Fargo 5×05 – The TigerTEMPO DI LETTURA 4 min

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Recensione Fargo 5x05La quinta stagione di Fargo raggiunge il giro di boa e, con “The Tiger”, introduce una serie di ulteriori complessità narrative che influenzano non solo la fluidità ma anche la credibilità dell’intreccio.

È LA DONNA TIGRE


The female, or lady tiger, can outsmart even the most skilled hunters. She is a literal genius when it comes to saving her young and protecting her mate.”

Nonostante la serie conservi il suo distintivo fascino, alcuni aspetti delineano una disconnessione tra gli sviluppi della trama e la percezione degli spettatori.
L’inserimento del voiceover, assegnato a Jason Schwartzman e modellato in uno stile pseudo-documentaristico sulla natura, emerge come un’aggiunta quantomeno discutibile. Le informazioni fornite attraverso questa modalità narrativa, come l’accostamento di Dorothy all’immagine di una tigre, si mostrano eccessivamente ridondanti e prive di un valore aggiunto tangibile. L’intento di fornire una prospettiva intrigante, sebbene evidente, corre il rischio di trasformarsi in un artificio autoreferenziale, piuttosto che costituire un contributo sostanziale alla trama. Invece di arricchire la comprensione complessiva della narrazione, tale elemento sembra interrompere il naturale fluire del racconto, configurandosi come una scelta stilistica che avrebbe potuto essere evitata al fine di preservare la coesione del ritmo narrativo.
La repentina evasione di Dot dall’ospedale sorge come una questione che inevitabilmente arreca perplessità in merito alla credibilità degli sviluppi della trama. Nonostante la sua astuzia, la sorprendente agevolezza con cui sfugge a una situazione di complessità sconcertante emerge come un dettaglio straordinariamente propizio, risultando incoerente con l’elaborata caratterizzazione del personaggio. Mentre l’inattesa fuga conferisce indubbiamente un tocco di suspense al contesto narrativo, la celerità con cui la protagonista supera gli ostacoli potrebbe, al contrario, apparire smisuratamente e opportunamente accelerata, allontanandosi così dalla verosimiglianza. Piuttosto che accrescere la tensione, tale evento potrebbe suscitare una sensazione di distacco tangibile da parte degli spettatori, introducendo una discrepanza percettiva che si insinua tra la trama e la sua fruizione.

CHE LOTTA CONTRO IL MALE


L’incontro tanto atteso tra Lorraine e Roy Tillman, ancorato alla promessa di suscitare un interesse avvincente, si dipana rivelando una dinamica che, sebbene intrinsecamente avvincente, si svela in parte come una delusione. Le reciproche dichiarazioni e contro-dichiarazioni tra i due protagonisti emergono come un tessuto narrativo ripetitivo e carente di approfondimenti, mancando l’opportunità di sondare a fondo le tensioni e le complesse motivazioni che sottendono il loro incontro. Questa specifica sequenza, piuttosto che aggiungere stratificazioni alla complessità dei personaggi, appare più come un elemento ridondante, incidendo sul ritmo narrativo e trattenendolo in una staticità che impedisce una chiara progressione nella trama. Nonostante ciò, è da notare come il confronto tra Lorraine e Roy offra un approfondimento significativo sulle dinamiche di potere e sulle motivazioni che muovono i personaggi, seppur alcuni istanti possano risultare meno incisivi rispetto alle aspettative anticipate.
In questo momento cruciale della stagione, emergono così riflessioni profonde sulla natura mutevole del potere e sulle intricate dinamiche delle relazioni umane. “The Tiger” si erge come una puntata capace di porre interrogativi fondamentali sulla percezione della verità e sulla complessità della moralità, svelando nuovi strati di mistero e dando vita a una serie di eventi che plasmeranno il destino dei protagonisti.
Parallelamente, mentre la trama si sviluppa e si snoda tra le intricate pieghe della storia, si apre uno spazio di riflessione sulla fluidità dell’identità e sulle maschere che si indossano per affrontare il mondo. Questo quinto episodio sembra enfatizzare la sottigliezza con cui i personaggi navigano tra le diverse sfaccettature del loro essere, rivelando che dietro ogni azione si nasconde un intricato intreccio di motivazioni, desideri e segreti mai rivelati. In questo complesso balletto di inganni e rivelazioni, Fargo invita a contemplare la fragilità delle convinzioni, mettendo in discussione la solidità delle fondamenta su cui si costruisce la percezione della realtà. Mediante questa narrazione avvincente, la serie apre uno spiraglio verso una profonda introspezione, incoraggiando gli spettatori a esplorare la complessità dell’animo umano e ad abbracciare l’incertezza che accompagna ogni passo nel buio della trama.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Regia e cast sempre di prim’ordine
  • Continuità visiva ed estetica
  • Ottima costruzione della suspense
  • Episodio meno incisivo rispetto ai precedenti
  • Un po’ deludente l’incotro tra Roy e Lorraine
  • Voce fuori campo un po’ didascalica

 

In conclusione, nonostante regali momenti di intrattenimento accettabile, l’episodio non sfugge a criticità narrative che influenzano la sua efficacia complessiva. Mentre alcuni elementi potrebbero risultare meno riusciti o convenzionali, il talento del cast e la maestria nella regia emergono come autentici pilastri capaci di mantenere viva l’attenzione degli spettatori nonostante tutto.”The Tiger” si configura probabilmente come il capitolo meno dinamico di questa stagione. Tale quiete appare quasi deliberata, quasi un preludio a qualcosa di ben più incisivo in lontananza. In questo episodio, Richa Moorjani e Jennifer Leigh godono di un ampio spazio, tuttavia, è evidente che lo sviluppo delle loro trame necessiterà di un incoraggiamento più marcato nei prossimi episodi. Pur essendo una puntata meno accesa rispetto ai suoi predecessori, “The Tiger” riesce comunque a offrire un’esperienza televisiva di qualità superiore rispetto alla maggior parte degli show attualmente in circolazione.

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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