No, Nicole Kidman e Hugh Jackman non hanno fatto un patto col diavolo per ottenere l’eterna giovinezza.
Un’introduzione che sembra necessaria per dare un contesto specifico a chi si approccia ad una visione superficiale di questa “nuova” serie. Dando uno sguardo veloce alle prime immagini, infatti, ci si ritroverà inevitabilmente con una serie di domande sull’entità di questa produzione.
Non c’è alcuna eterna giovinezza, e nessun aiuto da parte di ChatGPT o simili, Faraway Downs rimanda a qualcosa di già visto semplicemente perché lo è. La serie approdata su Disney+, infatti, non è altro che una riformulazione del film Australia del 2008. Un esperimento del regista Baz Luhrmann che in un momento di pausa lavorativa ha pensato bene di smontare e rimontare il suo film trasformandolo in una serie tv (l’aneddoto completo è raccontato nel nostro Podcast).
AUSTRALIA, 15 ANNI DOPO
Come raccontato dallo stesso Luhrmann, dunque, Faraway Downs non è altro che la versione estesa del film del 2008. Trattandosi di un film (in tempi in cui il minutaggio raramente superava le due ore e mezza di visione), gli avanzi in sala di montaggio sono stati parecchi e conservati con cura dal regista nel corso degli anni. Il tutto per un’attesa che, ben 15 anni dopo, ha portato i suoi frutti.
Luhrmann ha affermato di aver voluto approfittare del nuovo metodo di fruizione dei giorni d’oggi, ossia lo streaming, per provare a riproporre il suo lavoro completo e suddiviso in episodi. Ne è emersa una serie tv composta da 6 puntate totali in cui, a parte il primo e l’ultimo, ogni segmento non supera i 40 minuti. Il primo risultato, con la sola visione di quello che può essere considerato il pilot, non è affatto male. La suddivisione del minutaggio appare infatti organica, non pesa narrativamente e, anzi, propone anche un giusto cliffhanger finale che spinge teoricamente a continuare la visione.
C’è da dire che, oltre ad aver implementato il minutaggio, Luhrmann ha approfittato di questa versione televisiva per “scombinare” un po’ anche la storia. La narrazione, infatti, assume alcuni risvolti diversi, arrivando dritti al sesto episodio in cui ad essere cambiato è addirittura il finale. Per l’occasione, infatti, il regista ha usato una delle differenti versioni girate a suo tempo adattandola ad un contesto narrativo più approfondito.
FARAWAY DOWNS ADESSO
Tuttavia, a parte alcune scelte narrative, lo scheletro di Australia rimane ben piantato in Faraway Downs. A partire dalla storia di fondo, che vede sempre come protagonista Lady Sarah Ashley che viaggia fino in Australia per scoprire una realtà completamente diversa rispetto alla sua Inghilterra.
Alla base della storia, poi, vi è sempre la centralità del racconto inerente la generazione rubata (the stolen generation), con il piccolo Nullah a rappresentare quei bambini aborigeni australiani che dal 1869 al 1969 venivano allontanati dalle proprie famiglie a causa di alcune norme interne dei singoli stati australiani.
Oltre il piccolo Nullah (all’epoca interpretato da un ormai adulto Brandon Walters) ovviamente il resto del cast comprende le due superstar Nicole Kidman e Hugh Jackman. Il duo si ritrova così al centro del lancio di un “nuovo prodotto” senza alcuno sforzo. Mentre Jackman si appresta a re-iniziare le riprese di Deadpool 3 e la Kidman ha appena lanciato la bomba riguardo il ritorno di Big Little Lies, appare peculiare questa loro presenza da protagonisti in un prodotto girato ben 15 anni fa.
Stranezze a parte, il pilot di Faraway Downs porta a casa un discreto risultato. Il racconto rimane sempre vivace e caratterizzato da quella vena ironica che definisce sia le scene che i comportamenti dei personaggi, consegnando un episodio che non annoia. Il tutto pur considerando che si è davanti ad un esperimento assolutamente non indispensabile.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Chiamatelo se volete, esperimento.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.