffondere subito le prime tre puntate della serie, poi le altre una alla volta, con cadenza settimanale. I contrasti famigliari vengono appena accennati e non sviscerati, comunque il taglio della narrazione è decisamente intimista.

NON VOGLIO ESSERE LA MUSA ISPIRATRICE DI QUALCUNO, VOGLIO ESSERE QUEL QUALCUNO!


Parlando appunto della chiave di lettura scelta dalla vicenda e dalle belle frasi da bacio di cioccolato come quella citata sopra, si può partire per un impietoso elenco dei molti difetti dello show.
Uno sta nell’impaginazione. Colori e luci della fotografia sembrano suggerire un dolce perdersi nel mare dei ricordi di gioventù. L’effetto, purtroppo, è vanificato dall’improvvisa comparsa dei visi degli intervistati, invecchiati di decenni. Anche se Sam Claflin è molto meglio con trucco e parrucco da uomo maturo, per capire come si fa sognare il pubblico con musica e adolescenza vedere il film Licorice Pizza.
Secondo difetto sono i tipici cliché da racconto rock, qui sparsi a piene mani. Primo fra tutti, l’uso di sostanze stupefacenti da parte dei ragazzi che “non sanno cosa voglia dire” avere una dipendenza.
Terzo difetto, la scarsa incisività dei personaggi. Vanno, fanno, girano, ma risultano poco emozionanti e coinvolgenti.

IL RITMO DEGLI ANNI ’70


Volendo trovare dei motivi per proseguire la visione di questa miniserie, il primo è certamente la colonna sonora.
Si compone di brani originali composti per l’occasione e di brani dell’epoca. Certo, con successoni epocali come “Son Of A Preacher Man” di Dusty Springfield si vince facile, ma anche le canzoni dei Dunne Brothers e di Daisy fanno la loro porca figura.
Presso una certa fetta di pubblico, inoltre, potrebbe trovare buona accoglienza il tono “perbene” della narrazione. A quanto pare, infatti, non c’è alcun torbido mistero da costruire piano piano, per giungere a capire perché la band si sia sciolta. Si rimane, almeno per ora, nel recinto sicuro delle “anime belle di fanciulli in mezzo ai mille pericoli rappresentati da manager senza scrupoli.” Manager che, quando si tratta di ragazze, allungano pure le mani.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Colonna sonora
  • Rilassante superficialità
  • Cliché ovunque
  • Impaginazione
  • Scarsa incisività dei personaggi

 

Alcuni apprezzeranno il tema classico dei giovinetti alla ricerca di un loro posto nel mondo. Altri, magari se conoscono il mondo delle band, detesteranno questo show.
Tutto sommato, questa è una serie svuota-testa, perfetta da guardare dopo una lunga giornata di lavoro, per prepararsi a dormire. Il resto, forse, dipende dai gusti personali, se si preferisce l’America degli anni ’70 o l’epoca Regency inglese di Bridgerton.

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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