È finalmente arrivata, dopo tre anni dall’annuncio, la nuova miniserie di Peacock, attesa sia per la trama piuttosto particolare che mette in scena, sia per il cast piuttosto sontuoso che la caratterizza.
Gli otto episodi creati da Patrick Macmanus, già sceneggiatore di Happy! e Homecoming, sono “tratti da una storia vera” e per la precisione sono un adattamento dell’omonima serie podcast prodotta da Wondery e condotta da Laura Beil. Il podcast Dr. Death, andato online nel Settembre 2018, affronta la storia dell’ex chirurgo Christopher Daniel Duntsch, anche noto al pubblico come Dr. D. oppure Dr. Death per via della sua lunga scia di interventi chirurgici terminati con danni permanenti ai pazienti e anche con qualche morto. Il podcast di Wondery ha avuto così tanto successo che c’è stata anche una seconda stagione focalizzata su un altro medico, tale Dr. Fata, che prescriveva chemioterapia a pazienti che non ne necessitavano in alcun modo, il che lascia ovviamente spazio anche per un’eventuale rinnovo da parte di Peacock per la sua serie antologica.
“I leave myself in God’s and Dr. Duntsch’s hands.“
UNA PRODUZIONE UN PO’ COMPLICATA
Sorprenderà non poco sapere che il protagonista di Dr. Death non sarebbe dovuto essere Joshua Jackson. Così come la regista dei primi due episodi non era previsto che fosse Maggie Killey. Il motivo di questi cambiamenti? Coronavirus, ovviamente.
Per una serie che è stata annunciata nell’Ottobre 2018 e le cui riprese si sono svolte solamente a partire dal Settembre 2020, è comprensibile che l’intricato meccanismo che vede attori, registi e produzione legati ad un contratto che inizialmente prevedeva le riprese dodici mesi prima non sia ottimale per tutti. Ed è esattamente per questo motivo che, così come Maggie Killey ha sostituito Stephen Frears, così Joshua Jackson ha preso il posto di Jamie Dornan. Cambi che, dopo aver visto questa series premiere, forse sembrano un po’ come un segno del destino visto che Jackson parrebbe perfettamente inquietante nella parte e la regia piuttosto gradevole.
UNA SERIES PREMIERE DI TUTTO RISPETTO
Dr. Kirby: “Fact, Duntsch is better suited for a slaughterhouse than he is a surgical unit. Would you agree?”
Dr. Skadden: “That’s most certainly not how I’d describe Dr. Duntsch.”
Dr. Henderson: “How would you describe him?”
Dr. Skadden: “He was satisfactory. His work ethic was second-to-none.”
Dr. Kirby: “Well, Ted Bundy was a good worker too.“
Come si diceva, la serie è tratta da un podcast, a sua volta tratto da una storia vera (ovviamente romanzata per l’occasione da Peacock). Il risultato è ovviamente una serie limitata che ha ben chiaro già il suo finale e che lo dà per scontato fin dall’inizio, volutamente e con una schiettezza tale da renderlo un pregio. Patrick Macmanus mette subito nero su bianco il fatto che Duntsch sia in prigione, fuga subito ogni dubbio e lo fa per focalizzarsi sulla parabola che ha portato Duntsch lì dov’è ora. E per viaggio s’intende investigazione.
“Diplos” presenta infatti i due character interpretati da Christian Slater e Alec Baldwin e li mette fin da subito in lontana contrapposizione con quello di Joshua Jackson. Tutti dottori, tutti chirurghi, tutti rinomati specialisti con una fama da rispettare ed un certo rispetto e professionalità che permangono sul fondo e che faranno da modus operandi per il resto della stagione. Duntsch è infatti presentato in una duplice veste, vuoi come rinomato chirurgo piuttosto egocentrico, vuoi come ex marito con un’ossessione ed un’ordinanza restrittiva sul groppone. Tutte facce della stessa medaglia, posizionate ad hoc per enfatizzare da una parte la psicologia molto complessa di Duntsch e dall’altra l’immagine (quasi) perfetta che dava di sé a pazienti e colleghi.
Se il pilot è piaciuto, sicuramente i restanti sette episodi saranno altrettanto piacevoli se continueranno a mostrare quest’ambivalenza, scavando più a fondo sulla vera personalità di Duntsch.
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Nel complesso, questa series premiere di Dr. Death risulta particolarmente curata, introduce piuttosto bene la figura di Christopher Duntsch e alimenta fin da subito tutta una serie di domande e curiosità. E Joshua Jackson sembra godere nel ruolo del chirurgo.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.