Lawmen: Bass Reeves 1×05 – Part VTEMPO DI LETTURA 5 min

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Lawmen: Bass Reeves 1x05 RecensioneLawmen: Bass Reeves è sempre più un’occasione persa.
In teoria, lo show aveva tutte le caratteristiche per rivelarsi di successo. La storia del primo Marshall afroamericano nel Sud degli Stati Uniti è fonte di sicuro interesse, così come la scelta del periodo storico. La Reconstruction è infatti poco conosciuta, ma ricca di spunti di riflessione e di contribuiti storiografici. Se a tutto ciò si aggiunge la classica ambientazione del Sud e la presenza di Taylor Sheridan, nessun ingrediente sembra mancare.
Eppure, dopo 5 episodi, lo show fatica a raggiungere perfino una sufficienza risicata. Cosa non funziona? I problemi sono molteplici. Il lato delle indagini presenta sicuramente dei difetti. L’impostazione è quella tipica del procedurale, mostrando per di più una scarsa cura nella costruzione dei casi del giorno. Ampliando l’orizzonte dell’analisi, un altro punto debole può essere identificato nella gestione del periodo storico. La Reconstruction rappresenta infatti un elemento cardine dell’intero show, ma la sua gestione è stata alquanto lacunosa. In particolare, la decisione di utilizzare un flashforward nella scorsa puntata appare poco sensata dal punto di vista narrativo. Nessuno dei personaggi – la cui caratterizzazione non si è ancora ben sviluppata – è infatti pronto per l’ingresso in una nuova era politico-sociale. E anche le vicende più strettamente legate al lavoro dei Marshall ne potrebbero risentire.

LA RECONSTRUCTION, FONDAMENTALE MA IGNORATA


La Reconstruction è stato un periodo storico iniziato al termine della Guerra Civile e che aveva l’obiettivo di affrontare il tema delle discriminazioni negli USA.
In quegli anni, emendamenti alla Costituzione furono aggiunti per garantire diritti civili agli schiavi liberati. Inoltre, perfino nel Sud, non era raro trovare pubblici uffici occupati da cittadini afroamericani.
Gli storici concordano sul fatto che l’inizio della fine della Reconstruction coincida con il compromesso del 1877. Per garantire l’insediamento del presidente Hayes ed evitare una rivolta istituzionale da parte dei grandi elettori degli Stati del Sud, il governo promise un controllo meno stringente sul rispetto dei diritti civili degli afroamericani negli ex territori Confederati.
Bass Reeves può diventare un Marshall afroamericano nel Sud grazie alla Reconstruction Era. Qualche anno dopo, questa carica sarebbe stata per lui impossibile. Proprio per questo motivo, dunque, appare incomprensibile il flashforward di 3 anni avvenuto nella scorsa puntata.

LE DISCRIMINAZIONI


Quando Sally e Arthur tornano dalla fiera, dei ragazzi bianchi li aggrediscono. Al termine della Reconstruction, infatti, le comunità del Sud tornarono a essere del tutto segregate.
La scelta degli autori è quindi quella di mostrare la fine di un’era e l’inizio di un’altra. Tuttavia, a causa di una narrazione segmentata e senza una linea guida, lo spettatore non viene adeguatamente preparato. Senza informazioni di contesto, il pubblico assiste solo a un balzo temporale in avanti che porta i personaggi in un periodo in cui le pratiche segregazioniste tornano a essere esplicite.
Per di più, il lavoro di caratterizzazione dei personaggi appare approssimativo. Cosa si sa di Sally o di Arthur? Ben poco, purtroppo. La scelta di renderli protagonisti della storyline dedicata alla discriminazione non è infatti stata preceduta da un processo di definizione dei character.
Si tratta, ancora una volta, di un evento scollegato rispetto alle puntate precedenti. Tanti piccoli spunti, ma senza una visione d’insieme.

LA FAMIGLIA


Fino ad ora, la recensione ha analizzato il contesto storico e sociale. In questa puntata, però, anche le vicende familiari rivestono un ruolo di primo piano.
Il focus si è concentrato sui sacrifici del ruolo di Marshall. La moglie e i figli di Bass iniziano a provare risentimento nei suoi confronti per la sua costante assenza. Collegando il discorso al paragrafo precedente, però, si torna al problema della caratterizzazione dei personaggi.
Non è difficile provare empatia per una moglie o un figlio che vedono raramente il marito o il padre. Tuttavia, si tratta di un’empatia generica, che si proverebbe verso qualsiasi moglie e qualsiasi figlio. Non è, dunque, un sentimento dettato dal legame con Jennie Reeves, o con Sally, o con i suoi fratelli. Ciò, ovviamente, accade perché di questi personaggi è stato raccontato ben poco, nonostante il minutaggio a essi dedicato.

COME NEI PROCEDURALI, MA PEGGIO


Infine, non può mancare un commento nei confronti della storyline principale. Nonostante il lavoro dei Marshall fosse ancora agli albori, anche in questo caso si può parlare di potenziale sprecato. Bass Reeves si sposta senza soluzione di continuità da un caso all’altro, da un nemico all’altro. I criminali appaiono tutti uguali, nulla li rende speciali, nulla attira un interesse particolare nello spettatore.
Ci sono rapide indagini, c’è una sparatoria, ci sono passeggiate a cavallo. Le differenze tra un caso e l’altro sono minime a livello di sfumature. Per di più, spesso tutto inizia in medias res, con Bass che è già alla ricerca di un criminale che non è stato neanche presentato.
Senza voler essere eccessivamente ingenerosi, anche i procedurali più classici avevano la premura di introdurre – seppur per sommi capi – il caso del giorno al fine di distinguerlo da tutti gli altri. In questo show di Paramount, per il momento, si fatica ad ottenere perfino un elemento così basilare per qualsiasi prodotto multimediale a tema poliziesco.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Puntata migliore della precedente
  • Il tentativo di introdurre con maggior forza le tematiche sociali
  • I membri della famiglia Reeves iniziano a mostrare emozioni e avere un ruolo centrale nella narrazione
  • In virtù del contesto storico che sta cambiando, la scelta di un flashforward appare prematura e poco saggia
  • I criminali da catturare sono tutti uguali e non vengono neanche presentati prima di essere arrestati
  • La mancata caratterizzazione dei personaggi secondari presenta il conto da pagare quando si cerca di renderli protagonisti

 

Lawmen: Bass Reeves continua a non convincere, ed è un gran peccato.

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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.

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